Lettera dal carcere dell’anarchico Panagiotis Masouras

fonte: Klinamen.org

Lettera scritta circa due settimane fa da Panagiotis Masouras, anarchico arrestato alla fine di settembre ed imputato, tra le altre cose, di esser un membro della “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”. Con le stesse imputazioni si trovano agli arresti Manolis Giospas e Haris Hatzimihelakis. Il 13 novembre è stata arrestata una quarta compagna, sempre con le stesse accuse; ma è già stata posta in libertà condizionale. I 4 compagni hanno dichiarato la loro estraneità alle “Cellule di Fuoco”.

Intanto, a Salonicco, il 2 dicembre si terrà il processo contro il compagno Ilias Nikolau, arrestato nel gennaio 2009 ed accusato di aver incendiato un commissariato. Il 27 novembre si terrà una manifestazione a Salonicco ed il 2 dicembre un presidio davanti al tribunale.

Lettera di Panagiotis Masouras
Mercoledì 23 settembre, alle 8.15, mentre uscivo da casa a Galatsi con una borsone e mi dirigevo in un una palestra, sono stato arrestato da 25 agenti dell’antiterrorismo.
In pochi secondi mi son trovato sul marciapiede, ammanettato, mentre gli sbirri informavano i loro superiori che “è andato tutto bene”, “lo stiamo portando”. Sono stato condotto al 12° piano della centrale di Polizia. Qui mi hanno comunicato che avevano arrestato altri 2 individui, miei amici.
Mi hanno costretto a restare 48 ore senza dormire, in piedi e con la faccia rivolta contro il muro. Mi hanno interrogato a lungo, di tanto in tanto qualche ufficiale gridava in un delirio di piacere che “quello che accade si chiama guerra”.

In seguito si sono interessati ai miei studi, alle conversazioni con i miei amici, al mio carattere e c’è stato un avvicinamento umano relativo alla gioventù che sbaglia scegliendo un falso cammino. Essi erano quelli che si sarebbero assunti il compito di condurmi alla retta via ed alla ragione non per se stessi, ma per me. Dicevano che avevo il dovere di aiutare me stesso, parlandomi di situazioni o di persone che non conosco. Poi, un ufficiale mi ha informato che sono uno stupido perché, così ha detto, gli altri “mi avevano tradito” e si erano “svincolati” e che se non avessi parlato sarei finito in galera per cose fatte da altri. Lo dicevano ogni volta che non rispondevo alle domande su cose che non conosco.
I turni di guardia si alternavano: gli sbirri “buoni”, pieni di sensibilità e con sentimenti feriti dall’infanzia, come
dicevano, riconoscevano l’ingiustizia e volevano aiutarmi. D’altro canto i “duri” dell’antiterrorismo, quelli che applicano la Legge, i rappresentanti della Morale, usavano la determinazione e lo sfinimento psico-fisico come si trattasse d’una forma di vendetta quando io, essi dicevano, “mantenevo la bocca chiusa”.
Il fatto che io neghi le accuse che mi vengono rivolte non significa, in alcun modo, che neghi la mia “identità” e la mia
“provenienza” politica. Non potrei mai nascondere sotto il tappeto della reclusione la mia dignità, non potrei chiudere
un occhio di fronte al fatto che sono un’entità politica che prende le sue posizioni contro i valori e le istituzioni di questa società attraverso il pensiero critico rivoluzionario e la pratica. Sono un anarchico e mi trovo dalla parte della rivoluzione e, al contempo, dalla mia parte.
Il motivo per cui io ed i miei due amici ci troviamo adesso in detenzione preventiva è facile da capire. Persino un ingenuo potrebbe capire che il tutto ha a che vedere con le elezioni.

L’aver gonfiato al situazione, l’aver armato le scorte della Ekam ed il ruolo che hanno avuto gli infami ed impazziti pennivendoli, il tutto mescolato all’atmosfera politica di quei giorni è stato sufficiente per creare nel greco medio la sensazione dell’ordine e della sicurezza in vista delle elezioni. Un greco medio che nel suo ruolo di cittadino attivo, come un sonnambulo, tornava di nuovo alle urne per depositare la parte delle sue responsabilità esistenziali nelle mani di altri. Sappiamo già che l’opinione pubblica non ha alcuna opinione, per questo può essere manipolata da qualcuno. Il clima di quei giorni lo si deve in particolare ai vermi dei mezzi di comunicazione ed alla loro sete
divoratrice contro le “bestie di Galatsi” o ai “mostri di Halandri”, presentati come un branco di bombaroli, in
contatto con “celebri” organizzazioni rivoluzionarie, dalle quali ricevono ordini e per le quali realizzano delle missioni. Quanto alle armi ed ai proiettili trovati a casa mia, ed anche al denaro segnalato come “frutto delle rapine” solo perché erano attentamente nascosti, in futuro lascerò tutto fuori dalla porta di casa.
La società non è divisa secondo le classi, ma secondo le decisioni e le coscienze. Così abbiamo appreso del dolore e della gioia, del sangue e della strada.
Siamo nati per vivere integri all’interno delle nostre singolarità inintelligibili, inintelligibili perché sopportiamo il dolore, imprevedibili perché apprendiamo dalla strada, spietate perché ci sciupiamo contro tutti, perché apprenderemo in maniera sistematica a montare l’acciaio con la pelle e dipingeremo il cemento con il sangue rivoluzionario.
Giustiziamo la Morale, predichiamo la distruzione, lentamente sussurriamo con furia mentre pronunciamo le parole: GUERRA ATTACCO, perché le uniche ad esistere sono la bellezza e la forza, solo i codardi per equilibrarsi hanno inventato la giustizia.
Laddove ci saranno i fili spinati, là ci saranno anche le mani sanguinanti che li spezzeranno, laddove ci sarà il cemento là le grida rabbiose lo butterà giù, laddove ci saranno delle sbarre là ci saranno delle anime corrosive che le distruggeranno, e dove siamo sepolti vivi lì sotterreremo anche la Morale.
Verso noi stessi abbiamo l’obbligo di mordere i nostri lacci, fino a morirne. Perché non siamo nient’altro che le nostre stesse decisioni.
Per l’onore, per la dignità, per la rivoluzione.

Libertà per i compagni: V. PALLIS, G.DIMITRAKIS , G. VOUTSIS-VOGIATSIS, P. GEORGIADIS, I.NIKOLAU.

Liberazione immediata per i miei coimputati: H. HATZIMIHELAKIS e M.GIOSPA

Panagiotis Masouras
carcere di Avlona

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