Comunicato di Juan dal carcere

Hola! Sono Juan Sorroche Fernandez, scrivo questo comunicato per mettere in chiaro la mia posizione.

La TAV in Val Susa è uno dei tanti progetti che lo Stato e la società mettono in cantiere, come anche gli inceneritori, l’emergenza rifiuti a Napoli, la Gronda a Genova (progetto di potenziamento del nodo autostradale), le nuove carceri, la militarizzazione dei siti dove dovranno sorgere le Grandi Opere e la militarizzazione delle strade nelle città. Solo la distruzione della terra e l’inquinamento prodotto sarebbero già abbastanza per opporsi a tali progetti , ma oltre alla devastazione dell’ambiente la piovra del capitale e del dominio stritola gli individui in un sistema sempre più controllato, mercificato e meccanizzato. L’attuazione di questi progetti, oltre alla loro nocività mortale tanto fisica quanto mentale, mira ad abituare gli individui a subire, ad accettare qualunque cosa rinunciando alla propria capacità critica e di azione. Chi li propone mette in piedi enormi campagne di mistificazione nelle quali la (anche) nostra realtà, il nostro presente e futuro, ci vengono riproposti in una versione completamente sfalsata in modo che ci sembri sempre più naturale rinunciare alla libertà e alla possibilità di autodeterminarci.

Lo sfruttamento, la distruzione e la morte sono punti fermi, costruiti col sangue e la sofferenza, con i quali la società si auto alimenta. Questi sono i pilastri sui quali essa si regge ed è necessario combatterli. Lottare contro questi tentacoli è per me lottare contro la società che li crea.

Come ribelle individualista non parlo a nome di nessun movimento ma solo di me stesso. Io mi sento parte della lotta e di tutti quelli che la fanno propria sinceramente. Per questo, a testa alta, mi rivendico l’aver partecipato alla lotta contro il TAV e la società in modo auto organizzato, al di fuori delle logiche dello Stato, di qualsiasi gerarchia e con metodi che ho ritenuto opportuni .

Essere “colpevoli o innocenti”, “buoni o cattivi”, “violenti o non violenti”, sono definizioni morali che non mi appartengono, sono concetti del dominio e “ delle relazioni sociali che li rendono accettabili come simbolo del potere . Perché trovo che l’autorità non fa solo affidamento sulla forza e sui messaggi dettati dall’ordinamento statale ma anche sul compromesso e l’accettazione” di tali relazioni.

La mia violenza è una goccia in mezzo al mare in confronto a quella che lo Stato utilizza e monopolizza contro la Val Susa, nelle guerre di “pace”, nei CIE e nelle carceri, causando milioni di morti. Ma non tutto dura, a volte le cose si ribaltano.

Non sono uno specialista della violenza. Credo la si possa utilizzare come mezzo o metodo ma non è l’unico, ce ne sono molti altri e tutti validi: il volantino, l’azione diretta, le pubblicazioni, l’esproprio, il concerto … questo individualmente come collettivamente, decide ognuno come, perché e quando miscelarli.

A quelli che hanno solidarizzato sempre senza distinzioni fra “buoni e cattivi” … un affettuoso abbraccio, ci si vede nelle infinite strade della lotta.

A quelli che questa pratica, questo modo di relazione non lo fanno proprio, va tutto il mio disprezzo ed il mio odio! Perché “la strada della libertà e la dignità è sempre individuale e non si associa agli stereotipi e alle etichette” .

A testa alta!

Per la ribellione permanente!

Juan Sorroche Fernandez

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