(da: Sin Banderas Ni Fronteras)
traduzione in italiano: fenrir(at)riseup.net
Qualche settimana fa, il compagno Cristobal Franke (in carcere preventivo in attesa di giudizio accusato dell’aggressione di un poliziotto l’11 settembre scorso) si è unito alla proposta dei compagni greci in carcere appartenenti all’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, che hanno fatto una chiamata internazionale per, tra le altre cose, collettivizzare temi di discussione tra individui e gruppi affini che impugnano diversi strumenti di lotta organizzandosi attraverso l’informalità.
Questa proposta è stata realizzata come parte delle proposte di azione della Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale, la quale non è una organizzazione formale con riunioni stabilite né politiche di reclutamento o simili, ma è una proposta informale a cui qualunque individuo o gruppo può aderire su alcune basi condivise. Tra queste vi è la divulgazione di comunicati che chiariscono i motivi anarchici/antiautoritari di ogni azione realizzata e la messa in pratica della solidarietà internazionale tra compagni. Al di là della nostra critica all’utilizzo di sigle e la rivendicazione di certi “-ismi” (tema che discuteremo in un altro momento) consideriamo la Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale una proposta valida che permette la crescita qualitativa e quantitativa della lotta contro l’autorità. Attraverso questa, l’attività degli individui e gruppi che le danno vita potenzia l’azione coordinata e la riflessione collettiva di diversi tra i compagni, che senza conoscersi si collegano a una proposta globale senza perdere in assoluto la loro autonomia nelle attività e riflessioni che si realizzano in ogni territorio. Così, si mettono in contatto diversi contesti locali di agitazione sulla base della stessa lotta e non sopra la teorizzazione sterile o su un internazionalismo idealizzato. Ma torniamo a noi…
Dentro a questa dinamica di proposte di discussione e azione internazionale, il compagno cileno Cristobal Franke ha proposto di stimolare la discussione sul tema della liberazione animale. Finora non vi è stata risposta. Per questo, come nucleo di agitazione e propaganda antiautoritaria, vogliamo rispondere alla sua proposta con le nostre riflessioni. Questa la pubblicheremo nel secondo numero della nostra pubblicazione aperiodica, che noi consideriamo come uno strumento in più di offensiva antiautoritaria, né migliore né peggiore di altre espressioni di lotta che siamo disposti ad utilizzare contro il potere.
Facciamo questo per solidarizzare pubblicamente con il compagno Cristobal Franke e con i compagni che nel resto del mondo sono disposti all’azione con diverse forme. I prigionieri non sono morti, e alcuni dei nostri compagni hanno deciso di continuare a lottare insieme a noi e comunicare le loro idee all’esterno. Cerchiamo di non essere sordi.
Liberazione animale, veganesimo e azione diretta.
Su questa cosa abbiamo sempre tenuto come un obiettivo il sottolineare le idee tra compagni, però riflettendo a partire dalle nostre pratiche di lotta. Per noi, la liberazione di tutti gli esseri del nostro pianeta fa parte del nostro desiderio di espandere la nostra libertà. Questa libertà con la quale siamo nati e che il potere limita con la sua azione dominante. Questa libertà che noi facciamo valere con ogni atto contrario al dominio.
Noi che siamo organizzati come Sin Banderas Ni Fronteras crediamo che l’essenza della nostra scelta di denominarci antiautoritari e di agire come tali, sia radicata in quello che manifestiamo nella teoria e nella pratica di rifiuto verso ogni forma di autorità, che questa venga dallo Stato, dalle imprese, dalla gente “comune” o da persone che partecipano alla lotta ma riproducono nella loro vita l’obbedienza all’autorità. Per cui, accettando la nostra responsabilità individuale nella riproduzione o non riproduzione, nella nostra vita, delle logiche del dominio che abbiamo di fronte ogni giorno, abbiamo scelto tra le altre cose di non consumare prodotti che provengano dallo sfruttamento animale.
Sappiamo che questa scelta non farà, in sé, collassare il sistema, però rende più coerente la nostra lotta ed è un contributo valido alla diffusione delle nostre idee, attraverso azioni individuali e quotidiane sul piano antiautoritario. E da un punto di vista radicale il problema non si riduce all’ambito economico della produzione industriale di alimenti e vestiario di origine animale, o all’ambito cristiano della compassione per chi soffre. Per noi, i circhi, gli addomesticatori di animali e gli zoo rappresentano lo stesso che i laboratori, le aziende casearie, i macelli e i cappotti di pelliccia; e complici di questo massacro sono anche quelli che consumano questi prodotti e spettacoli.
Questa posizione non la rivendichiamo come “vegani”, perché i prodotti che consumiamo per alimentarci o vestirci non determinano la nostra identità, sono solo una parte della nostra lotta. Per questo, anche, mettiamo in discussione il concetto di “animalista”, perché riduce la lotta limitandola solamente al dominio degli animali.
Inutile dire che i vegani e gli animali sono anche parte integrante di diverse organizzazioni riformiste che chiedono gabbie più grandi o leggi più “animaliste”, legittimando lo Stato e tutte le istituzioni implicate nella dominazione totale degli esseri della Terra. Tra l’altro, anche i politici e gli uomini d’affari possono essere vegan e animalisti, e queste ideologie basate principalmente sulla compassione sono completamente recuperabili dal sistema. Per questo rifiutiamo di essere catalogati come “vegani” e chiediamo che altri si interroghino sul definirsi in questo modo. Dieta vegana sì, “vegani” e “veganesimo” no. Lo abbiamo già detto una volta, nessun “ismo” ci definisce, siamo antiautoritari e basta.
Ma insieme a ciò che è stato già detto, il nostro campo di azione non si limita agli atti della quotidianità, dal momento che è completamente valido e necessario colpire gli sfruttatori sabotando le loro attività, liberando animali o qualunque altro tipo di azione diretta. E’ chiaro che atti di questo tipo se anche cambiano poco la totalità del sistema di dominazione, contribuiscono però a colpire i nostri nemici, a dare una vita migliore ad alcuni animali rinchiusi, a mettere in pratica la nostra capacità di offensiva e a dimostrare che la rivolta è contagiosa e riproducibile. Perché, come dice la frase resa famosa dai compagni dell’ALF, se non noi chi? E se non ora, quando?
Vogliamo ora, senza nessuna arroganza, fare riferimento a una liberazione di maiali rivendicata alcune settimane fa dall’organizzazione Elige Veganismo. Questa organizzazione ha rivendicato la responsabilità per il salvataggio di due maiali prigionieri in una industria cilena di sfruttamento animale. Apprezziamo la loro dedizione e coraggio, poiché hanno dato un posto libero a questi animali, ma non possiamo evitare di commentare su alcune idee che ci impediscono di gemellarci con questo tipo di organizzazioni formali. Loro hanno usato l’azione diretta per liberare questi animali, ma tengono un discorso di compassione e non invitano a moltiplicare le azioni dirette come quella che ha realizzato un gruppo interno alla loro organizzazione. Diciamo questo per rendere chiaro che non sono solamente i metodi di lotta in sé che ci accomunano o differenziano da altri gruppi, ma anche le idee che ci proponiamo di portare avanti con ogni azione. Crediamo anche che sia un rischio rivendicare azioni clandestine e illegali con un’organizzazione pubblica e aperta come è Elige Veganismo, e raccomandiamo loro sinceramente di pensare al fatto che se la loro azione di liberazione può servire da attrattiva per i giovani, può anche essere un’attrattiva per la facile infiltrazione della polizia.
Per concludere questo scritto, vogliamo mettere in chiaro che la decisione di non consumare prodotti di origine animale, di attaccare direttamente gli sfruttatori e/o di liberare gli animali, sono decisioni individuali e autonome che ognuno prende in maniera cosciente. Non sono imposizioni di nessun partito, struttura organica né ideologia. La Terra nel suo complesso è sfruttata oggi in mille forme e poiché la nostra lotta non si concentra sul consumismo ecologico né sulla religiosità ascetica, ognuno può praticare i metodi di lotta che la sua volontà e le sue possibilità gli permettono… ma senza dimenticare che è sempre possibile andare oltre le nostre proprie possibilità.
Saluti a tutti i prigionieri rivoluzionari, ai latitanti e a tutti i combattenti che sono riusciti a mantenere una dieta vegana; e a quelli che non ci sono riusciti, va comunque la nostra solidarietà rivoluzionaria.
Saluti a Cristobal Franke, il Mono. Speriamo di vederti presto nelle strade…
Sin Banderas Ni Fronteras, nucleo antiautoritario di agitazione e propaganda scritta
dicembre 2011
sinbanderasnifronteras(at)yahoo.cl