Mattia – Sul processo

Il 10 ottobre,a Milano, si svolgerà la prima udienza del processo che mi vede accusato,insieme al compagno Federico, di detenzione e trasporto in pubblico di materiale esplodente,articoli relativi alla legge 895(armi da guerra).I fatti risalgono al 15 giugno, quando fummo fermati nottetempo in possesso di due manufatti incendiari e arrestati in seguito al rinvenimento di alcuni petardi, benzina, un passamontagna e una parrucca durante la perquisizione domiciliare. Da ciò, gli organi inquirenti hanno stabilito che il materiale ritrovato e prontamente sequestrato servisse per fabbricare “congegni micidiali di elevata potenzialità offensiva,da utilizzare per compiere attentati”. L’8 luglio siamo stati scarcerati in seguito al riesame presso il tribunale della libertà. In merito al processo, rifiuterò di presenziare in aula durante le udienze e depositerò una dichiarazione politica scritta da mettere agli atti.I l mio è un attacco politico a chi mi vorrebbe tacito ed inerte ad accogliere passivamente un verdetto politico. Segue la mia dichiarazione.

DICHIARAZIONE POLITICA ALLA CORTE GIUDICANTE

Presso la vostra corte, deputata a giudicarmi per le accuse di detenzione e trasporto in pubblico di materiale esplodente, sostengo la mia ferma volontà di non esaudire silenziosamente il vostro tentativo repressivo di annientarmi legalmente mediante la formulazione di un postulato giudiziario di stampo politico. on mi meraviglia né mi fa impallidire il vostro teorema politico e, in virtù di ciò, anch’io voglio ribattere sullo stesso piano, ma secondo le mie modalità.

Affermo, senza eufemismi o velate esternazioni linguistiche, il mio essere anarchico, individuo insofferente ad ogni autorità, refrattario alle leggi e alle norme di una società che fabbrica soggetti deresponsabilizzati e consenzienti alla subordinazione imposta. Perseguo, senza volgere lo sguardo ai dettami della normalizzazione comportamentale, il compimento della mia libera volontà, la quale non si accontenta degli angusti spazi di movimento che mi possono essere accordati. Esprimo la mia solidale vicinanza a coloro che, stanchi di dover attenersi allo strisciante fatalismo dei nostri tempi e dei nostri contemporanei, cavalcano gli steccati dell’ordine costituito per affermare la propria volontà di esistere, riemergendo dall’agonia sociale in cui sono destinati a marcire.

Non mi nascondo dietro il paravento della legalità, né accolgo supinamente i suoi dispositivi normativi atti a modellare ed incasellare gesti, pensieri ed atteggiamenti. Disconosco la dialettica giuridica, propria del codice penale, imperniata sul dualismo innocenza/colpevolezza:

il ritenersi innocui o il dare legittimità a sensi di colpa è la logica degli uomini di fede, la cui cultura dell’obbedienza ha intriso l’intero corpo sociale. a mentalità che caratterizza il mio modo di stare in questo mondo vi è del tutto estranea, né potrà mai essere scalfita dai parametri di giudizio che l’autorità vi ha conferito. Non c’è molto da spiegarvi. la vostra democrazia, nelle sue illimitate varianti oppressive e coercitive, è la ragione principale di chi è ancora desideroso di rivoltarsi per affermare le proprie istanze di liberazione.

Quindi, respingo categoricamente l’opzione di presenziare in questa aula di tribunale, in cui si svolge uno spettacolo teatrale-giuridico a mio detrimento. Non esiste alcuna forza maggiore né causa esterna che possa motivare la mia assenza. La decisione è unicamente mia e si concretizza, in una precisa scelta politica:il rifiuto irremovibile ed immediato di mostrarmi agli occhi della moderna inquisizione, personificata dalle toghe che mi accusano,esaminano con lo scopo di emettere un verdetto sulla mia condotta e personalità. Vi offro solamente le parole del mio contrattacco politico ed esistenziale.

Mattia

 

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