fonte actforfree.nostate.net
trad. tomo
Oggi, 23/11/11, attorno le 7 di sera, 100 di noi si sono riuniti al di fuori della prigione Nigrita in Serres (Grecia settentrionale). Siamo rimasti là solo per oltre un’ora mentre venivano scanditi cori, sono stati sistemati un impianto audio ed un microfono e sono stati lanciati fuochi d’artificio. Il nostro obiettivo era di dare un po’ di forza al compagno Rami Syrianos, che è là nelle celle di isolamento ed un rumoroso messaggio al servizio correttivo della prigione di Nigrita.
Il testo che è stato letto oggi dal microfono:
“Venerdì 11/11, il compagno Rami Syrianos è stato trasferito dalla prigione di Ioannina dove è stato tenuto da quando è stato arrestato, alla prigione di Diavata. Durante il suo ingresso là ha rifiutato di sottoporsi all’umiliante processo di una perquisizione totale, il che è risultato in una punizione disciplinare di dieci giorni e di un trasferimento disciplinare.
Per questo incidente, mercoledì 16/11, ci siamo riuniti fuori dalla prigione di Diavata, in solidarietà per circa un’ora. il mattino dopo, il nostro compagno è stato trasferito qui , nella prigione di Nigrita a Serres.
Anche durante il suo ingresso qui, gli è stato chiesto di togliersi i vestiti e la biancheria, qualcosa che ha rifiutato di fare ancora una volta.
Il giorno dopo ha ricevuto un’altra punizione disciplinare ed è stato mandato per altri dieci giorni in isolamento. Là, dopo qualche minuto, è stato visitato dal sergente della prigione di Nigrita assieme a due dei suoi lacchè, che inizialmente hanno tentato di convincerlo con le parole a spogliarsi di fronte a loro e dopo aver realizzato che i loro tentativi erano futili, hanno iniziato a strattonarlo fino a che non sono riusciti a togliergli la sua biancheria.
Con queste squallide tattiche, il sergente della prigione di Nigrita, della prigione di Domokos e di qualsiasi altra prigione, cercano di convincere della presunta inevitabilità di obbedire ai loro ordini e della sottomissione alle condizioni di imprigionamento e di isolamento.
Dovrebbero ficcarsi nelle loro teste che qualsiasi mezzo loro possano usare, si schianteranno sempre nel muro della dignità dei combattenti.
Quindi uniamoci con la solidarietà dinamica dei combattenti fuori dalle mura e diamo inizio la battaglia decisiva per la distruzione di ogni prigione”
GIU’ LE MANI DAI NOSTRI COMPAGNI
NESSUN COMPAGNO RIMARRA’ SOLO NELLE MANI DELLO STATO
LA SOLIDARIETA’ E’ LA NOSTRA ARMA