Cile – Non dimenticando nessuno: in memoria di Miriam Tamayo

Danno collaterale” verrà detto in qualche conversazione lungo i corridoi di un ufficio istituzionale.

Le perquisizioni di massa e teleriprese, la caccia ai compagni da parte della polizia: quanti minori hanno vissuto lo sfacciato terrorismo di Stato? Quante famiglie devastate ed in alcuni casi spazzate via dalla repressione? Quante molestie da parte dei “buoni cittadini”? Quanti lavori perduti? Quante vite troncate dagli ostacoli che la repressione ha deciso di imporre?

Quanti anonimi, familiari stretti o lontani hanno sopportato e sopportano i colpi di coda delle macchinazioni del Potere? Repressione, clandestinità, prigione, testimoni segreti, scioperi della fame ed una minaccia di una condanna a lunghi anni di detenzione che perdura fino ad oggi contro alcuni compagni. Il terrorismo di Stato nel piano più intimo e sensoriale possibile continua a sussistere, ricorrere e tormentare.

L’angoscia, l’impotenza, la frustrazione hanno iniziato a condensarsi dentro il corpo… le minacce quotidiane da parte della stampa, la persecuzione, i colloqui nelle catacombe, l’impunità dei potenti ed il labirinto giudiziario che spesso è sembrato eterno si sono agglutinati in un cumulo di cellule che quasi inspiegabilmente hanno combattuto tra se stesse.

Myriam, conosceva già questa faccia dei potenti, in quanto aveva cercato, rincorso e denunciato la desaparición di suo fratello nella recente Dittatura Militare.

Saluti e rispetti alla memoria di Miriam Tamayo, madre di uno dei compagni prosciolti dal “Caso Bombas” dopo oltre 8 mesi di prigione in isolamento. E’ morta l’8 novembre 2011 dopo una lunga lotta contro le ingiustizie della dittatura militare e della democrazia.

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