Comunicato sugli arresti in Francia e in solidarietà alle rivolte nel Maghreb

* http://polisson.noblogs.org/post/2011/01/25/communique-about-the-arrests/

trad. Cenere

Libertà!

Nelle ultime settimane, in Algeria e Tunisia, centinaia e centinaia di individui hanno dato sfogo alla propria rabbia e alla rivolta contro le condizioni di vita che gli si sono state imposte, con conseguenti decine di morti tra gli insorti.

Adesso che la democrazia sembra aver vinto in Tunisia, gli stessi poliziotti assassini si suppone difendano questa “libertà”, conquistata a caro prezzo con la dipartita di Ben Ali.

Ma era veramente questo il significato del Ritorno alla Normalità, sotto l’egida di capi più democratici? Il significato di questa “Libertà” urlata da centinaia di ribelli?

Libertà, ecco per cosa abbiamo combattuto, e abbiamo scritto sui muri “Algeria-Tunisia, Viva l’Insurrezione!”, “Viva l’Anarchia” (completa libertà, assenza di autorità) fatto per il quale Camille, Dan e Oliver sono stati fermati e poi imprigionati il 14 gennaio. Il sogno che portano nei loro cuori è sicuramente troppo grande per quelli che dominano questo mondo di maiali. Camille alla fine è stata rilasciata il 19 gennaio, adesso è agli arresti domiciliari.

Venerdì 21 gennaio, Francois è stato imprigionato, accusato di aver partecipato alla lotta per la solidarietà con alcuni individui sprovvisti di documenti; persone accusate dell’incendio del Centro di Detenzione di Vincennes, prigione per “stranieri”. Esso è stato bruciato nel giugno 2008, ed è stato rimandato indietro allo stato per ciò che dovrebbe essere ogni prigione – cumulo di polvere. Uno degli slogan di questa lotta è stato : Libertà per tutti, con o senza documenti!

Infatti, non perché noi non siamo imprigionati in galere o in centri di detenzione siamo liberi: per la nostra routine quotidiana che ci costringere a vivere nelle nostre abitazioni ci incarcera; per i poliziotti che ci impediscono di vivere, per gli strizzacervelli che ci vogliono fare adattare ai loro modelli; per i docenti che addestrano e umiliano i ragazzi, per tutti i rapporti inquinati che disciplinano la nostra vita, no, non siamo liberi. Anche fuori.

Possiamo vivere liberi, da Parigi a Tunisi, da Tijuana e Seoul. Per riprenderci la nostra vita, senza nessuno che ci giudichi, che ci mortifichi, che ci arresti, che ci elenchi, che ci provochi, che ci elimini.

E se la repressione colpisce duro, su differenti livelli, da entrambi i lati del Mar Mediterraneo (galera o veri proiettili), ciò non dovrebbe impedirci di esclamare:

Libertà per tutti! In tutto il mondo! Con o senza documenti!

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