Dall’introduzione dell’opuscolo:
“Nelle strade e al di fuori di qualsiasi lager di stato è fondamentale contrastare l’azione che il potere usa per attuare i suoi codici, le sue restrizioni ed il suo controllo. So che questo è difficile come lo è pensare all’insurrezione che tanto sogniamo… ma il sottrarsi alle difficoltà significa rimanere schiacciati dall’oppressore, quindi che ognuno/a faccia il suo.”
Gli incassi della vendita dell’opuscolo saranno destinati ai compagni ed alle compagne detenute.
Per richiedere l’opuscolo, 3 euro a copia, scrivete a: vittoriomagli(at)virgilio(dot)it
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Il 7 ottobre 2007 ci ha lasciato a soli 28 anni il nostro compagno, amico, fratello Marco Ferruzzi detto Tombolino.
Ci piace ricordare Marco per la sua infinita passione per la libertà, per il suo odio verso qualsiasi forma di autorità. Nonostante la vita sia stata dura con lui ricorderemo sempre il suo sorriso beffardo e la tenacia con cui ha affrontato ogni avversità. Lo Stato gli ha rubato due anni di vita imprigionandolo in uno dei carceri più brutali d’Italia, anche in questa occasione ha sempre continuato a lottare, nonostante provocazioni e isolamento, con dignità e a testa alta, senza mai rinnegare il suo ideale anarchico.
Marco rimarrà sempre nei nostri cuori e il suo vissuto è una spinta per la realizzazione di un mondo libero da galere e autoritarismi.
I Compagni e le compagne
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RadioAzione – Contate fino a 3 se “Al cuor non si comanda”
Molto spesso alcuni compagni sentono come una “missione” di vita il dover scrivere in merito a qualcosa o a qualcuno. Molto spesso però come ci insegna un vecchio proverbio “il silenzio è d’oro”. Se “Al cuor non si comanda” al fiato, alle parole e all’inchiostro ci si può dare un freno.
Ovviamente da quanto si capisce mi riferisco all’opuscolo pubblicato per mano di alcuni compagni su un altro Compagno, Marco Ferruzzi “Tombolino” che ci ha lasciato circa 5 anni fa. Non è un errore, il mio, quello di scrivere il termine “compagno” con la “C” maiuscola! Un errore “orrore” è la moralità di quei compagni che hanno deciso di pubblicare quell’opuscolo, iniziando la loro prefazione “ il 7 ottobre 2007 moriva per un overdose di eroina Marco Ferruzzi(…)”.
Vi vergognate per caso di dire che Marco era prima di tutto un compagno per il semplice motivo che aveva deciso di trascorrere qualche sua giornata in modo diverso? Innanzitutto chiarisco subito che non condivido quel tipo di “divertimento” e qualche “schiaffone” gliel’ha tirato anche il sottoscritto a Marco. Ma poi finiva tutto là, perché sapevo che affianco c’avevo una persona, un fratello, un compagno che si avrebbe fatto ammazzare per me, per quelli che lui riteneva fratelli e compagni, per la guerra allo Stato.
Sappiamo benissimo cosa ha ammazzato Marco, quindi ci avrebbe fatto piacere leggere altre cose nel vostro opuscolo. Se, voi stessi, dite che non siete nè “biografi” né “sociologi”, allora per quale motivo decidete di pubblicare un opuscolo su un individuo se non ne condividete le scelte? Non dico che dovevate farvi una “pera” di eroina prima di pubblicarlo, ma almeno una certa moralità tenetevela per voi, dentro di voi a mangiarvi quei residui di “anarchismo” cupo, tetro, da puri e duri, e “con la morte nel cuore”.
Il problema “eroina” esiste e sarebbe da idioti ignorarlo. Ma lo ripeto: sfondarsi di alcool, canne, usare Fessbuck, andare allo stadio, guardare la tv, etc etc… non cambia nulla! L’eroina è il simbolo, l’etichetta d.o.c., tutto il resto è “outlet”…nel senso che il cervello, se vuoi, te lo fotti in mille modi.
Ma questo non è il caso di Marco perché la lucidità non l’ha mai abbandonata anche quando decideva di passare qualche ora in “modo diverso”. Le sue stesse lettere ed i suoi comunicati dal carcere che voi stessi avete pubblicato ne sono la dimostrazione; le lotte in cui ha creduto mettendo a rischio la sua libertà fisica ne sono una dimostrazione; fronteggiare, da solo, chiunque lo reprimesse ed in qualsiasi modo ne è una dimostrazione; l’ironizzare con un disegno sulle “3 dita mozzate” di uno sbirro…questo era Marco…questo era Tombolino!
Vi auto-acclamate “fratelli” di Tombolino ma nel “cuor” vostro, che non riuscite a comandare, sapete benissimo la risposta che Marco vi darebbe in questo momento. Qui non si tratta di “rispettare il morto”, ma di rispettare un “Compagno” e che le contraddizioni fanno parte della nostra vita, di ognuno di noi. Giudicare le contraddizioni altrui è misero, è moralismo becero…giudicare non è anarchico!
RadioAzione