Este texto fue redactado dias despues de que Mono se entereara acerca delintento de fuga de algunos compañeros de la CCF. Ahora que se encuentra en la calle continuo con la idea de hacerlo publico lo que estaba acordado para este día, el ultimo del año.
A Todxs Quienes Seguimos Luchando por la Liberación a pesar de la Adversidad
Martes 31 de Diciembre de 1996.- Desde el cielo se acerca el asalto, las hélices resuenan y más fuerte que de costumbre. Si, no hay duda que van al rescate, el ruido provocado por los disparos de fusil hace olvidar el de las helices. Las balas dan contra la estructura de los frios muros, contra los verdugos de las torres. Esos que antes que algun ser alcance su libertad disparara a matar. Porque es mejor muerto que suelto. Desciende a vuelo firme y más abajo el canasto tejido a prueba de balas. Keblar, una tela de facil manejo que puede frenar el impacto de las balas. Rapido y atentos al fuego cruzado se lanzan al canasto, no importa como caigan. La huida es rapida puesto que la alarma ya alertaba a los cazadores. El helicoptero secuestrado fue abandonado en una cancha de tierra del sector sur de santiago. Cuatro compañeros del FPMR fueron rescatados desde la Cárcel de Alta Seguridad. Cuatro espiritus rebeldes, que sin arrepentimento optaron por recuperar sus vidas. Negando la justicia del Poder, haciendo justicia por sus manos. Entre esos cuatro compañeros iba un compañero de escencia antiautoritaria. A quien sus mismos compañeros reconocian como “anarquista”. Ricardo Palma Salamanca, el Negro, quien reconocia el arrojo de Severino Di Giovanni, quien siempre desprecio la bandera tricolor. Pero que aun así entro en el FPMR. Él queria ser parte de la guerra contra el tiranuelo de Pinochet y siendo un joven sin armas ni medios, decidio entrar a la unica opción que tenia. Era lo que había es ese tiempo y no dudo en sumarse a la lucha armada. El Negro aun esta prófugo, al igual que muchxs compañerxs que por su decisión de lucha pesan ordenes de busqueda y captura.
Lunes 12 de Diciembre de 2011.- Cárcel de Koridallos horario de visitas. Ese espacio de reencuentro con quienes amas, con el “afuera”, con la vida que habias decidido llevar. Esa vida que buscan aniquilar, porque esa vida no es la que vende la TV, sino que es una amenaza para el orden, una amenaza contra lo existente. Una pistola y varios puñales, pero el arma más fuerte es la convicción de que los “delitos” por los cuales llegaron a la cárcel eran necesarios. Actos de guerra emprendieron desde el anonimato de la CCF, actos de guerra desde la cárcel con sus nombres y rostros a la vista. Los familiares no colaboran con los verdugos. Ellos avanzan a paso firme con los carceleros de rehenes, que ironia con el cazador cazado. Sortean varias puertas, solo falta una, pero un carcelero alcanza el boton de emergencia y las puertas se cierran. Ahora queda negociar la entrega de rehenes. Las llamadas van de un lado al otro. Los rebeldes no transan, los opresores seden. Se pierde la batalla, mas no la guerra. Ya habra otra oportunidad. Entregan a los rehenes pero no se rinden. Dias más tarde y sin ningun respeto ante el juez uno de ellos alza la voz para decir “se van a apresurar al hablar sobre un fracaso. Nuestra fuga ha tenido éxito. Nos hemos fugado del derrotismo de aceptar nuestro papel de presos”.
La CCF sigue más viva que siempre. Algo que no deja indiferente a nadie. Recibir la noticia un día de visita me descoloco, fue una inexplicable sensacion. Muchas interrogantes pocas respuestas, solo estaba lo que decia la prensa. Hasta mi madre lamenta que no hallan podido salir, para ella el lugar más horrible que jamas quizo volver a visitar.
Tras un año cargado de ofensiva contra el Dominio, desde $hile a Grecia, no podemos olvidar a ningun/a compañerx en prisión hay que hacerles saber que no estan solxs, lo mismo debe ocurrir con quienes caminan sin dejar huellas siendo más astutxs que lxs cazadores, aquellxs que a pesar de estar lejos de las jaulas viven en un encierro que es mental, puesto que no pueden hacer sus vidas como las habían forjado, no de las misma forma ni con la misma gente o animales. Para cada prisionerx y clandestinx que lucha por la liberación total, en cualquier parte del mundo sepan que no estan solxs.
Nada acaba todo sigue!
Nada ni nadie esta olvidadx!
Presxs y clandestinxs en guerra, presentes en cada acto de revuelta!
Mono
Prisionero de Guerra.
SMS-UEAS.
2° semana de Diciembre.
Santiago-$hile.
Nota: Ricardo Palma Salamanca desde la clandestinidad ha escrito varios libros, uno de ellos es “El Gran Rescate”, el cual narra en detalle el proyecto de fuga de la Carcel de Alta Seguridad, desde como fue planifcado hasta que huyo volando.
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Lettera di Mono – A chiunque continui a combattere per la liberazione nonostante le Avversità
trad. tomo
Questo testo è stato scritto giorni dopo che Mono ha saputo del tentativo di evasione di alcuni compagni della CCF. Ora che si trova in strada continua con l’idea di rendere pubblico ciò che era accordato per questo giorno, l’ultimo dell’anno.
A chiunque continui a combattere per la liberazione nonostante tutte le Avversità
Giovedì 31 dicembre, 1996 – Dal cielo si avvicina l’assalto, le eliche risuonano e più forte del solito. Sì, non c’è dubbio che vengano al salvataggio, il suono dei colpi di fucile fa dimenticare quello delle eliche. I proiettili vanno contro la struttura dai freddi muri, contro i boia nella torre. Quelli che prima che qualcuno sia vicino alla sua libertà spareranno per uccidere. Perché è meglio morto che libero. Scende con un volo morbido e più in basso il cesto tessuto a prova di proiettile. Kevlar, una tela di facile maneggevolezza che può frenare l’impatto dei proiettili. Rapidi e attenti al fuoco incrociato si lanciano sul cesto, non importa come cadono. La fuga è rapida dato che l’allarme già allertava i cacciatori. L’elicottero sequestrato fu abbandonato in un campo di terra nel settore sud di Santiago. Quattro compagni del FPMR furono riscattati dalla Cárcel de Alta Seguridad. Quattro spiriti ribelli, che senza pentimento hanno scelto di recuperare le proprie vite. Negando la giustizia del Potere, facendo giustizia con le proprie mani. Tra questi quattro compagni c’era un compagno di essenza antiautoritaria. Il quale i suoi stessi compagni riconoscevano come “anarchico”. Ricardo Palma Salamanca, el Negro, che riconosceva il coraggio di Severino Di Giovanni, che ha sempre disprezzato il tricolore. Ma nonostante ciò entrò nel FPMR. Voleva far parte della guerra contro il tiranno Pinochet ed essendo un giovane senza armi o mezzi, ha deciso di fare l’unica scelta che aveva a disposizione. Era ciò che c’era in quel tempo, e non ha esitato ad aderire alla lotta armata. El Negro tutt’ora è latitante, come molt* compagn* per la cui decisione di lotta pesano ordini di ricerca e cattura.
Lunedì 12 dicembre, 2011 – Carcere di Koridallos, orario dei colloqui. Questo spazio di incontro con coloro che amate, con il “fuori”, con la vita che avete deciso di intraprendere. Quella vita che cercano di annichilire, perché non è ciò che vende la TV, ma è invece una minaccia per l’ordine, una minaccia contro l’esistente. Una pistola e qualche coltello, ma l’arma più forte è la convinzione che i “crimini” per i quali siete finiti in prigione fossero necessari. Atti di guerra lanciati dall’anonimato della CCF, atti di guerra dal carcere con i loro nomi e le facce in vista. I familiari che non collaborano coi carnefici. Quelli avanzano con passo deciso coi carcerieri in ostaggio, che ironia che il cacciatore sia cacciato. Hanno attraversato varie porte, ne manca solo una, ma una guardia raggiunge il bottone di emergenza e le porte si chiudono. Ora si sta negoziando la consegna degli ostaggi. Le telefonate vanno da un lato all’altro. I ribelli non negoziano, gli oppressori non si spostano. Si perde la battaglia, ma non la guerra. Ci sarà un’altra possibilità. Rilasciano gli ostaggi, ma non si arrendono. Giorni dopo e senza alcun rispetto per il giudice uno di loro alza la voce per dire “si parlerà di un fallimento. La nostra fuga ha avuto successo. Siamo scappati dal disfattismo di accettare il nostro ruolo di prigionieri”.
La CCF è più viva che mai. Qualcosa che non lascia indifferente nessuno. Ricevere la notizia in un giorno di visita mi ha smarrito, è stata una sensazione inspiegabile. Molte domande, poche risposte, c’era solo ciò che aveva detto la stampa. Anche mia madre è rammaricata che non siano potuti uscire, per lei è il posto più orribile che non vuole più visitare.
Dopo un anno pieno di offensive contro il Dominio, dal Cile alla Grecia, non possiamo dimenticare nessun* compagn* in prigione, bisogna far sapere loro che non sono soli, lo stesso deve succedere con coloro che camminano senza lasciare impronte essendo più astut* dei/delle cacciatori/cacciatrici, coloro che pur essendo lontani dalle gabbie vivono in un recinto che è mentale, dal momento che non possono rendere la loro vita come l’avrebbero forgiata, non allo stesso modo con le stesse persone o animali. Per ogni prigionier* e clandestin* che lotta per la liberazione totale, in qualsiasi parte del mondo sappiano che non sono soli/e.
Nulla è finito tutto continua!
Niente e nessuno/a viene dimenticato/a!
Prigionieri e clandestini in guerra, presenti in ogni atto di rivolta!
Mono,
Prigioniero di Guerra
SMS-UEAS
2° settimana di dicembre.
Santiago-Cile.
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Nota: Ricardo Palma Salamanca dalla clandestinità ha scritto vari libri, uno di quelli è “El Gran Rescate”, che narra nei dettagli il progetto di fuga dalla Cárcel de Alta Seguridad, da come fu pianificato a che fuggì volando.