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A causa della mancanza di tempo, il nostro resoconto dell’udienza del 2 febbraio era stato molto breve, cosi avremo ora più tempo per dire cos’è successo.
Durante l’udienza del 2 febbraio, il pubblico ministero I. Liakopoulos ha rifiutato tutte le obiezioni della difesa.
Fondamentalmente ha difeso le “incrementate misure di sicurezza” implementate dalla polizia e ancora una volta ha chiarito che “questa è una prigione e in prigione le regole sono effettive”. Riguardo all’obiezione circa la questione del “crimine politico” (l’intenzione degli accusati e dei loro avvocati era di far capire alla corte che le accuse e quindi il processo sono politiche), Liakopoulos ha risposto in accordo con la linea ufficiale, dicendo che “parliamo di crimine politico solo nel tentativo di un colpo di stato” – in altre parole, un crimine viene riconosciuto come politico solo se attribuito ai rappresentanti della macchina statale. L’avvocato difensivo F. Ragousis ha risposto leggendo, tra le altre cose, estratti dalla dichiarazione di Christos Tsakalos dell’udienza precedente. Ragousis ha detto che, anche secondo le accuse, la natura della Cospirazione delle Cellule di Fuoco è politica, dicendo: “Non possiamo chiudere gli occhi e dire che questo non è un crimine politico quando tutte le organizzazioni di questo tipo sono chiaramente politiche.” H. Sipsas, secondo avvocato di tre nostri compagni, ha poi parlato. Ha criticato i tentativi dei giudici di velocizzare il processo e prefissare la sua durata, citando Tsakalos: “Questa è una corte marziale”. A quel puinto, il giudice ha iniziato a chidere a ripetizione a Sipsas: “Avete solo adattato l’opinione di Tsakalos?” Il giudice ha inoltre chiesto a Sipsas di scusarsi per cosa aveva detto, ma Sipsas si è rifiutato. I. Karandrea, avvocato di Damiano Bolano, ha poi parlato, criticando il comportamento dei giudici.
Poi ha parlato Tsakalos, dicendo, tra le altre cose:
Questo processo è di certo una corte marziale, ma di certo noi siamo vostri nemici, e i nostri avvocati di certo hanno la nostra fiducia, ma essi di certo hanno anche i loro punti di vista e almeno vanno ascoltati. Comunque, questo apparentemente non sta succedendo. Un’obiezione alla “composizione povera” della corte è stata fatta da M. Nikolopoulos, ma né l’accusa né i giudici l’hanno considerata importante o l’hanno commentata. Se non volete sentirci, allora non ha senso per noi stare qui. In più, secondo quanto detto dall’accusa, i crimini politici sono solo i colpi di stato e i tentativi di realizzarli. Il sistema adula e glorifica i militari. Nonostante ciò, la più recente versione della legge antiterrorismo fa un netto riferimento ai crimini di natura politica. E la corte decide che i crimini politici non esistono!
Tsakalos ha inoltre ricordato alla corte che, nel passato, molta gente è stata accusata per il semplice fatto di aver visitato una certa casa (ha menzionato il caso di Christos Politis, arrestato durante l’operazione antiterrorista del 4 dicembre 2010). Inoltre, “i dati identificativi raccolti da chi viene al nostro processo saranno in futuro usati dalla polizia”.
Infine ha parlato anche Michalis Nikolopoulos. Rivolgendosi ai giudici, ha detto:
Dovete essere più chiari e dire apertamente che i documenti di identità vengono controllati per avere dati sulla gente. Dovete apertamente dire che volete depoliticizzare le azioni di un’organizzazione politica. Dovete ammettere che siete un branco di fascisti e che questa è una corte marziale fatta in accordo ai vostri interessi.
Il processo è stato poi rinviato al 13 febbraio, ma lo sciopero degli avvocati ha comportato il rinvio al 22 febbraio.
All’inizio dell’udienza del 22 febbraio, l’avvocato difensivo Sipsas ha presentato una dichiarazione nella quale il suo cliente Tsakalos dice che non avrebbe presenziato a causa dello sciopero degli avvocati. I giudici neanche l’hanno letta, mentre lo stesso Sipsas ha detto che anche lui sta partecipando allo sciopero – che durerà fino al 29 febbraio – e che è venuto in aula solo per presentare la richiesta di Tsakalos. Poi ha parlato l’accusa, criticando lo sciopero degli avvocati: “Potrebbe continuare fino a Marzo o Pasqua, ed è possibile che dopo ci saranno le elezioni. Altri eventi potrebbero accadere, mentre il tempo si accorcia sempre di più.” L’accusa si riferiva ovviamente al limite dei 18 mesi che, secondo la legge greca, un accusato può passare in carcerazione preventiva senza essere condannato. Poi, rivolgendosi a Sipsas e Kariotis (secondo avvocato di Bolano), l’accusa gli ha chiesto di ottenere una lettera del Athens Bar Association che permetteva loro di assistere all’udienza. Poi, ha chiesto loro di diventare praticamente dei crumiri.
Poi ha parlato Michalis Nikolopoulos, chiedendo all’accusa di spiegare cosa voleva dire con “il tempo si accorcia sempre di più”. Inoltre ha chiarito che, anche se la Bar Association autorizzasse gli avvocati difensivi per presenziare alle udienze, gli accusati stessi non lo farebbero.
L’accusa ha continuamente interrotto il nostro compagno e poi ha detto: “Stanno chiedendo spiegazioni sul motivo del ritardo di questo processo.” Ovviamente non ha detto chi esattamente stia “chiedendo spiegazioni”, ancora una volta chiarendo che non è lui a prendere le decisioni.
Il giudice H. Vriniotis ha inoltre cercato di convincere gli avvocati ad avere il permesso dal Bar Association per continuare a presenziare alle udienze. Né ha rinunciato a sottolineare che “i prigionieri sono prigionieri”, annullando ancora una volta la “presunzione d’innocenza” secondo la quale, si presume, opera la corte democratica.
Il processo è stato rinviato al 2 marzo.