L’“antigiuridismo anarchico” che in spagnolo dovrebbe tradursi “anti-juridicalismo anarquista” è un concetto che nel corso della storia dell’anarchismo è stato utilizzato per definire l’atteggiamento di rifiuto radicale e totale del concetto e della pratica della giustizia statale, ossia il rifiuto dei metodi giuridici dello stato, inclusa la difesa per mezzo di un avvocato.
Questo atteggiamento o concetto è o dovrebbe essere qualcosa di normale all’interno del movimento anarchico, ma sono pochi i compagni che l’hanno messo in pratica per diverse ragioni o strategie.
L’“antigiuridismo anarchico” è il rifiuto a farsi interrogare nei processi e di contribuire al circo messo su dallo stato. Spesso le dichiarazioni di quelli che si riconoscono in questa pratica sono rivolte ai compagni del movimento come forma di dialogo o di spiegazione. Con questa pratica si rifiuta anche qualsiasi ricorso legalitario attraverso il quale si potrebbe ottenere la liberazione.
Per alcune persone le basi dell’“antigiuridismo anarchico” potrebbero essere cercate nei testi di Max Stirner, come “L’unico e la sua proprietà”, in quanto nel passato sono stati gli individualisti coloro che hanno fatto ricorso a questo concetto o metodo, in particolare coloro che son stati protagonisti di attacchi esplosivi o di azioni di sabotaggio contro il sistema, ovvero “quelli che non avevano nulla da perdere”.
Storicamente, in Italia, sono stati gli “antiorganizzatori” vicini all’anarchico Luigi Galleani* ad utilizzare l’“antigiuridismo anarchico”, anche se bisogna sottolineare che non tutti gli “antiorganizzatori” siano stati degli individualisti, ma certo erano in netto contrasto con gli anarco-sindacalisti.
Ma sappiamo anche che ci sono stati individui anarchici che hanno scelto questa pratica senza definirla come tale. Di esempi ve ne sono tanti: Severino Di Giovanni e Paulino Scarfò in Argentina, alcuni anarchici denominati galleanisti negli USA, anarchici francesi come Ravachol o Emile Henry, o italo-americani come Gabriella Segata Antolini**
Attualmente, c’è il caso dei compagni della CCF*** della Grecia che stanno ricorrendo all’“antigiuridismo anarchico” come atteggiamento di rottura verso il sistema giuridico ed anche verso la società di massa, rifiutando di esser interrogati e di collaborare in tal maniera con le indagini della polizia.
La CCF ha emesso comunicati su questo, ma si tratta di una forma di comunicare con i compagni solidali piuttosto che una spiegazione o giustificazione dinanzi allo stato. Senza emettere alcun giudizio, possiamo dire che l’“antigiuridismo anarchico”è un atteggiamento preso individualmente (o collettivamente, com’è il caso della CCF) che scaturisce da due fronti.
Il primo è il convincimento individuale nel non instaurare in alcuna maniera dialoghi o compromessi con lo stato/capitale o quelle linee politiche che ciascun individuo, gruppo o cellula avversa.
Il secondo può esser dovuto ad un movimento consistente e forte capace di rivendicare i suoi prigionieri ed a non lasciarli soli, al punto di esser capace di impedire fisicamente lo svolgimento della repressione; come esempio possiamo citare il primo processo contro la gente delle Brigate Rosse**** dell’Italia, in cui la stessa organizzazione giustiziò giudici, avvocati e magistrati, ecc.
Senza emettere alcun giudizio, bisogna anche sottolineare che ci sono compagni che in contrasto con questo comportamento di rottura decidono di valutare le proprie possibilità e trarre “vantaggio” o assumere la via legale come una “stratega” per uscire dal carcere e continuare la guerra dall’esterno, mettendo sempre in discussione il potere e le sue leggi. In questo caso si ricorre a leggi o scappatoie legali come mezzi che possono esser utilizzati per eludere il carcere e -nei limiti del possibile- per contrastare lo stesso sistema giudiziario. Ma bisogna sempre ricordare che tutto ciò funziona come una ulteriore strategia, ma non come una forma di dialogo con il potere.
Molti compagni che hanno scelto di ricorrere alle vie legali come strategia hanno dimostrato che una volta liberi continuano la loro guerra e che si mantengono in conflitto.
Purtroppo, ci sono “compagni” che giustificano i mezzi di riadattamento sociale dello stato per contraddire i nostri compagni in guerra, giungendo ad affermazioni quali: “a te il carcere non ha insegnato nulla”.
Ad ogni modo i due comportamenti sono notevolmente apprezzabili, ma con questo articolo s’è cercato di far conoscere il concetto che definisce questo atteggiamento.
Ci sono alcuni studi da parte di filosofi del diritto sull’“antigiuridismo anarchico” di Max Stirner***** , ma in generale sono scritti accademici tesi ad avvalorare uno Stirner nichilista o esistenzialista.
Brevi note.
*Luigi Galleani: anarchico italiano che visse negli USA. Editore del periodico Cronaca sovversiva, che fu pubblicato per la prima volta il 6 giugno 1903. Una caratteristica di Cronaca Sovversiva era l’elenco degli indirizzi e collegamenti di imprenditori, “spie capitaliste”, crumiri e tutti quelli che venivano considerati “nemici del popolo”. Luigi Galleani editò un libro, tra i tanti altri, sul come fabbricare bombe e che intitolò “La salute è in voi!”, tradotto in diverse lingue, ed al quale si presume che collaborò la stessa Emma Goldman. Il circolo di anarchici vicini a Cronaca Sovversiva venne chiamato dei “galleanisti” e nel periodo di auge realizzò numerosi attacchi dinamitardi contro istituzioni dello stato/capitale, tra questi l’attentato contro Wall Street da parte di Mario Buda, da annoverarsi come la prima auto-bomba della storia. Il gruppo inviò anche numerosi pacchi bomba contro personalità della chiesa, dello stato e del capitale, oltre ad aver effettuato numerosi espropri ai danni di attività commerciali capitaliste. Luigi ha pubblicato diversi articoli, tra questi quelli che vanno sotto il nome “Faccia a faccia col nemico” e che Severino Di Giovanni avrebbe utilizzato più tardi su Culmine e che avrebbe preso come comportamento di vita. Il periodico Cronaca sovversiva uscì per 15 anni, fino a che non venne proibito dalla legge di sedizione. Da rimarcare che gli anarchici Sacco e Vanzetti erano vicini al suo circolo.
** Gabriella Segata Antolini: anarchica italiana che a soli 19 anni venne arrestata, il 17 gennaio 1918, perché trasportava dinamite nella sua borsetta. All’interrogatorio fornì un nome falso e si rifiutò di cooperare con le autorità e di fornire ad esse qualsiasi informazione. Venne inviata in carcere dove vi rimase per 14 mesi. In carcere la Antolini conobbe la nota anarchica Emma Goldman, con la quale instaurò un’amicizia. Gabriella apparteneva al gruppi dei galleanisti di Cronaca sovversiva.
*** CCF: gruppo di guerriglia urbana anarco-nichilista della Grecia “Cospirazione delle Cellule di Fuoco” che ha realizzato diverse azioni dirette che vanno da incendi fino ad attacchi esplosivi, come quello effettuato ai danni del tribunale alla vigilia del processo contro alcuni suoi membri. La CCF s’è anche resa responsabile dell’invio di pacchi bomba diretti a diversi ambasciatori e dirigenti del capitalismo mondiale, Berlusconi incluso. Attualmente i membri della CCF si trovano sotto processo.
**** Brigate Rosse: gruppo guerrigliero marxista degli anni ’70 che ha agito in Italia ed ha effettuato diverse azioni armate contro persone del potere. In Italia, quelli furono gli anni chiamati “anni di piombo”, ai quali hanno partecipato anche molti anarchici con azioni dirette ed il gruppo di azione anarchica chiamato Azione Rivoluzionaria.
***** Max Stirner: teorico anarco-individualista o individualista, nato nel 1806 e morto nel 1856. Il suo lavoro più noto è “L’unico e la sua proprietà” che ha provocato innumerevoli discussioni all’interno del movimento anarchico, incluso quello d’azione.