* http://actforfreedomnow.blogspot.com/2011/01/solidarity-fields-of-expression.html
trad. Cenere
Viviamo in un periodo storico che si contraddistingue per l’intensità della repressione statale, gli arresti e le accuse, e l’aumento dei prigionieri politici. Inoltre, stanno iniziando diversi processi per casi di azioni armate con accusati che rigettano le accuse o rivendicano la partecipazione a gruppi armati. Come Action for Liberty, crediamo che una discussione sulla solidarietà, all’interno del movimento, sia estremamente necessaria oggi e questo testo tenta di contribuire a questa discussione: Come la questione della solidarietà viene intesa da una prospettiva anticapitalistica e antiautoritaria? Da chi e verso di chi? Su che punto converte la generale solidarietà ideologica e politica ai combattenti accusati con le esigenze specifiche di difesa legale per alcuni di loro? Infine, la solidarietà è un valore centrale del movimento sociale e perché la solidarietà ai prigionieri politici in particolare è una componente chiave del progetto rivoluzionario?
CAMPI DI ESPRESSIONE SOLIDALE
Generalmente esprimiamo la nostra solidarietà a) a quelle persone colpite dal vampirismo dello stato / capitale, dall’oppressione e dalla barbarie e b) a persone che lottano contro il Capitale e lo Stato – indipendentemente dall’intensità e dalle forme della loro lotta. La prima categoria include i lavoratori e i disoccupati, immigrati, discriminati sociali e gente che subisce il saccheggio capitalista e il terrorismo imperialista mentre la seconda categoria include scioperanti, manifestanti, squatter, combattenti militanti e partigiani urbani. Il vasto campo della solidarietà non è determinato da una sensibilità astratta, ma da tutte le contraddizioni del dominio capitalista e dalla molteplicità dei (potenziali) soggetti competitivi creati dal dominio stesso – o che tende a creare. In questo senso, la solidarietà, e ogni pratica sociale o politica, ha una connotazione ideologica. Cosa definisce una solidarietà rivoluzionaria da altre forme di solidarietà è che essa si confronta con il nucleo del dominio capitalista e la legalità borghese, e che essa collega l’attuale questione “speciale” con la questione “generale” del progetto di liberazione. Ovviamente, la solidarietà ai prigionieri politici, a causa del profilo dei beneficiari e la centralità dell’”antiterrorismo” nel discorso e nella strategia dei dominanti, condensa una critica anti-regime e azione, come, accanto a quelli precedenti, essa sfida direttamente il monopolio statale della violenza, che insieme alla proprietà privata sono i pilastri del sistema capitalista.
CARATTERISTICHE DELLA SOLIDARIETA’
La solidarietà non è un’altra forma di propaganda anti-regime e azione, anche se contiene elementi di entrambe. Essa prima di tutto è un definito intervento politico, ovviamente con obiettivi diversi, caratteristiche e forme dipendono dal ricevente, ma con l’obiettivo generale di cambiare in metodo pratico e materiale le relazioni sociali e politiche a favore della persone a cui viene espressa. Infatti, la solidarietà non si limita a evidenziare la situazione del ricevente, considerandolo/a come una vittima, né si trasforma in una generale e astratta rivelazione della barbarie di regime ispirata da come lo Stato tratta la persone che riceve la solidarietà, ignorando le sue vere necessità in termini di spazio e tempo. La solidarietà , inoltre, non richiede l’individuazione del percorso complessivo e il profilo delle persone a cui viene espressa. Dunque, la solidarietà non prende in considerazione opinioni politiche dei lavoratori scaricati, per esempio, e generalmente rispetta il ruolo nella lotta scelto dall’accusato, né prende in considerazione se l’accusato è di sinistra, anarchico o partigiano urbano o se lei/lui ha usato forme di lotta con le quali i solidali sono in disaccordo. La relazione tra chi riceve la solidarietà e chi la esprime è “esoterica” e allo stesso tempo “essoterica”. E’ esoterica perché chi esprime solidarietà e chi la riceve non condivide nello stesso tempo gli stessi livelli di repressione e barbarie; ma nel frattempo, è “essoterica” perché i due lati condividono esperienze e conoscenze di repressione e barbarie, ma principalmente condividono il progetto di rovesciamento dello status quo che fa nascere repressione e barbarie. E’ una relazione dinamica ma anche fragile, che richiede, oltre alla co-comunicazione e al co-rispetto, di identificare entrambi i ruoli dei solidali e degli accusati come “comunità di lotta”.
SOLIDARIETA’ E PRIGIONIERI POLITICI
La solidarietà con i prigionieri politici ha il vantaggio che chi da solidarietà e chi la riceve concordano dall’inizio con il progetto di sovversione sociale mentre i prigionieri politici (possono) operare come soggetto collettivo, cosa che incoraggia estremamente la loro stessa lotta ma anche i solidali. Ovviamente, tutti i prigionieri politici (come, rispettivamente, tutti i solidali) non hanno le stesse posizioni su tutte le questioni della competizione sociale e sul rovesciamento rivoluzionario dello status quo. Comunque, crediamo che i prigionieri politici siano implicitamente un soggetto politico quando vengono rispettate le loro modalità e opinioni come combattenti prima di entrare in carcere e il loro atteggiamento dopo la cattura. Secondo questa logica, il “soggetto prigionieri politici” (può) includere combattenti che si trovano in prigione per diversi motivi nel frangente della lotta anticapitalista e antiautoritaria, così come prigionieri con diverse linee difensive, dietro la condizione indispensabile, la prima, che ognuno rispetti il modo e l’attitudine dell’altro, e la seconda, che tutti insieme si considerino prigionieri politici. Inoltre, è lo Stato stesso che, mentre fa di tutto per annullare ogni prospettiva ideologica delle azioni armate, “da” a qualcuno la connotazione di prigioniero politico solo in base al modo “speciale” con cui lo/la tratta. Noi crediamo fermamente che in nessun modo il comportamento con l’accusa (rivendicazione o rigetto delle accuse, dichiarazione di partecipazione ad una organizzazione armata o dichiarazione di partecipazione al movimento anarchico / antiautoritario), ovviamente se accompagnata dal corrispondente comportamento dignitoso e combattente in aula, possa essere un criterio per lo status di prigionieri politico e, a seguire, per determinare il grado di solidarietà – il principio “nessun ostaggio nelle mani dello Stato” è ora più sensato che mai. Da quanto sopra esposto deriva che chi da solidarietà rispetta l’orientamento politico generale e le specifiche linee difensive dei prigionieri politici, specialmente quando è richiesto in ogni caso, ma mai dando priorità in base a simpatie ideologiche, legami di parentele o considerazioni politiche. Allo stesso tempo, chi riceve la solidarietà, ossia i prigionieri politici, rispettano i solidali, senza richiedere loro né di identificarsi con tutti i loro concetti e azioni o di preferire prigionieri politici escludendone altri. Come Action for Liberty (e Solidarity Movements in passato), abbiamo espresso e stiamo ancora esprimendo, contro lo status quo, la nostra piena solidarietà ai prigionieri politici, sia nelle strade che dentro le aule, sia a chi non ha connessioni con l’accusa che con chi accetta la sua partecipazione ad attività o organizzazioni. La presenza di molti di noi, già dagli anni ’70 e ’80, nel movimento di solidarietà ai prigionieri politici (ovviamente, sotto altre condizioni socio-politiche e con approcci molto diversi) ci ha insegnato che la forza della solidarietà viene conteggiata dalle vittorie specifiche contro lo Stato (tra queste sono incluse il rilascio dei prigionieri politici e l’arresto della “criminalizzazione” delle organizzazioni armate) ma soprattutto da questo “tipo” di lotta che, senza risparmiare forza e emozioni, descrive e crea il mondo per la cui realizzazione i prigionieri politici sono dietro le sbarre e noi siamo in strada.
ACTION FOR LIBERTY