Su iconoclasta.noblogs.org proponiamo Arte libera di uno spirito libero, tratto dagli Scritti Postumi di Bruno Filippi. Si tratta del primo di una serie di suoi testi che via via pubblicheremo.
Di seguito alcuni pensieri liberamente presi da questo scritto, preceduti dalla nota a cura della redazione della pubblicazione Iconoclasta, alla quale Bruno Filippi collaborava.
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A Milano, la sera del 7 Settembre 1919, verso le ore 21, mentre la Galleria V. E., il Caffè Biffi e tutti gli altri ritrovi rigurgitavano oscenamente della solita «gente onesta» composta da puttane d’alto rango, ruffiani e simili pesci-canaglia, un giovane dimessamente vestito saliva le scale del palazzo ove ha sede il «Club del Nobili» recando un involto. Improvvisamente una spaventevole esplosione gettava lo scompiglio e il terrore fra i tremebondi eroi dell’«andate e noi vi riforniremo». Una bomba – l’involto che il giovane dimessamente vestito portava seco – era incidentalmente esplosa «prima del tempo» riducendo in brandelli colui che la portava e che veniva poi identificato per l’anarchico diciannovenne Bruno Filippi.
Noi che lo avemmo come collaboratore assiduo e lo amammo come compagno, inviamo a Colui che ha gettato «gli atomi della propria vita nella ridda urlante della fiamma» il nostro reverente saluto.
Da ICONOCLASTA!
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Bruno Filippi
Ho un dio come gli altri: ma esso è senza d.
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Perchè studiosi, scienziati, poeti, romanzieri, pittori, davanti a me il vostro genio non vale. Voi siete un riflesso della vita, io sono l’essenza. E certo sentirete in cuore il dolore atroce del veder crollare i rettorici castelli, e malgrado tutto continuate a sostenerli per misoneismo. E del resto fate bene. Voi siete nati per strisciare, io volo. Per voi il fango, per me le vette. Per voi il pavido annichilimento, per me la sublimazione dell’essere. E certo se la vita è dei più forti, io l’avrò. Per poco; ma l’avrò. La prenderò a forza e a forza le toglierò il bene e il godimento.
E voi, parodie, ombre di uomini; continuate nella vostra marcia nel buio. Sulla mia via splende la luce. Voi avete paura di essere: ecco la verità. L’uomo vero v’intimorisce. La realtà malgrado il vostro retoricume vi spaventa. E sognate, sognate. Io vivo. Voi non siete; io sono.
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Sono ammalato dello stesso male di Nietzsche e mi dispiace confessare di avere qualche cosa di comune con uno di questo o dell’altro mondo. Sono irrequieto, nevrastenico. Alle tempia ho un ferreo cerchio che mi stritola il cranio, e gli occhi stanchi di sogni mi martellano nelle occhiaie gonfie e sanguigne. Sono destinato a passare ramingo come una invisibile meteora traverso questo mondo. Appunto perchè superiore dovrò vuotare tutto il calice dei dolori e dello sconforto senza che la gioia mi allieti.
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