fonte: actforfree
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trad. parolearmate.noblogs.org
Atene: Solidarietà incendiaria con Panagiotis Masouras, Konstantina Karakatsani, Stella Antoniou e Luciano Pitronello
Rivendicazione di attacchi incendiari contro concessionarie e il Ministero della Cultura
“Da un certo punto in poi non c’è più ritorno. È questo il punto da raggiungere.”
– Franz Kafka
L’apparentemente invisibile
Stiamo attraversando un periodo di “profonda” crisi economica; un’altra crisi artificiale, secondo un piano conosciuto e molto utilizzato. Già da molti anni, attraverso “crisi” simili, si mette alla prova e allo stesso tempo, sfortunatamente, testa la durabilità del sistema capitalista. Un esperimento organizzato per pochi, dove le cavie sono, di solito, i cittadini sottomessi, senza volontà propria. Persone che appoggiano e elogiano con (e a volte senza) passione il loro diritto a scegliere coloro che li impoveriranno e li inganneranno per i prossimi quattro anni. Ma questo “bellissimo” flusso del capitalismo viene essenzialmente distrutto giorno dopo giorno, visto che la società sta iniziando a capire che al capitalismo non servono correzioni, ma distruzione. Il distante, ma ancora tangibile sogno di una “vita ideale”, soprattutto di costante e inutile consumismo, è iniziato a crollare per gran parte della società. In effetti, quelli che una volta tenevano la bocca chiusa, a causa del sogno, adesso sono gradualmente contaminati dal benefico virus della reazione. La gente si radicalizza, come mostra la storia, in periodi di crisi sistemiche.
L’esistente
Ma la favola da qualche parte ha una fine, e noi torniamo alla realtà più selvaggia e brutale. Affrontiamo un capitalismo infetto, dove la crisi del sistema è ancora più profonda, residui fascisti iniziano a stabilirsi nelle strutture autoritarie e la caotica bancarotta del paese sembra vicina. Le caratteristiche permanenti del sistema sono il continuo impoverimento economico della società e i ripetuti attacchi ai danni di chi resiste. Comunque, nonostante il continuo degrado della “qualità” della vita, una vasta parte della società è ancora incapace di individuare il nemico e tracciare una linea tra i due campi. Noi non sappiamo se ci sarà un colpo di stato, se gli inni militari verranno ascoltati, se i carro armati sfileranno nel centro di Atene o se i combattenti verranno mandati al plotone d’esecuzione. Ma sappiamo, fin troppo bene, che lo stato cercherà di sbarazzarsi di qualunque cosa che gli si oppone molto velocemente. Inoltre, dinnanzi alla minaccia di scontri violenti di massa, lo stato getta via la maschera del sorpassato capitalismo potente e mostra quella reale, il volto spietato. La condizione del “collasso” finanziario non è un progetto di autodistruzione del sistema economico bensì di raggiustamento, sotto specifici termini di sopravvivenza, che vengono imposti alla maggioranza della società.
Quando l’invisibile diventa visibile
Come potrà lo stato infondere paura nelle parti radicalizzate della società, se non inviando gli assassini dei reparti polizieschi MAT per soffocare i dimostranti con armi chimiche e picchiare a morte la gente durante i cortei? Come potrà lo stato fermare il libero flusso di idee e ostacolare il fermento giovanile nella trasformazione della teoria nell’azione, se non trasformando il quartiere di Exarchia in una zona militarizzata? Come potrà abbattere lo spettro sociale, se non aggiornando le leggi antiterrorismo? Come rimanderà a casa quelli che sono pronti ad alzare la testa, se non infliggendo un “colpo” ai combattenti anarchici, assoggettandoli e annichilendoli con condanne criminali vendicative, o a ingiuste detenzioni preprocessuali? Oltre a tutto ciò, come dimostra il sempre crescente numero di anarchici imprigionati, possiamo dire con certezza che tutti quelli che rifiutano testardamente di prendere posizione in questa guerra sono quanto meno incoerenti con il loro posto nella storia, ma anche con le proprie vite.
Facendo una breve carrellata storica del passato recente, negli ultimi due anni (sulla scia degli arresti ad Halandria) l’intero movimento anarchico ha subito i colpi di un meccanismo repressivo incontrollabile e costantemente aggiornato, che mira alla sua completa disfatta; attraverso strette e, in molti casi, pericolose sorveglianze, tramite blitz nelle case, ritrovi e squat, tramite la sfilata quotidiana di ogni tipo di poliziotto nel quartiere di Exarchia, tramite la chiara criminalizzazione delle relazioni tra amici e compagni; mentre le detenzioni preprocessuali dei combattenti vengono accelerate tramite procedure veloci, senza neanche tener conto delle accuse traballanti o in alcuni casi addirittura inesistenti. Ovviamente, non ci siamo mai illusi che, in un periodo di giunta nascosta, le accuse non sarebbero state altro che montature e, più che altro, accuse contro le convinzioni di ognuno.
Alla fine, abbiamo scelto di collocare quattro dispositivi incendiari sabato 14 gennaio 2012, contro le concessionarie auto Audi e Volkswagen, situate in Mesogeion Avenue nel quartiere di Aghia paraskevi, e venerdi 20 gennaio, in centro contro il Ministero della Cultura all’incrocio tra Metsovou e patission, dove ci sono le sue sedi finanziarie. Dobbiamo chiarire che, nonostante il cattivo tempo di sabato 14 gennaio, abbiamo deciso di realizzare l’azione per mandare un messaggio di solidarietà incendiaria ai compagni P. Masouras e K. Karakatsani, la cui richiesta di sospensione della pena doveva tenersi il 16 gennaio nella corte d’appello di Atene. La pioggia (sicuramente non i pompieri) possono aver evitato la distruzione dei veicoli, ma noi siamo andati oltre, assumendo la responsabilità del secondo attacco, e dedichiamo entrambe le azioni a:
1. P. Masouras e K. Karakatsani, nel loro caso la vendetta dello Stato si è combinata con il rigetto dell’Inquisitore M. Varela per la sottoscrizione della sentenza (non è una coincidenza che, dopo il processo, lei sia stata promossa a presidente dei giudici d’appello!), i quali stanno rinviando l’udienza mese dopo mese, continuando la guerra psicologica contro i due compagni.
RILASCIO IMMEDIATO PER GLI ANARCHICI PANAGIOTIS MASOURAS E KONSTANTINA KARAKATSANI
Rispettivamente, il 19 e 5 marzo, la loro richiesta verrà di nuovo esaminata.
Più i compagni rimarranno ostaggi, e più moltiplicheremo i fuochi nella metropoli.
2. Stella Antoniou, che è in detenzione preprocessuale nella prigione di Koridallos da circa un anno, accusata per il caso della CCF, con l’unica prova a suo carico della relazione personale con il co-accusato e compagno Kostas Sakkas. E mentre c’è stato un altro rifiuto del suo rilascio (sta aspettando un’altra risposta), la salute della compagna sta peggiorando ogni giorno, a causa del male agli occhi che richiede rigorosa e regolare attenzione medica; qualcosa che è ovviamente impossibile se è incarcerata.
Stella Antoniou, fin dal primo momento dell’arresto, sapendo il costo delle sue scelte, ha fermamente difeso la sua identità politica e le sue relazioni coi compagni. E’ esattamente per questo che viene trattenuta in detenzione preprocessuale, proprio per questo motivo sta scontando la vendetta dello stato.
La questione è semplice: o con solidarietà e dignità, o con sottomissione e paura. E la risposta è più dinamica e importante che mai: assolutamente al fianco dei nostri compagni, fino alla vittoria finale, fino alla rivoluzione, alla distruzione delle prigioni e oltre…
SOLIDARIETA’ E RILASCIO IMMEDIATO PER L’ANARCHICA STELLA ANTONIOU
“Voglio farvi sapere cos’ha creato per me la solidarietà in quei giorni quando nulla aveva senso, quando imparare a ricostruire la mia vita non aveva un po’ di senso, perché sapete lo stavo facendo poveramente, ciò che è successo a me lo auguro a davvero poche persone perché è stato orribile – e nelle tenebre più scure sono apparsi piccoli gesti che mi hanno spinto a non arrendermi. Come potrei tradire quelli che rischiano la propria vita per darmi coraggio? E ho imparato a riconquistare la vita da capo; so che non saprete mai quanto siete stati importanti. Adesso mi trovo più forte che mai; la prigione, lungi dall’intimidirmi, mi ha reso forte in questi giorni; la vita è paradossale, perché ho sempre detto che avere dei compagni in prigione non dovrebbe mai motivare ad avere paura, dovrebbe essere interamente l’opposto per lo stoppino nella bottiglia di benzina, per la miccia nella carica esplosiva o incendiaria, per il sorriso nei cuori insorti dopo ogni giorno d’attacco, questo credevo prima e questo continuo a credere, e ora sono quello che si ritrova prigioniero, quindi se i miei nemici non sono riusciti a intimidirmi quando ero nelle loro grinfie credo sarà difficile per loro farlo con i miei compagni.“ Luciano Pitronello Sch.
SOLIDARIETA’ TOTALE CON IL COMPAGNO RIVOLUZIONARIO LUCIANO; con la sua forza e vigore, ci da ancora più coraggio per continuare la Lotta.
LIBERTA’ PER TUTTI I COMBATTENTI PRIGIONIERI
SOLDIARIETA’ A CHI RESISTE CON DIGNITA’ DIETRO LE SBARRE
“Quando il silenzio si diffonde tra tanti, esso diventa segnale di guerra”
Tutto continua…