riceviamo e pubblichiamo:
La seguente lettera di Giorgos Polydoros è stata pubblicata tempo fa, esattamente l’11 dicembre 2011 (in greco, in due parti:
– http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1361818
e – http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1361821)
Non “censuriamo” mai i testi che traduciamo, nemmeno usiamo le “x” per rendere le parole meno machiste se gli stessi compagni e compagne non l’hanno fatto. Non “correggiamo” i nostri compagni e compagne, né cambiamo quel che hanno affermato, né giustifichiamo, ecc. Tuttavia, ci sono volte in cui non possiamo non fare una critica al testo tradotto, critica solidale ma chiara. Per questo ci sentiamo costretti a sottolineare due punti nella presente lettera, sui quali abbiamo dei problemi. In primo luogo c’è una frase che conclude il settimo capitolo, in cui si menzionano degli anarchici prigionieri come esempi di infamia. Se consideriamo che uno o una sia “infame” e se riteniamo doveroso dirlo pubblicamente (non sempre l’una cosa implica la l’altra, per diverse ragioni), noi dobbiamo sempre nominare questa persona. Anche se noi, in Grecia, crediamo di sapere piuttosto bene contro chi sono rivolte quelle parole, non è certo nostro compito quello di rilevarlo. Il nostro secondo problema è dato dall’uso della parola “frocio” nell’ultima parte della lettera. Per noi anche l’omofobia si trova in quei valori di questa società che vogliamo distruggere.
Oltre un mese fa è stata pubblicata anche la dichiarazione politica di un altro membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, Haris Hadzimihelakis. Si tratta di un testo di 20 pagine, abbastanza complesso ed analitico, che parla della giustizia borghese, dei processi rivoluzionari, dell’azione terrorista, dell’anarco-individualismo e di molte altre cose. E’ stato pubblicato sotto forma di opuscolo, dal titolo “Mai più disarmato” assieme alla traduzione greca del testo “Anch’io sono nichilista” di Renzo Novatore, come ha voluto Haris. Sarà tradotto il più presto possibile.
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Testo di Giorgos Polydoros, membro della CCF
“Siamo alcuni che crediamo sia giunta l’ora di attaccare e distruggere tutto quel che non ci serve, quel che ci sta schiavizzando ed alienando. Essendo contrari al sonno delle masse, proponiamo che da una comunità di individualisti coscientizzati che non cercano alcuna guida centrale si crei un insieme di gruppi e individualità contro i piani del Dominio, in tutti i suoi aspetti: economico, tecnologico, politico, sociale, architettonico, ecc.
Compagni, non perdiamo tempo ed energie in chiacchiere con quelli che vivono per le parole e delle parole. Noi siamo per i fatti.”
Ammiccando in maniera fraterna al nonsottomesso Gabriel Pombo da Silva
i) Nuova guerriglia urbana: il nostro mezzo di liberazione individuale
L’organizzazione rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco della prima fase, nei sui 3 anni e mezzo di attività fino ad ora, s’è prefissa un obiettivo rivoluzionario ed assieme ad altrettanti degni compagni e gruppi è riuscita a creare il terzo polo, quello della guerriglia urbana nuova ed anarchica, contribuendo in tal maniera a rendere il nemico interno più forte e pericoloso. Per giungere a tale situazione, s’è ricorsi ad alcuni attacchi contigui ed ininterrotti contro il Dominio, realizzati da alcune formazioni della nuova guerriglia urbana, seguite dalle rivendicazioni di tali attacchi, ma anche in seguito alle posizioni nonsottomesse di molti compagni arrestati, il tutto nonostante la sempre più crescente repressione da parte del nemico.
Mi dichiaro anarchico rivoluzionario ed orgoglioso, non pentito membro della O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco. L’ambito politico al quale appartengo è quello anarchico-antiautoritario. Le mie scelte sono le stesse dei compagni che danno vita alla nuova tendenza nell’ambito anarchico: l’individualismo anarchico, il nichilismo rivoluzionario e la tendenza antisociale. Tra tutti questi negatori, la dignità dei quali non rientra nelle antiquate formule del tradizionale ambito anarchico, non c’è spazio negli interminabili ed insipidi dibattiti che si danno per impressionare negli anfiteatri delle università, non c’è spazio nei chiacchiericci da bar. Sono tutti quelli che optano per una decisione vitale per restare e continuare nel dritto percorso, senza passi indietro, dell’attacco contro il Dominio, contro quelli che non hanno una propria volontà, contro i sudditi che lo sostengono, contro le istituzioni e contro qualsiasi forma di Potere. Contro tutto quel che opprime la nostra vita. Tutti quei nonsottomessi e quelle nonsottomessi guerriglieri e guerrigliere che si sollevano e restano in piedi, impegnandosi e dedicando la propria esistenza alla realizzazione della rivoluzione, qui ed ora. Vivendo momenti di libertà totale nella bella e magica avventura dell’illegalità.
Le individualità ed i gruppi che costituiscono la nuova guerriglia urbana attaccano adesso. Non c’è nessun aggiornamento, nessun giorno perduto, nessun momento perso per la riconciliazione con tutto quel che ci molesta e ci limita. Facciamo della rivoluzione la nostra quotidianità, finiamola con la miseria e tutti i pregiudizi di questo schifoso mondo in cui siamo costretti a vivere.
La nuova guerriglia urbana fissa il tempo, il luogo e l’intensità del suo attacco e inquadra l’atto con il suo discorso radicale. Indaga sul nemico e lo colpisce al momento opportuno, di sorpresa. Al contrario della anti-violenza sociale, che è in gran parte prevedibile perché si limita a rispondere alle provocazioni del Potere. L’anti-violenza sociale si sta basando su di un meccanismo di risposta ai fatti e non nel crearli. Il circuito delle iniziative che solo rispondono a qualcosa non si chiude. Ed è così che si consolida un ruolo difensivo, un ruolo di vittima costretta all’uso della violenza come mezzo per difendersi. Noi non stiamo resistendo, noi passiamo all’attacco per prima.
ii) Rottura con il sistema – rottura con la società
La guerriglia urbana anarchica è una prospettiva del rifiuto dell’esistente e punta sia contro il Dominio e le sue strutture che contro la stessa società che è la ragione per cui l’oppressione che viviamo si sta mantenendo eternamente, sia con il diretto appoggio del potere istituzionale sia in modo indiretto, ovvero per via dell’apatia e dell’indifferenza. Non stiamo negando che ci siano classi economiche nel tessuto sociale.. Non ci dimentichiamo neanche della disuguaglianza sociale che ne deriva. Tuttavia, tale situazione di per sé non converte alcun settore sociale in rivoluzionario. Nessuno diviene rivoluzionario per il solo fatto di esser povero od oppresso. Quando trasgredisci, in modo da oltrepassare la linea immaginaria che determina ciò che è legale e ciò che è illegale, allora ti trovi coscientemente all’attacco; si tratta della scelta. Null’altro che questo. Com’è che quello stesso odio che provi contro i tiranni non lo avverti anche contro quelli che lo sostengono, cioè la società? Ogni persona dev’essere giudicata per le decisioni che ha fatto e per le sue azioni, non per le sua posizione economica.
La mia percezione è ben lungi da un punto di vista pietrificato che quali unici nemici pietrifica lo Stato ed il Capitale, e presenta la società come la bella addormentata delle favole, che si trova in una eterna ipnosi e che un qualche giorno si sveglierà per gettare tutti i potenti giù dalle torri. La società la colloco lì dove dev’essere, di fronte a noi.
La società è oppressa. Questa è una realtà. Ma essa ama le sue catene. Mi sono stancato di ascoltare argomenti sulla “società vittima” e quel che ne consegue, ossia sulla sua “innocenza” permanente e sul fatto che “essa non ha colpe”. La gente si sta esaurendo e sta soddisfacendo la propria vuota esistenza alla rincorsa dell’orgia consumista, all’esser indifferente su tutto e tutti, ad esser “corretta e decente”, alle relazioni standardizzate ed alle false speranze. Allo stesso modo, tutti coloro che offrono un alibi alla società non sono certamente al mio fianco. Dietro questa percezione si nasconde sicuramente una burla o una finzione per nascondere la paura per le sanzioni legali nell’attesa dell’insurrezione della massa oppressa. Il discorso e la pratica rivoluzionaria non possono essere limitati dalle conseguenze legali. Devono esser liberi per tracciare il proprio percorso nello spazio/tempo. Invece, costoro nascondono la propria incapacità di effettuare un attacco frontale contro il sistema, lo nascondono con il pretesto di preparare le condizioni per l’azione che desterà la società, portando a termine questa “tanto attesa” insurrezione delle masse. Tra essi ci sono anche degli arguti che giocano a fare i “professionisti anarchici”, mentre l’unica cosa che sanno fare sono i comizi nelle platee e il soffocamento degli spiriti ribelli di giovani che hanno sete d’azione. Questi “anarco-padri” che “sanno”, sono “vecchi” ed hanno “esperienza”, rimandano il conflitto per quando “le condizioni saranno adeguate”, ed al contempo calunniano le forme offensive di lotta che si mettono in atto adesso. E già che hanno il cerume nelle orecchie che impedisce ad essi di ascoltare bene, che ascoltino questo: per i rivoluzionari le condizioni sono sempre mature per passare all’azione e lo dimostrano le formazioni di guerriglia urbana anarchica in tutto il mondo. Anche se ci fosse la possibilità di una sollevazione di massa, si tratterebbe di un qualcosa di molto diverso da un crollo totale dell’esistente, che invece noi desideriamo e ci prefiggiamo come obiettivo. Semplicemente, si limiterebbe ad alcune richieste di carattere economico, elemosinando di fatto dai potenti un qualcosina in più. Ciascuno per la sua strada e per le proprie tasche. In merito alla vera libertà… manco a parlarne. Questo carattere rivendicativo ce l’hanno anche quelle scarse manifestazioni di protesta di massa organizzate dai sindacati venduti (chiedendo compassione per la crisi economica e nuove misure dal governo). L’unico segnale luminoso in questi assembramenti è dato dalle minoranze che decidono di incappucciarsi e di attaccare con pietre, bastoni, molotov, ecc. In questa maniera guastano la loro festa miserevole, sostituendola con l’autentica celebrazione della distruzione.
iii) Tutto o nulla…
“…siamo un pugno di fanatici che scende cambiando il vasto corso del fiume della Storia. E fin là giungeremo.”
Non attendiamo l’accettazione sociale per passare all’azione. Essa è inutile se vogliamo abbeverarci nella nostra decisione incondizionata di partecipare alla rivoluzione anarchica. Per questo non ci facciamo illusioni. Ci rivolgiamo a delle minoranze, a quelle minoranze che stanno onorando fino alla fine la decisione presa di prendere le armi e colpire il nemico. Minoranze sincere, che non hanno soluzioni da proporre, soluzioni per un futuro mondo ben fatto, in cui non regnerà alcun tipo d’ingiustizia. Minoranze che, in piena coscienza, hanno scelto di vivere le proprie esistenze secondo la logica del “tutto o nulla”. Questa è la nostra contro-proposta. Senza inutili rivendicazioni, ma abolendo nella pratica l’osservanza della legge, l’essere “corretti” e la stessa morale di questo mondo carente di valori. In un evolutivo percorso rivoluzionario che non conosce una meta, guidato dalla nostra vera rabbia contro il presente.
Il Potere, con i suoi fedeli lacchè, che sono i media ed i giornalisti, ha ripetutamente cercato di presentare, specie dopo i diversi attacchi effettuati, i compagni armati come dei folli incuranti dei “danni collaterali”, dei “commando di superuomini totalmente allenati nell’arte della guerra” o come una squadra di marginali. Tali ed altre descrizioni costituiscono la propaganda che utilizzano nell’intento di marginalizzare sia questi argomenti che i rivoluzionari che li scelgono, e ovviamente per allontanare i più giovani da questo percorso. Quanto alla prima caratteristica non la commento nemmeno, chi la crede significa che è caduto in una trappola dalla quale non c’è via d’uscita. Sulla seconda descrizione, vorrei lanciare un messaggio alle persone che hanno scelto, ma soprattuto a quelli che magari sceglieranno per il bel ma allo stesso tempo irto cammino del conflitto armato. Per un’azione con esito è sicuramente indispensabile avere una conoscenza sulle armi e sugli esplosivi (conoscenza che ciascuno/a di noi potrebbe acquisire se lo decide, come abbiamo fatto anche noi) e per realizzarla c’è bisogno d’una preparazione seria ed organizzata. A mio parere, comunque, le caratteristiche che hanno un’importanza cruciale sono il coraggio e la fermezza del rivoluzionario, il quale è capace di avvicinarsi fino al luogo più “inaccessibile” della città, facendo cadere persino le fortezze più “inespugnabili”. Per quanto riguarda la terza di tali descrizioni: per apprendere alcuni “trucchi” non è nemmeno necessario avere qualche persona conosciuta che te li insegni. Ciascuno può prender parte attiva nella guerriglia urbana anarchica, basta armarsi di “benzina, cerini e voglia di lottare per la libertà totale”. Il luogo è qui ed il tempo è il Presente, proprio ora. Credo che la miglior prova di ciò stia nelle nostre stesse azioni come Cospirazione e nella parte descrittiva che abbiamo sempre aggiunto alle rivendicazioni degli attacchi, in cui abbiamo specificato la maniera in cui ci siamo avvicinati ad ogni obiettivo, come l’abbiamo colpito e come siamo fuggiti da quel posto.
iv) Espropriando il tempo che c’è stato rubato
Un aspetto della lotta polimorfa, un’arma nelle mani dei guerriglieri è l’esproprio del denaro dalle banche e da altri obiettivi economici che appoggiano il sistema capitalista. Il rifiuto del lavoro attraverso l’esproprio è una scelta dell’attacco diretto contro l’etica del lavoro e l’etica sociale, è disertare dalla miseria quotidiana recuperando una piccola parte della ricchezza che essi hanno accumulato. In questa maniera, ci riappropriamo di una parte di quel che ad ogni modo ci appartiene. Allo stesso tempo, ci liberiamo dalla gabbia della schiavitù salariale, attraverso la decisione di porci totalmente contro la legalità. Contro la legalità definita dal Dominio. Contro la lealtà alla legge che regna nella società. Non può essere che ci basti la sopravvivenza che ci offre la “maniera legale di acquisire i beni”, che ci sta rubando tempo prezioso alle nostre esistenze convertendolo in “ore lavorative” che apportano dei benefici ad essi. Siamo padroni delle nostre vite. Decidiamo dove e su cosa disponiamo del nostro tempo. Certamente, non lo faremo lavorando affinché essi guadagnino. Ci rifiutiamo di essere dei manovali del sistema, un piccolo sasso in più del marcio edificio di questa società.
Nostro obiettivo è quello di distruggerla e per questo, anche attraverso la degna scelta del rifiuto del lavoro, riusciamo a dedicare tutto il nostro essere a ciò che ci riempie e ci rende orgogliosi nel camminare ancora su questa terra, nella selvaggia avventura della nuova guerriglia urbana.
v) La capitolazione di un lottatore è anche la sua morte
Quel che il Potere può ottenere con la minaccia dell’arresto di quelli che scelgono di attraversare la frontiera della clandestinità, viene poi messo in pratica dalla giustizia con i suoi organi (giudici, giudici istruttori, p.m.). Tutta una “casta superiore” che, dalle cattedre dei tribunali e dei loro uffici, si arroga il diritto di giudicare le nostre scelte, scelte prese dai rivoluzionari per poi ripartire con mani generose anni ed anni di reclusione, quale vendetta contro quelli che hanno osato sfidare la legge. Certo, fino a questo punto, i potenti dalla lunghe mani e con aria di superiorità dei loro fedeli organi, non hanno ancora detto l’ultima parola. Essi offriranno al prigioniero una “opportunità” in più, in modo che possa “migliorare” la sua posizione, cioè capitolare e sottomettersi ad essi, negando tutti quei valori che ha messo in pratica, negando tutto ciò che rende orgogliosa e degna la posizione di un rivoluzionario. Casi estremi di persone che hanno collaborato con il nemico sono quelli di Gustavo Fuentes Aliaga (sulla base delle sue dichiarazioni è stata montata l’accusa e quindi la persecuzione penale contro molti compagni anarchici in Cile, per il “caso bombas”), Maxim Vetkin (Bielorussia) e Briana Waters (USA). Sia Vetkin che Waters (i casi differiscono l’uno dall’altro) hanno deciso di rendere dichiarazioni agli sbirri dei loro paesi contro altri anarchici, indagati o processati per lo stesso caso che li aveva colpiti, traendo benefici e salvando la propria pelle in maniera sfacciata. Questi 3 soggetti hanno fatto una scelta netta. Sono divenuti dei delatori. Questa spazzatura ha bisogno di “vacanze” senza biglietto di ritorno. In caso contrario, la sconfitta della guerriglia urbana diviene una realtà, perde e cade nel disprezzo proprio uno dei suoi elementi di base, forse il più fondamentale: l’orgogliosa e, senza alcun cedimento, fermezza della propria posizione, mantenuta costi quel che costi, per quanto difficile possa essere la situazione. L’ansia ardente dei rettili autoritari si dirige proprio lì. Noi abbiamo scelto di assumerci la responsabilità dell’appartenenza alla nostra organizzazione, rifiutandoci di collaborare con le autorità di polizia e della giustizia. Ed a tutti questi, ho qualcosa da dire: figli di puttana, se credete di esservi liberati di noi rinchiudendoci e sparpagliandoci nelle prigioni di tutto il paese… purtroppo, vi siete sbagliati. Siamo camaleonti capaci di adattarci a qualsiasi situazione, a maggior ragione a queste che già sapevamo ci sarebbero capitate. E, nonostante il camaleonte cambi di colore per camuffarsi ed evitare i nemici, noi continuiamo ad esser dipinti con lo stesso colore di sempre. Il nero della guerra e dell’attacco ininterrotto. L’unica cosa che avete ottenuto è stata quella di riempirci con ancor più odio, rabbia, passione e sete di vendetta. Non retrocediamo mai ed in un qualche momento, alla fine, vi troverete con le spalle al muro ed allora sentirete di nuovo le nostre armi puntare contro di voi.
vi) Quel che non si può sciogliere si taglia.
Quando ti leghi ad un’idea e la segui, quando ami appassionatamente la tua libertà, quando entri nel cuore della tua epoca e da semplice spettatore ti trasformi in artefice della storia, tutti gli occhi del nemico saranno puntati su di te. Il legame tra vita “legale” e clandestina giunge al punto da essere impossibile. Gli ordini di cattura spiccati contro alcuni di noi, ci hanno portato automaticamente alle cosciente opzione della clandestinità, considerando che nessuno di noi voleva consegnarsi. Tutti volevano continuare, intensificare e far salire il grado dell’azione. Per gli altri, tra di noi, sia la solidarietà e la (auto) protezione dei nostri compagni come anche l’indomito desiderio di continuare quella che s’era trasformata in una minaccia per il Dominio, l’agire della CCF ci ha fatto vivere lo stesso sentiero della clandestinità e con esso ne abbiamo condiviso assieme sia i costi che la libertà. Ciò, perché non ho mai pensato alla clandestinità come un qualcosa che ti tiene legato. Facile? Assolutamente no. Decisione incosciente? Assolutamente sì. Inoltre, quando scegli un cammino e credi sul serio nel tuo obiettivo, non retrocedi né perdi il coraggio. Come hai condiviso il piacere dell’attacco, così ne condividerai le difficoltà. Ed anche se l’ordine di cattura reca un nome ed un cognome, in ogni caso le nostre decisioni sono state collettive. E’ così, nel corso della lotta si sviluppa da sé la coscienza della necessità di progettare, lavorare e muoversi sempre con attenzione, perché l’uno dipende dall’altro ed alla fine ogni sciocchezza rappresenta una minaccia per tutti.
Senza che io avessi gli occhi del nemico direttamente su di me, visto che nei miei confronti non c’era un ordine di cattura e non ero nemmeno “conosciuto” dagli sbirri, già da tempo avevo rifiutato coscientemente la normalità, come la definisce la società, e per questo non ho esitato ad allontanarmi da tutto quel che mi legava ad una vita “legale” e regolata, per poter dare più del tempo liberato sia a me stesso che al resto dei miei compagni. Il costo della clandestinità significa lasciare la tua famiglia, i tuoi amici ed i luoghi che frequenti. D’altra parte, ti stai armando meglio per continuare la tua azione e guadagni dei compagni veri, compagni sul cammino della realizzazione della tua stessa insurrezione individuale. Allo stesso tempo ti stai addentrando in uno di quei sentieri pieni d’avventura in cui l’imprevedibile, i momenti forti ed il pericolo ti fanno percepire che i tuoi sensi funzionano estremamente e con un unico obiettivo: quello della liberazione.
vii) La miniatura della società è racchiusa nel carcere
Dalla mia minima, fino ad ora, esperienza dentro le mura, sto verificando quel che già immaginavo e che avevo ascoltato all’esterno sul mondo carcerario. Attorno a questo aspetto non voglio esporre e spiegare adesso le mie posizioni, perché si tratta di un tema a parte, che merita di uno spazio speciale per così registrarne le riflessioni nella miglior maniera possibile, ed in modo più espressivo.
D’altronde, uno non deve nemmeno trascorrere molto tempo in carcere per rendersi conto delle sue caratteristiche. Dai tossici a quelli che hanno rinunciato alla vita, fino ai rivoluzionari ed ai prigionieri degni. E quando dico “prigionieri degni” mi riferisco alle persone che, malgrado stiano dentro per reati che spesso son diversi da quelli che formano il mio codice di valori, lo dimostrano giorno per giorno con il loro atteggiamento ed il loro spirito non schiavizzato, spezzando così l’apatia generale della gran parte dei detenuti, accomodati nella loro continua incapacità. Invece, i prigionieri degni lottano portando avanti battaglie per migliorare le condizioni detentive fino a giungere alla completa distruzione delle carceri. Dall’altro lato, tuttavia, c’è l’esempio opposto, quello di certi “anarchici” prigionieri rinchiusi in un recente passato o che ancora lo sono che costituiscono un chiaro esempio d’infamia con i loro comportamenti che ci rendono nemici l’uno dell’altro.
viii) Un accordo anarchico informale e mondiale è divenuto una realtà
Un’altra sfida molto importante che ha posto in marcia e che è riuscita a realizzare la nostra organizzazione assieme ai compagni di tutto il mondo è la creazione di una Federazione Anarchica Informale (FAI) a scala mondiale, il Fronte Rivoluzionario Internazionale. Un tentativo iniziato circa dieci anni fa, avviato dai nostri fratelli della FAI italiana. Purtroppo in quei tempi quello sforzo non diede i frutti sperati. Ha invece trovato un terreno appropriato nei nostri giorni, quando una pleiade di gruppi guerriglieri, che scaturiscono tutti dall’ambito anarchico-antiautoritario e pertanto portano avanti un discorso corrispondente, gruppi da diversi paesi del mondo (Italia, Messico, Cile, Argentina, Olanda, Bolivia, Perù, Russia, Finlandia, Inghilterra, Indonesia, Australia, Grecia) hanno dato vita alla FAI/FRI. La guerriglia urbana anarchica-antiautoritaria è già il principale nemico nei paesi dai quali provengono queste organizzazioni rivoluzionarie, come nemico interno, ma anche a livello internazionale. Attraverso la FAI/FRI i rivoluzionari anarchici, che non si conoscono, senza dover entrare in contatto gli uni con gli altri (la qualcosa ne ritarderebbe l’organizzazione degli attacchi, ma creerebbe anche il pericolo di arresti a scacchiera, visti i probabili pedinamenti da parte del nemico o nel caso che alcuni compagni vengano arrestati) danno vita ad un coordinamento dell’agire sovversivo. Lo stesso, in questa maniera appoggiamo l’importanza e l’urgenza del polimorfismo delle azioni dirette, già che non ci sono limiti nel sabotaggio, come la recente distruzione di una scuola nella zona Zografou di Atene, rivendicata dalla Frazione di Studenti Dsitruttori/FAI, ecc.), basta che essi oltrepassino i limiti della legalità borghese e siano diretti in maniera offensiva contro il Dominio e le istituzioni. Così le diverse questioni successive ai nostri attacchi sono portate alla conoscenza ad un grado più elevato, a scala globale, mentre ciascuna organizzazione preserva il suo carattere e discorso particolare e, magari, per la sua stessa sicurezza, continua ad esser ermetica/chiusa. In questo modo si presenta anche l’opportunità per un dialogo aperto e sincero tra organizzazioni anarchiche della FAI/FRI e la comunicazione che s’è aperta per capire situazioni corrispondenti, condizioni, differenze, dubbi e spiegazioni che vi sono in ogni paese con l’obiettivo di promuovere ed evolvere questo progetto più generale.
Concludendo, vorrei inviare anche i miei Rispetto, Fede, Amicizia ai miei fratelli membri della O.R. CCF della prima fase: Olga Ikonomidou, Christos Tsakalos, Gerasimos Tsakalos, Damianos Bolano, Mihalis Nikolopoulos, Giorgos Nikolopoulos, Panagiotis Argyrou e Haris Hadzimihelakis, che orgogliosamente si sono assunti la responsabilità dell’agire della nostra organizzazione. Compagni, come voi stessi avete dichiarato, neanch’io sento che per il fatto di essere detenuto sto parlando da una posizione di debolezza. Anche dietro le sbarre noi continueremo a difendere i nostri valori, con i mezzi dei quali disponiamo adesso. Fino al momento dell’incontro in cui di nuovo saremo tutti seduti attorno allo stesso tavolo, progettando l’attacco contro tutti quei froci che vogliono racchiudere i nostri spiriti nonsottomessi.
Allo stesso modo, invio i miei saluti a tutte le formazioni guerrigliere della FAI/FRI che, con rabbia e coscienza, continuano a colpire gli obiettivi del Dominio in Grecia ed in tutto il mondo; in particolare la Nuova CCF, CCF del Messico, CCF della Russia e CCF dell’Olanda. Avete preso come “vostra” qualcosa che è anche “nostra” e così mi avete dato un piacere indescrivibile.
Segnali di fuoco ed un grande apprezzamento ai fratelli della FAI italiana.
Saluti calorosi al fratello anarchico rivoluzionario Theofilos Mavropoulos che è stato sfortunato durante la sparatoria a Pefki. Ha ferito due sbirri, è rimasto ferito egli stesso dalle pallottole dei porci. Saluti anche al compagno guerriero che s’è burlato di essi riuscendo a fuggire con la loro stessa pattuglia. La prossima volta avrete maggior fortuna, compagni…
Solidarietà al compagno Luciano “Tortuga” Pitronello rimasto gravemente ferito durante un’azione diretta, quando gli è scoppiato tra le mani l’ordigno esplosivo che sta cercando di collocare in una banca di Santiago del Cile. Il processo di Tortuga è iniziato il 22 novembre. Solidarietà anche ai fratelli Monica Caballero, Francisco Solar, Felipe Guerra, Omar Hermosilla e Carlos Riveros, accusati di attività sovversive. Il loro processo è iniziato il 28 novembre.
Onore per sempre al rivoluzionario Mauricio Morales, morto il 22 maggio 2009, quando l’ordigno esplosivo che portava nello zaino è scoppiato prima che potesse collocarlo in una caserma di carcerieri di Santiago.
A tutti i rivoluzionari in tutto il mondo che, nell’effettuare azioni guerrigliere, sono caduti lottando. Non li dimenticheremo mai, il loro sacrificio è divenuto esempio per noi e ci dà forza per continuare fino alla fine!
Restituisco il messaggio di “rispetto, amore e rabbia” ai compagni Eat e Billy della Cellula “Viva Luciano Tortuga” della FAI Indonesiana, arrestati dopo un’azione diretta (hanno collocato un ordigno incendiario, avvolgendo un bancomat tra le fiamme) a Giacarta, come dimostrazione di solidarietà con Tortuga. Compagni vi siete assunti la responsabilità di quest’azione. Eat e Billy: siamo orgogliosi di voi!
Non dimentico quei golfi, anarchici rivoluzionari di Salonicco: Dimitris Dimitsiadis, Babis Tsilianidis, Giannis Skouloudis, Sokratis Tsifkas, che, rifiutandovi di collaborare con il Potere, mantenete una degna posizione che può essere un esempio. Forza compagni! I compagni di tutto il mondo: Gabriel Pombo da Silva, Marco Camenisch, Walter Bond, Silvia, Costa, Billy, Braulio, Adrian, Μonο(che continui ad esser fermo di fronte a quei cani carcerieri che ti hanno pestato… ), Andrea Urzua, Claudio Lavazza, Rico Rodrigez, Jοck Palfreeman, Diego Rios, Gabriela Curilem, Francisco Moreno, Zerman Elias, Gonzalo Zapata, Juan Aliste Vega, Fredy Fuantevilla, Marcelo Villarroel…e tutti voi restanti lottatori anarchici che non ho l’onore di conoscere…
Infine, ringrazio dal più profondo del cuore tutti voi che siete solidali con noi e, anticipatamente, tutti quelli che lo faranno in futuro. Ho sempre creduto, e continuo a crederlo, quanto sia importante la continuazione dell’azione rivoluzionaria, proprio quella che riempie di forza gli arrestati. Tutto continua…
Ricordo agli amici ed ai nemici che “La Cospirazione non sarà mai catturata, perché non è semplicemente un’organizzazione, è una corrente di idee e le idee non possono essere arrestate… Nel diario di bordo il giorno non è ancora segnato. Tutti i mesi, tutte le settimane, tutti i giorni sono sempre a disposizione. Uno di quei giorni resterà segnato da un sorriso per l’incontro volto a continuare la NOSTRA avventura…”
Il 14 dicembre inizierà il “secondo turno” del tribunale militare straordinario contro la nostra organizzazione (caso della bomba trovata nella casa del membro della O.R. CCF Haris Hadzimihelakis, ad Halandri), stavolta contro i fratelli che erano ricercati (Christos Tsakalos, Damianos Bolano, Mihalis Nikolopoulos e Giorgos Nikolopoulos) quando s’è tenuto il “primo turno” di questo processo. Sarà come se stessi seduto lì,. al vostro fianco…
VIVA L’O.R.CCF/FAI/FRI
VIVA LA FAI/FRI
VIVA LA NUOVA GUERRIGLIA URBANA
SIAMO IN GUERRA
NIENTE MENO CHE IL TUTTO
Giorgos Polydoros
Membro arrestato della O.R. CCF/FAI/FRI
Carcere-bordello di Alicarnasso