# cenere
Rami Syrianos, arrestato il 31 Gennaio e accusato di una rapina ad un’asta a Salonicco, recentemente ha diffuso la seguente lettera.
Poco dopo essere stato trasferito nella prigione di Ioannina, le autorità penitenziarie hanno iniziato un processo di censura selettiva del materiale stampato (libri, opuscoli, stampe di materiale informatico, giornali, fantine) inviatomi. Le loro scuse sono state che “veniva fatto per il bene dei prigionieri” (che evidentemente non dovrebbero essere esposti a tali materiali da lettura), che “scritti che difendono il terrorismo non sono permessi dentro” e altre cose fantasiose, accompagnate dalle dimostrazioni del Potere (senza il quale non sarebbero capaci di fare quello che stanno facendo) tramite dichiarazioni del tipo: “Io amministro questa prigione, e se ne ho voglia, non ti concederò nulla”.
Dopo l’applicazione di alcune pressioni, ma grazie soprattutto ai presidi- che hanno funzionato come un catalizzatore – che i compagni hanno tenuto di fronte alla prigione, il regime di censura è terminato ed io ho potuto ricevere materiale stampato senza alcun problema. Fino a circa una settima fa, quando la censura è ricominciata, questa volta con l’aiuto di un “passe partout” – una scusa burocratica riguardo alcuni ordini “da sopra” che proibiscono le cosiddette “pubblicazioni da strada” e i testi presi dai blog. Quando ho chiesto cosa significasse “pubblicazioni da strada”, mi hanno spiegato che significa tutto ciò che non viene venduto in edicola ad un prezzo fissato. In altre parole, secondo la loro definizione, ogni pubblicazione, opuscolo, giornale con contenuti antiautoritari/sovversivi è vietato, visto che questi materiali vanno contro la logica del commercio, che circolano senza alcun prezzo, e che ovviamente non possono essere trovati in edicola vicino a Cosmopolitan o Playboy.
Io non so se la secondina E. Agapitou sia agendo di sua iniziativa o se stia davvero seguendo gli ordini che dice, né so le ragioni per le quali è ricominciata la censura in questo particolare momento. Sono però sicuro che il confinamento fisico dietro queste pareti di quelli che hanno deciso di affrontare la barbarie democratica e difendere la loro dignità come esseri umani – calpestati ogni giorni nelle celle della democrazia – non sia abbastanza per soddisfare l’assetata vendetta dello stato. La deprivazione delle cose più semplice di ogni giorno dopo l’imprigionamento, l’infinito e ripetitivo senso di tortura tutto intorno, e l’isolamento da ogni contesto locale non è abbastanza per rendere obbedienti tutti questi prigionieri. Così la democrazia getta via al sua maschera e usa ogni mezzo a sua disposizione per manifestare la sua forza : umiliando con le perquisizioni corporali, misure disciplinari, continui trasferimenti, censura della corrispondenza, isolamento quantitativo in prigioni lontane centinaia di silometri da dove si vive, isolamento qualitativo in bracci speciali, mancanza deliberata di cure mediche e farmaceutiche. Il fine di queste e di dozzine di altre procedure premeditate è la totale sottomissione del prigioniero tramite il suo annichilimento metodico – eticamente, psicologicamente e fisicamente – e la sua assimilazione per quanto sia possibile nella tortuosa e vuota routine delle “istituzioni penitenziarie”, dove prevale l’apatia e gli psicofarmaci, rompendo ogni vera personalità e infine lobotomizzando ogni pensiero sovversivo.
Vedo la mia prigionia come conseguenza della mia decisione di applicare davvero il mio rifiuto di questo mondo in pratica, e niente di più o di meno di un’altra situazione nelle quale la lotta rivoluzionaria continua. In questa situazione, libri, carta stampata e la corrispondenza devono rimpiazzare gli incontri, i cortei, le azioni e i dibattiti, che ad un punto sono i momenti di incontro per le relazioni e lo sviluppo politico. Io comunque considero il libero ricevere di materiale stampato vitalmente importante, e io dichiaro pubblicamente – al secondino così come ad ogni altro suo responsabile ( o no ) superiore – che se questo regime di isolamento politico non dovesse finire, io userò ogni metodo che reputo necessario per raggiungere il mio scopo.
(Invece di un) P.S. Le umiliazioni alle quali sono soggetto da parte dei funzionari penitenziari sembrano davvero insignificanti se compare a ciò che gli altri combattenti hanno patito nelle segrete della democrazia borghese. Il più chiaro e rappresentativo caso di barbarie e furia che il dominio riserva ai suoi nemici è quello di Savvas Xeros. Il suo cammino, dal momento del suo arresto e oltre, ha rivelato abbastanza facilmente il volto di una democrazia che, nelle sue stesse parole, “non si sta vendicando”. L’uso di speciali droghe durante i suoi interrogatori mentre era ricoverato e seriamente ferito a causa di un dispositivo esplosivo scoppiato tra le sue mani, i molti anni di confino solitario nelle cosiddette “celle bianche” di Koridallos, e i maltrattamenti medici e la deprivazione delle medicazioni gli hanno comportato numerosi problemi di salute, e lui rischia di diventare cieco se non riceve urgentemente una specializzata assistenza medica. Il 6 Giugno la corte deciderà in merito alla sua petizione per la sospensione della pena che gli permetterebbe di essere ricoverato in una clinica speciale.
Mando a lui dei saluti combattenti e la mia completa solidarietà.
Rami Syrianos
5/6/2011
Prigione di Ioannina
Nota : Savvas Xeros è stato un membro del gruppo armato di sinistra conosciuto come 17 Novembre. Nell’estate del 2002 una bomba gli è esplosa tra le mani, e il suo arresto è stato il primo di una serie che ha messo fine alla 17 Novembre. Il suo avvocato difensore ha chiesto più volte la sospensione della sentenza per Xeros in modo da consentirgli il ricovero per salvare la sua salute rimasta. In vista dell’udienza di giorno 6 in merito alla petizione per sospendergli la pena, alcuni gruppi di sinistra e anarchici (inclusa la Cospirazione delle Cellule di Fuoco) così come altri prigionieri hanno stabilito un appello alla solidarietà. Comunque, la corte in definitiva ha rigettato la petizione.