* Algunxs anarquistas con el corazón apretado
Con mucho respeto.
Una cosa es clara, hay que “cerrar filas” frente a lo sucedido, acompañar y defender al compañero, como defenderíamos y acompañaríamos a cualquier guerrero que con pasión y sinceridad luche por recuperar la alegría, la felicidad, la libertad, que el proyecto capitalista, que la dominación nos roba día a día. En fin, en el cotidiano viviendo la anarquía. Con todas sus contradicciones, sus bellezas y sus tragedias, como la que ocurrió…
El corazón dolido nos llena de palabrerías salvajes las gargantas. Estas cosas pasan dicen, que no son accidentes, que la sangre correrá. Claro que correrá, pero por que corre primero la de tan valiosos guerreros? Además, claro que fueron accidentes. Esas bombas tenían otro destino, pero dos errores, nos arrancaron la sonrisa de forma terrible aquellas noches.
Si bien la informalidad nos permitió vivir la libertad aquí y ahora sin ningún tipo de estructura social o ideológica que este por sobre nosotrxs mismxs y la afinidad en términos prácticos nos dio movilidad, un nuevo tipo de des/organización mucho mas “segura”, aquellos aires insurrectos nos mostró, también, nuestra precariedad. Lo único que sabe el estado de nosotrxs es lo que nosotrxs les hemos dicho. Cuestiones técnicas, logísticas, eléctricas… Ya no dependemos de nadie que nos diga como se hacen las cosas.
Necesitamos reforzar el oficio, ser más limpios, precisos. No hablamos de especialistas. Sino de guerrerxs. Debemos darle una y otra vuelta a todo. Ser sigilosxs, tener mucho, mucho cuidado por favor y no hablamos de miedo, solo es asumir la guerra, teniendo en cuenta que cada compa que lucha es demasiadx importante para exponer sus vidas a situaciones que eran evitables. Que esto nos haga crecer. El dolor nos enseñara otra vez, deberá hacerlo.
Con el mauri, el Luciano y tantxs otrxs.
Que viva la anarquia!
Algunxs anarquistas con el corazón apretado
___________________________________________
Cile – Alcune parole su quel che è accaduto a Luciano
Con molto rispetto.
Una cosa è certa, di fronte a quanto è accaduto dobbiamo sostenere, accompagnare e difendere il compagno, come faremmo con qualsiasi guerriero che con passione e sincerità lotti per recuperare la gioia, la felicità, la libertà, che il progetto capitalista, che la dominazione ci rubano giorno per giorno. Ovvero, nel quotidiano, vivendo l’anarchia. Con tutte le sue contraddizioni, bellezze e tragedie, come quella che è accaduta…
Il cuore dolorante ci riempie la gola di parole selvagge. Dicono che queste cose accadono, che non sono incidenti, che scorrerà il sangue. Certo che scorrerà, ma perché scorre prima quello di guerrieri così valorosi? E’ vero che ci sono stati incidenti. Quelle bombe avevano un altro fine, ma due errori ci hanno strappato in maniera terribile il sorriso in quelle notti.
Sebbene l’informalità ci ha permesso di vivere la libertà qui ed ora, senza alcun tipo di struttura sociale o ideologica che si situi sopra di noi e l’affinità in termini pratici ci ha concesso mobilità, un nuovo tipo di dis/organizzazione, molto più “sicura”, quelle arie insorgenti ci hanno anche mostrato la nostra precarietà. L’unica cosa che lo stato sa su di noi è quel che noi abbiamo detto. Questioni tecniche, logistiche, elettriche… Non dipendiamo più da nessuno che ci dica come si fanno le cose.
Dobbiamo sforzarci nell’opera, esser più puliti, più precisi. Non parliamo di specialisti. ma di guerrieri. Dobbiamo dare una ed un’altra svolta a tutto ciò. Esser cauti, avere molta, molta attenzione, per favore, e non parliamo di paura, ma di accettare la guerra, tenendo in considerazione che ciascun compagno che lotta è troppo importante perché esponga la sua vita a situazioni che erano evitabili. Che questo ci faccia crescere. Il dolore ci insegnerà un’altra volta, dovrà farlo.
Con Mauri, Luciano e tanti/e altri/e.
Evviva l’anarchia!
Algunxs anarquistas con el corazón apretado