Grecia – Lettera di Konstandina Karakatsani

* http://actforfreedomnow.blogspot.com/2011/02/letter-from-konstandina-karakatsani.html

trad. Cenere

Il 4/2/2011 mi sono presentata in aula dopo essere stata chiamata dal giudice al fine di dar voce con la mia presenza alla richiesta che ho presentato da un po’ di tempo, un rinvio del processo di qualche giorno. La mia apparizione in aula ha dato l’occasione ad alcuni avvoltoi-giornalisti di gettare il loro fango, dicendo anche che io non sono d’accordo con le richieste che sono state poste, creando e diffondendo un’immagine di un clima di frattura. Nei momenti di fedele servizio agli interessi governativi, alcuni media arrivato il giorno del processo hanno iniziato a far affilare i coltelli della corte sfidandola apertamente, ad esempio “adesso la giustizia ci mostrerà se è terrorizzata dall’imporre pesanti sentenze contro gli accusati” ecc.

Questo è continuato con l’inizio del processo dove loro hanno iniziato a mostrare estratti sempre adattati per diffamare e accompagnati da commenti propagandistici, mentre loro inoltre menzionavano il tragico “tentativo di fuga” a cui nessuno ovviamente crede, lo hanno semplicemente detto per ribadire che ci sono motivi per l’ubicazione del processo in una prigione e per giustificare il nostro non trasporto in un’aula regolare, qualcosa che risolverebbe tutti i problemi.

L’apice è stato ieri (4/2/2011) quando loro hanno usato il mio stesso comportamento per la creazione di un’immagine di un “fronte diviso tra gli accusati” con il chiaro obiettivo di svalutare lo sciopero della fame che i miei co-imputati hanno iniziato. Prima di tutto diventa chiaro che non importa cosa dice lo stato, che ci parla tramite notiziari e internet, non mi sono mai espressa a sfavore delle richieste. Semplicemente credo che la radice del male sia la legislazione nella sua totalità riguardo alle speciali condizioni di un processo.

Anche se questa lettera è principalmente una goccia di controinformazione nell’oceano della disinformazione io non posso certamente omettere altre cose importanti. E’ anche risaputo che io non ho mai detto in aula che accetto di essere processata in mia assenza. Nonostante io sia d’accordo, o in disaccordo, io partecipi o no allo sciopero della fame, qualsiasi scelta di lotta dei prigionieri per me è rispettabile. La mia presenza in aula non significa in alcun modo che io adotto il comportamento dei giudici che con insistenza rifiutano di accettare le richieste dei 4 miei co-imputati che ora sono in sciopero della fame.

Inoltre la mia presenza testimonia il mio rifiuto di concedere allo stato il privilegio di fare un processo senza avvocati e accusati, quindi senza l’altra parte, qualcosa che significherebbe fargli imporre facilmente il totalitarismo dei loro discorsi e delle loro decisioni. Io non voglio che l’aula sia trasformata in un cimitero dove verranno seppelliti i rifiuti delle accuse, i miei discorsi, la mia sostanza politica, la mia contestazione a coloro che ricoprono un ruolo costruttivo riguardo alle accuse, o a quelli che rendono false testimonianze, l’aver scelto la clandestinità, non riconoscendo alcuna accusa o azione giudiziaria, e naturalmente verrà seppellito il mio urlo contro i miei accusatori che, visto che loro semplicemente “hanno sospettato”, non hanno esitato a imprigionarmi.

Ma questi sono segnali del nostro tempo. La stagione del vampirismo economico della società, la crisi del sistema, la stagione dove la barbarie governativa è accentuata e protetta.

La stagione dei 30 e più prigionieri politici.

Konstandina Karakatsani

Prigione femminile di Koridallos


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