Comunicato dei compagni in sciopero della fame. Riflessioni sullo sciopero e sul trasferimento


* solidaridadporlxspresxs

Ad oltre 50 giorni di sciopero della fame avvertiamo il bisogno di esser chiari sullo sviluppo di alcuni aspetti durante questa mobilitazione.

L’immensa gamma di posizioni politiche, rivoluzionarie e di lotta tra noi che ci troviamo reclusi, oltre a metter in evidenza l’assurdità e la fantasiosità dell’accusa di associazione illecita terrorista, si traduce in una difficoltà ed impossibilità ad elaborare riflessioni o analisi politiche più compiute. L’imprecisione politica in alcuni dei nostri comunicati collettivi e la difficoltà nell’elaborarli sono il riflesso di tale diversità di posizioni ed una netta dimostrazione delle deliranti accuse contro di noi.

Nonostante tali divergenze, siamo stati sottoposti in maniera forzata ad un processo politico/giuridico/poliziesco e mediatico in cui, come abbiamo reiterato, molti tra di noi si sono conosciuti per la prima volta solo sul banco degli accusati. Perciò i nostri “pensieri collettivi” sono da collocarsi sull’unico tema che ci unisce: il processo giuridico che in maniera indistinta pesa su tutti noi.

Pertanto, informiamo che i comunicati e la stessa mobilitazione che stiamo portando avanti dal 21 febbraio si collocano fondamentalmente su temi legali o fatti puntuali che colpiscono noi imprigionati per il “Caso bombas” e temi del genere. Le definizioni politiche, analisi, riflessioni, posizioni e proiezioni che non vengono condivise sono proprie di ogni soggetto che vuole esprimerle. Oggi ci unisce il nostro desiderio di tornare ad esser liberi.

Giovedì 7 aprile s’è tenuta un’udienza riguardante il nostro cambiamento di modulo, nello specifico il trasferimento dalla sezione di massima sicurezza al carcere di alta sicurezza, denunciando il brutale regime d’isolamento, la mancanza di comunicazione, la segregazione e la punizione cui siamo stati sottoposti per quasi 8 mesi, condizioni che deve sopportare qualsiasi detenuto che sopravvive in isolamento estremo.

Le confuse argomentazioni dell’avvocato della gendarmeria non hanno fornito una risposta coerente sul nostro ingresso al C.A.S. Alla fine l’8° tribunale di garanzia ha accettato il nostro trasferimento, che è avvenuto la notte di martedì 12 aprile. Adesso siamo così suddivisi nelle diverse sezioni del C.A.S.:

H Nord: Carlos Riveros si trova sullo stesso piano di Vinicio Aguilera (3°)

H Sud: Rodolfo Retamales e Omar Hermosilla si trovano insieme nel 3° piano, mentre Pablo Morales resta nel 2°.

Modulo J: nel 3° piano ci sono Felipe Guerra e Francisco Solar.

Camilo Pérez: resta ancora nel sezione di massima sicurezza perché s’è rifiutato da farsi sottomettere alla perquisizione corporea. La gendarmeria ha chiesto al tribunale affinché decida sul suo trasferimento.

Fino ad ora abbiamo ottenuto la risposta a due nostre richieste: fine della fase delle indagini ed infine il cambiamento del modulo, ma noi continuiamo con lo sciopero a tempo indeterminato mantenendo le richieste della libertà, il cambiamento delle misure cautelari, la non applicazione della ley antiterrorista ed i suoi testimoni senza volto, la fine di detta legge ed il cambiamento delle restrizioni costituzionali per i reati “terroristici” e nel caso dei compagni in carcere, la permanenza nel 2° piano della S.E.A.S.

La mobilitazione che accompagna il nostro sciopero della fame sta subendo l’incremento della violenza della polizia, con una speciale brutalità da parte delle forze repressive che si sono lanciate alla caccia ed hanno teso imboscate alla manifestazione del 6 aprile, pestando e fermando una serie di compagni solidali per poi continuare con la repressione contro chiunque si trovasse all’esterno del 1° commissariato per sapere qualcosa sui fermati.

Ma anche così, in maniera insistente ed intransigente, sia i cortei del mercoledì che le diverse espressioni solidali continuano…

Salutiamo anche il blocco stradale dell’8 aprile, a Ñuñoa. Un saluto a tutti quelli che con il fuoco abbracciano il nostro convincimento.

Salutiamo con forza tutti quelli che, da qualsiasi territorio, non sono stati indifferenti rispetto alla nostra prigionia come anche alla mobilitazione che portiamo avanti per la nostra prossima liberazione.

Fine alla ley antiterrorista: creata nella dittatura e perfezionata nella democrazia!

Le pene dell’inferno con le quali ci minacciano, confermano le punizioni esemplari che pretendono imporre contro coloro che mettono in discussione l’ordine imperante!

PRIGIONIERI DEL CASO BOMBAS IN SCIOPERO DELLA FAME CAS. APRILE 2011

 

Questa voce è stata pubblicata in 14 de agosto e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.