L’internazionale dei pompieri della rivolta

Il testo che segue, firmato da “Anonimos insurrectos“, avanza delle
pesanti critiche sul Marzo Anarquista, una serie di
incontri/dibattiti attorno all’anarchia che da alcuni anni si tengono
a Santiago del Cile. In modo particolare, gli organizzatori di tale
incontro vengono criticati per il loro silenzio su quel che è
accaduto nel 2009 all’interno del movimento anarchico cileno, con la
caduta in combattimento di Mauri, la latitanza di Diego,
l’arresto di altri compagni e le perquisizioni negli spazi occupati.
Da quel che ci risulta, all’ultimo momento l’edizione di quest’anno
del Marzo Anarquista è stata annullata, in seguito al
terremoto. Ma le critiche, che condividiamo, sono pur sempre valide.
Non solo, ma se si esce dalla dimensione dell’anarchismo cileno e si
volge lo sguardo altrove, si capisce che il fenomeno in esame è
ubiquitario. I pompieri della rivolta sono presenti in ogni dove,
basta una piccola esplosione di felicità ed eccoli al lavoro.
Anche in Italia, FAI formale e compagnia si son prodigati nel
redigere comunicati stampa per prendere le distanze dal vuoto d’aria
che ha scosso i loro cervelli durante gli ultimi attacchi firmati FAI
informale
. Lo stesso che in Cile, dove i “formali”, i
cattedratici arrivano a parlare di “bombe giocattolo” e di
azioni “spettacolari e violente”.

Un discorso a parte meriterebbe lo sciagurato Poder Popular, che per fortuna stenta ad
attecchire fuori dall’America latina.

29 marzo: petrolio e dinamite per le strade, anche contro l’Internazionale dei pompieri
della rivolta!

Culmine

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Marzo Anarquista: niente di nuovo. Qualcosa sulle cattedre della
piattaforma.

Da un po’ di tempo dei gruppi anarchici organizzano dei seminari e dei corsi sotto il nome
di “Marzo Anarquista“, con enfasi e tematiche
diverse, ma accomunate dalla stessa linea.

In seguito ad alcune discussioni -reali e virtuali- avvenute lo scorso anno,
l’indifferenza che non può essere simulata è tornata ad
esser presente in quelli che conducono la lotta con i libri e cercano
di trarne profitto e di avere una accettazione dallo Stato-Capitale,
ancor meglio se si ottiene un qualche riconoscimento da parte delle
Università.

Il Marzo Anarquista si sta facendo conoscere per
alcuni aspetti e frasi, spesso scaricate da Internet dai suoi
organizzatori, come: “E’ passata la moda di uccidere i
presidenti”. Si tratta del commento di qualche cattedratico,
orgoglioso dell’attuale carattere accademico e ben lungi dall’azione
che potrebbe avere l’anarchismo (per fortuna, non è
un’opinione generalizzata nell’ambiente antiautoritario, che riscatta
e valorizza la lotta di compagni del secolo scorso, non considerando
una moda compagni come
Czolgosz, Bresci, Mateo Morral[1] )

Ci sarà qualcosa di nuovo da dire che non sia stato detto l’anno scorso? Qualcosa in più
che replicare, discutere, denudare o in qualche caso insultare?
Potranno esser redarguiti per il grossolano silenzio sulla morte del
compagno Mauricio Morales, sulla scelta clandestina di Diego
Rios
, sul carcere per tanti altri compagni, le perquisizioni e le
occupazioni di questi ultimi anni?

Alcuni di noi potranno perdere il tempo per redarguirli, divertendosi con le loro vaghe e
goffe spiegazioni, ma il sangue ribolle quando non ci sono in gioco
solo parole, ma esistenze, pericoli, condanne e brutale repressione.
Il loro sorriso burlone in merito alle “
bombe giocattolo[2]
con il quale alludevano agli ordigni che i compagni utilizzavano per
le azioni, hanno ben precisato da che parte stanno. Da parte nostra,
la decisione è stata chiara senza voler toglier spazio al “rispetto per la differenza” (valori così
democratici di alcuni anarchici che potrebbero finire per difendere
qualsiasi cosa) come ben hanno detto alcuni compagni: Loro non sono
nostri compagni.

Anar-ici, con la c o con la k?

Il potere ed i suoi sbirri continuano e non fermano l’offensiva contro quelli che mettono in
discussione l’ordine dei ricchi, stavolta approfittando di una nuova
edizione del Marzo Anarquista. Diversi giornali
iniziano ad allarmare i lettori del pericolo rappresentato da quelle
giornate collegandole con il “caso bombas” (una vera
e propria infamia giornalistica: colpire l’orgoglio di alcuni
cattedratici). Vengono menzionati comunicati e interviste alla stampa
borghese, fittizi o meno, che già non ci sorprendono.

Su richiesta dei giornalisti, il sottosegretario agli Interni della precedente
amministrazione, Patricio Rossende (celebre su questi temi, dopo il
suo fantasioso vertice anarchico internazionale – deformando la
settimana di solidarietà con i prigionieri) dichiara: “Non
c’è alcun problema da sollevare
(rispetto al Marzo
Anarquista
)… s’è già tenuto negli ultimi 3
anni e nelle stesse condizioni. Non riveste di una pericolosità
maggiore rispetto alle edizioni precedenti, in cui è affluita
poca gente
” e finisce per definire l’iniziativa “di
carattere accademico che non hanno alcuno vincolo criminale
“.

Immaginano la tranquillità di molti tra gli organizzatori nel ricevere il consenso dal potere e
non solo da parte del resto della comunità
universitaria/intellettuale. Tante parole sputate in cattedre,
scritte in testi non invano. Alla fine il potere fa quella differenza
che essi stanno insinuando da tempo: accademici/criminali, anarchici,
anarkici, organizzati/spontanei, occupazioni artistiche/occupazione
violente, sindacalisti/bombaroli, intellettuali/pistoleri, ecc.

Lo spettacolo e la violenza. Che cosa perseguita il potere?

Secondo l’analisi della pubblicazione “El Surco” (numero 13), Marzo
Anarquista
per il governo sarebbe un tema senza importanza, in
quanto il potere si preoccupa e considera pericoloso, senza
rendersene conto -a suo avviso- di quanto valgano quelle cattedre.

Potremmo dire che le occupazioni ed i centri autonomi continuamente perquisiti sono
spettacolari o violenti? Potremmo plaudire senza renderci conto delle
mosse dello Stato nel dire che la sua repressione è diretta
solo agli “spettacolari violenti”? Forse la rivendicazione
della violenza come strumento legittimo di confronto, appartiene ad
un altro contesto -sebbene l’esperienza concreta e reale della lotta
sia piuttosto chiara. Le occupazioni ed i centri autonomi sono stati
perquisiti non per le azioni “spettacolari e violente”,
anche se inquadrate nelle indagini sul “caso bombas“;
questi spazi sono stati attaccati dalla repressione per la loro
pericolosità nella diffusione di idee chiare di confronto con
l’autorità. Senza ambiguità lì si difende e si
rispetta l’azione diretta, si rivendicano Mauri, Diego
ed i compagni detenuti senza vittimismo, senza il trucco con il quale
alcuni cercano di mascherare la loro lotta per catturare più
seguaci.

Gli spazi non sono attaccati per gli “spettacoli violenti” come alcuni
definiscono le azioni incendiarie-esplosive, ma per la decisione e la
convinzione nella lotta, come anche per esser dei punti visibili di
una guerra (sì, anche se in tanti non lo credono, la guerra
sociale è reale). Che l’autorità non s’interessi del
Marzo Anarquista si deve a fattori diversi, forse nei manuali
di contro-insorgenza c’è la risposta.

Rispetto ad alcuni illusi:
molti forum ed altri tipi di attività sono state seguiti da un
forte contingente di polizia (a volte sproporzionato in modo
ridicolo), ma non sono precisamente “spettacolari e violenti”,
come anche una costante ed indesiderabile comparsa sulla stampa, pur
non trattandosi di forum “clandestini” e “illegali”.

Costruendo la grande piattaforma per riformare la società

Diverse organizzazioni, tendenze e soggetti hanno dato forma all’attuale pensiero dietro alla
grande organizzazione anarchica, i suoi innumerevoli fallimenti non
sono finiti con le ansie di poter “mobilitare le masse” e
di stare in fronte al popolo con il proprio simbolo.

Tra esse ve ne sono alcune, come “Corriente de Acción Libertaria
(battezzata, a quanto pare, in un senso più ironico che reale)
o “Estrategia Libertaria” che mostrano nella maniera
più scarna la socialdemocrazia rivestita di rosso-nero.

Come già detto, il grossolano silenzio dinanzi a diverse situazioni dolorose e
repressive nel contesto antiautoritario non s’allontana di molto
dall’oblio intenzionale di qualche video-rivista, preferendo evitare
i temi complessi e pericolosi. Anche così non si lesinano
parole e campagne di sostegno in solidarietà ai compagni
prigionieri in altri paesi o di denunciare la repressione che si sta
subendo in altri posti. Senza sminuire il doveroso internazionalismo
della lotta, sembra che più vicina sia la repressione, più
aumenta il timore nel dare la solidarietà.

Essi criticano l’azione, desiderano agglutinare ed organizzare il popolo, vogliono costruire
il potere popolare (anarchici bramosi del potere?), socializzare i
mezzi di produzione (socializzeremo le macellerie? le industrie
distruttrici della terra? la produzioni di beni di lusso?).
Rivendicano continuamente le grandi organizzazioni monolitiche del XX
secolo in Cile, dimenticandosi dei compagni come
Efraín Plaza Olmedo, Antonio
Ramon Ramon
e diverse azioni di quel periodo[3].

Infine, i loro slogans per il socialismo, mettono in evidenza i loro obiettivi e aspirazioni,
ancor più quando si parla esplicitamente di un presunto domani
idoneo per passare all’offensiva. Quelli che hanno la brama di dar
vita a una grande piattaforma, molto simili a dei partiti politici
(ricordiamo che non tutti i partiti sono elettorali) sono i nemici
dell’affinità e dell’informalità, sono i nemici della
rivolta e del nostro desiderio di distruggere qualsiasi autorità.
Ci auguriamo che i compagni non si confondano con queste
organizzazioni formali, desiderose di gestire la futura società.
Compagni, decidiamoci a scontrarci con il potere con tutte le nostre
energie ed in tutti i modi, sappiate che siamo così giganti
come solo le energie e le volontà insorgenti ci permettono di
esserlo. La distruzione delle loro relazioni e la costruzione di un
nuovo mondo hanno bisogno che non si ripetano le formule viziose e
che ci si dia alla lotta reale contro quel che ci opprime.

La rivolta non entra nelle loro aule accademiche! A moltiplicare le discussioni orizzontali,
fraterne, informali tra eguali!

A Marzo, non seguire i professori e vieni per le strade.

29 marzo, giornata del giovane combattente: Norma Vergara, Ariel Antoniolleti,
Andrés Soto Pantoja, Pablo Muñoz, Claudia López, Jhonny Cariqueo, Mauricio
Morales
..Vivono nella lotta!

.Anonimos insurrectos.

[1] Leon Czolgosz: compagno anarchico che giustiziò il presidente William
McKinley degli USA nel 1901, condannato a morte; Gaetano Bresci:
compagno italiano che giustiziò il re Umberto I nel 1900;
Mateo Morral: compagno che cercò di giustiziare il re
Alfonso XIII di Spagna con un attentato esplosivo nel 1906.

[2] Sebbene questo testo non è ascrivibile alle gente di Marzo
Anarquista
, esso è scaturito nel vivo
delle discussioni e dei dibattiti attorno all’azione: “un
contributo al dibattito tra anarchici” da parte di un militante.
Può esser letto su:
http://www.hommodolars.org/web/spip…

[3] Efraín Plaza Olmedo: compagno anarchico che giustiziò 2 borghesi in
pieno centro di Santiago del Cile nel 1912; Antonio Ramon Ramon:
compagno che cercò di giustiziare il generale Silva Renard nel
1914 per vendicare i morti della mattanza di Santa Maria.

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