* testo originale: hommodolars
Sono ormai passati quasi 8 mesi, da quando la polizia ha rinchiuso i nostri corpi, e lo stato ha rispolverato tutti i suoi trucchi e burattini per un nuova ondata repressiva.
I 5 anni di indagini per gli oltre 100 attentati manifestavano “risultati concreti”.
Il “caso bomba” è un processo politico che potrebbe adattarsi a qualsiasi nemico del capitale, casi simili si sono verificati in altri territori (e si stanno verificando proprio ora in italia -ndt), gli artigli del Panottico continuano a sottrarre esseri per le sue lugubri fauci, una misura esemplare per tutti coloro che provano a mettere in discussione l’apparentemente pacificato ordine cittadino.
Per noi che ci troviamo dietro le sbarre gli strumenti sono scarsi, per questo dal 21 febbraio abbiamo iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato, richiedendo come primo punto la fine di questa montatura giuridica-poliziesca, e con essa la nostra desiderata libertà.
Ogni punto di questa dichiarazione non avrebbe senso se non tradotto in azione.
La solidarietà è un esercizio che rompe la logica del dominio, una bellissima arma che può essere utilizzata in tantissime forme.
Per questo motivo chiediamo la solidarietà in tutti i luoghi, i territori e le aree dove continuano in vita le menti inquiete, per una giornata di agitazione e di propaganda dal 14 fino al 21 di aprile per la fine della galera per gli imputati e le imputate nel denominato “Caso Bombas” arrestati/e il 14 agosto 2010
Giù le mura delle prigioni
Libertà per i prigionieri e le prigioniere del “caso bombas” in sciopero della fame
Prigionier* del “Caso Bombas”
detenuti nel centro Penitenziario Femminile
e nell’Unità Speciale di Sicurezza – del Carcere ad Alta sicurezza di Santiago