Situazione della compagna Tamara

* dal suo gruppo di appoggio

Il 14 settembre di quest’anno 2011, Tamara sarà processata presso la Audiencia Provincial di Barcellona, con la richiesta dell’accusa di 16 anni di carcere per l’accusa di “tentato omicidio”. La ragione di tale accusa è l’invio, nel 2009, di un pacchetto che conteneva della polvere nera all’allora direttore dei Servizi penitenziari della Catalogna, Albert Batlle. Due perizie della difesa hanno dimostrato che il pacchetto non aveva alcuna capacità di ammazzare. Tuttavia, la guardia civil ed i mossos d`escuadra attestano il contrario.

Contestualizzazione delle azioni.

Capire il perché di tale tipo di azioni, e di molte altre, risulta impossibile senza conoscere anteriormente il contesto in cui queste sono avvenute. Abituati, da “buoni democratici”, a che le cose siano nere o bianche, a che si è buoni o cattivi, innocenti o colpevoli (certo, sempre nei termini della giustizia, stipulata da altri), la comprensione della ragione di alcune azioni può risultare un fatto complicato, specie quando c’è di mezzo la tanto temuta violenza (anche se, guarda caso, non si parla mai di cos’è la violenza e di chi la sta utilizzando per prima).

Amadeu Casellas, attualmente in libertà, ha trascorso 23 anni della sua vita in prigione, 8 dei quali non dovuti, cioè è rimasto (ha perso) 8 anni della sua vita in una situazione illegale all’interno del carcere. E’ importante sottolineare che il caso di Amadeu non è l’unico. Negli anni ’80 sono stati diversi quelli che sono entrati in carcere, quasi sempre per reati collegati a rapine ai danni di entità bancarie e che sono rimasti imprigionati per oltre 20 anni. E’ il caso di Joaquín Garcés, rimasto in carcere 5 anni in più della condanna da scontare, o di Manuel Pinteño che in quel momento era il prigioniero che aveva trascorso più anni in carcere nella Spagna democratica, ovvero 32, 24 di quali in isolamento. In aggiunta s’è dato il caso che, nonostante nessuno di essi avesse alle spalle dei reati di sangue (fatto che magari non ha importanza quando trascorri 30 anni della tua vita rinchiuso), la loro permanenza in carcere è stata considerevolmente più lunga rispetto ad altri, per via del carattere ribelle e contestatario di chi non si inginocchia dinanzi alle minacce o alle torture di Stato. Attualmente sono tutti in libertà, anche se purtroppo molti altri restano rinchiusi.

Durante gli ultimi anni della sua permanenza in prigione, Amadeu ha effettuato numerosi scioperi della fame col fine di esigere la sua libertà, cosa che gli era dovuta nient’altro che per legge. L’ultimo di tali scioperi è durato circa 4 mesi e la decisione di Amadeu era chiara: Libertà o Morte. Di fronte ad una situazione così critica, in cui da fuori si sentiva che in qualsiasi momento Amadeu sarebbe potuto morire, che il carcere e tutta l’istituzione che lo circondava l’avrebbero ucciso, sono state molte le azioni di solidarietà, le quali non avevano solo la pretesa di fornire sostegno al compagno ma, in particolare, cercavano di esigerne l’immediata liberazione. E’ in questo clima che Albert Batlle, l’allora direttore di Serveis Penitenciaris, ossia il massimo responsabile della situazione di Amadeu e di molti altri prigionieri in Catalogna, riceve un pacchetto che conteneva polvere nera e che simulava essere una bomba. Il pacchetto è stato intercettato ed è stato fatto esplodere, proprio nello stesso giorno in cui all’ingresso della segreteria di Serveis Penitenciaris si stava svolgendo un presidio in solidarietà con Amadeu Casellas.

Arresto di Tamara, sviluppo del caso e situazione attuale

Mesi dopo, il 15 dicembre 2009, Tamara viene arrestata a Getafe (Madrid) per l’invio di tale pacchetto. Dopo aver trascorso la notte alle dipendenze della Guardia Civil, a Madrid, viene trasferita a Barcellona, dove il giudice decreta la carcerazione preventiva. Dopo 4 mesi nel carcere di Brians I, lontana dalla sua città d’origine e quindi dalla famiglia, gli amici ed i compagni più vicini, Tamara viene posta in libertà provvisoria ed in attesa del processo, grazie a due perizie che hanno dimostrato che il pacchetto non aveva la capacità di ammazzare. Durante la sua permanenza in prigione, Amadeu Casellas è stato rimesso in libertà.

Adesso, come già detto, quasi due anni dopo lo svolgimento dei fatti, Tamara sarà processata il 14 settembre, con una richiesta da parte dell’accusa di 16 anni di carcere per l’accusa di “tentato omicidio”.

Noi, gruppo di appoggio a Tamara, come compagni e compagne, anarchici e anarchiche, riteniamo che è stato ed è duro il procedimento giudiziario che la nostra compagna, e noi con lei, sta affrontando. Siamo consci che rispondere alla violenza dello Stato fuori dai limiti civici e democratici che c’impongono a sangue e fuoco comporta una riposta da parte di questo sotto forma di repressione. Non ci lamentiamo, sappiamo che è sempre stato così. Restare in silenzio e passivi dinanzi ai milioni di attentati contro la vita e la dignità degli esseri viventi che questo sistema commette ogni giorno non è da noi. Il carcere è uno dei tanti strumenti di controllo e d’ordine imposto per mezzo della paura, che denigra, distrugge ed ammazza le persone ed il loro ambiente. Lottare contro il carcere è lecito e la nostra solidarietà e sostegno vanno a quelli che si scontrano con esso, che sia il caso di Tamara o qualsiasi altro.

A mo’ di promemoria, rivolgiamo un appello per il presidio che avrà luogo il 14 settembre in appoggio a Tamara alle porte del Palacio de Justicia di Barcellona, in cui sarà processata, in calle Lluis Companys alle 9.30.

 

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