Messico – Attacchi contro un campo sperimentale dell’Instituto Nacional de Investigación Forestal Agrícola y Pecuaria

Comunicato del Frente de Liberación de la Tierra/Earth Liberation Front, México:

Noi, il Frente de Liberación de la Tierra, ci aggiudichiamo la responsabilità degli attacchi incendiari contro il Campo Experimental Valle de México a Texcoco, nel Estado de México, appartenente all’Instituto Nacional de Investigación Forestal Agrícola y Pecuaria (INIFAP), dedicato a ricercare e sviluppare “migliori tecnologie” agricole, di allevamento e sfruttamento forestale. L’INIFAP, ad esempio, s’è incaricato di produrre più di 100 nuove varietà genetiche di piante dal 2005, aumentando la produzione delle colture nel paese e quindi con una maggior richiesta di terre che saranno disboscate ed inquinate da erbicidi. Durante l’anno l’INIFAP inaugurerà il Centro Nacional de Recursos Genéticos (CNRG), che avrà il compito di immagazzinare nuovi campioni genetici di tutte le specie endemiche del Messico e dell’America latina.
Gli scienziati di questo ramo sostengono che tale progetto è a favore degli ecosistemi, ma se ci riflettiamo, si tratta di persone che dedicano la loro esistenza a creare nuove forme di organismi per il progresso. Se mettiamo nelle loro mani tutta questa massa di dati, cosa potrebbero farne? L’INIFAP porta avanti ricerche sui boschi, in modo da promuovere l’incremento della deforestazione degli habitat selvaggi. Ad esempio, un paio di settimane fa hanno pubblicato un articolo sulla industria del legname, parlando della creazione di forni “ecologici” (si notino le virgolette) per l’asciugatura dei tronchi nella Sierra Norte di Puebla; in quella ricerca l’INIFAP auspica che ciò possa apportare ad un incremento a favore dell’industria forestale in questa regione, minacciando gli ambienti e tutte le specie che vi abitano.

Per queste ragioni rivendichiamo i seguenti eco-sabotaggi all’interno ed all’esterno di questa istituzione federale:

1.-Collocamento di un ordigno incendiario (composto da 3 litri di benzina, con micce come detonante e delle pasticche aromatizzate come ritardanti) tra un centinaio di sacchi di erbicidi in un magazzino all’interno delle loro proprietà.
2.-Collocamento di un altro ordigno incendiario composto da 4 litri di benzina all’ingresso dell’edificio principale del campo sperimentale.
3.-Collocamento di 2 ordigni incendiari all’interno di 2 serre poste fuori e dietro l’INIFAP.
4.-Effettuate anche scritte rivendicative e minacciose sulle finestre, sul pavimento e sulle pareti dell’edificio principale, e sui muri di altri edifici, su un furgone ufficiale dell’INIFAP e sul generatore. Scritte come: ”STAVOLTA E’ STATO IL FUOCO, LA PROSSIMA SARANNO LE BOMBE”, ”ELF”, ”INIFAP = DISTRUTTORI DELLA NATURA SELVAGGIA”, ”FLT”, “PIU’ OGM, PIU’ FUOCO!”, tra le altre.

Abbiamo colpito di nuovo, abbiamo tratto profitto dallo studio dell’obiettivo in seguito a mesi di minuziose indagini, prendendo in considerazione gli orari dei guardiani, i quali avranno certamente osservato con sorpresa che siamo stati lì, la notte del 27 febbraio, saltando i recinti di sicurezza, correndo nel parcheggio e facendo della nostra esistenza una minaccia molesta per i progetti di quelli che sognano sull’addomesticamento totale. Ci siamo infiltrati sia all’interno dell’istituto, come all’interno delle colture, in cui si trovavano le serre. Siamo passati all’azione, il nostro fuoco è tornato a distruggere ed a danneggiare le proprietà di coloro che credono di essere i padroni del pianeta in cui sopravviviamo come la specie degenerata dal sistema tecnologico industriale.
Avendo in mente i
compagni anticivilizzazione imprigionati, Adrian e Braulio, disposti a tutto per render questo tipo di attacchi un chiaro messaggio per le industrie e le istituzioni che implementano lo sviluppo tecnologico.

D’altro lato, quest’attacco è stato un atto simbolico diretto alla scienza ed alla tecnologia, per noi la trascendenza è poco o nulla, ma l’azione era necessaria perché dalla nostra prospettiva è deplorabile restare come semplici spettatori passivi, sperando che le cose cambino. Non vogliamo dire che con quest’attacco la realtà cambierà, la qualcosa ci trasformerebbe in illusi e pragmatici, ma se funziona come un’azione di espressione distruttiva, con esso vogliamo dire che la realtà in cui viviamo deve esser rifiutata nella sua interezza e che il miglio rifiuto è la distruzione di tutto quel che dà un senso all’ordine stabilito: la “pace sociale”, la normalità, le istituzioni, il rispetto della proprietà. ecc. In questo caso, la distruzione era rivolta contro una parte del sistema di dominazione, che trova nella modernità una dei maggiori, se non il principale, strumento per il dominio della tecno-scienza. In quest’occasione l’attacco era rivolto contro un’istituzione del governo federale che s’incarica della ricerca forestale e delle biotecnologie, tra le altre. Come pretesto della sua esistenza, sostengono che ricercano per migliorare la vita degli umani che abitano questo paese, ciò crea una accettazione da parte della gente verso tali ricerche, ma bisognerebbe sapere che ci sono anche aspetti negativi, che per noi sono inaccettabili e che superano i benefici, quali: l’artificialità della natura selvaggia, la sua dominazione e degli esseri potenzialmente liberi, inclusi gli umani, oltre la negazione per questi ultimi della libera autodeterminazione, nel momento in cui lo stato s’arroga il diritto e l’onere di fornire ai suoi abitanti delle risorse per la loro sussistenza. Altrimenti, lo stato non sarebbe neanche necessario. Tutto ciò causa alienazione, dal momento in cui il soggetto non si trova direttamente immerso nelle attività che gli servono per soddisfare i suoi bisogni di sussistenza, il che comporta una serie di problemi psico-sociali e naturalmente la nascita di un mercato come intermediario, che a sua volta funziona attraverso la standardizzazione del consumo. Consumo che, attualmente, è di massa, creando deterioramento ambientale, che è certamente legato all’istituzione attaccata. Costoro pretendono creare i pretesti per continuare con la barbarie scientifica attraverso la creazione di nuove tecnologie, in questo caso biotecnologie che hanno la pretesa di fornire soluzioni ai problemi che la stessa scienza ha causato. Si genera così l’idea che non importa quanto si deteriorino gli ecosistemi, se abbiamo la scienza e le tecnologie per risolverli, creando in tal maniera un circolo vizioso che pretende risolvere i problemi con ulteriori problemi, col pretesto di una “vita migliore”.

La nostra proposta è quella di rifiutare la realtà artificiale costruita dalla civilizzazione, ma non in maniera evasiva, bensì cercando una forma di vita che non comporti dominazione e di certo un modo di vivere con la più grande autonomia possibile all’interno degli ecosistemi selvaggi e senza intermediari, tanto meno quelli che sono mere illusioni come la scienza e le tecnologie moderne e dominatrici. Ovviamente, questa proposta non sarà accettata dalla gran parte delle persone, la qualcosa è accettabile e desiderabile, in quanto all’interno dei problemi che fanno di un modo di organizzazione sociale una struttura dominatrice si trova la formazione delle società di massa, perciò abbiamo fiducia a che le persone che abbiano una vera coscienza critica e radicale riflettano sui veri problemi con i quali abbiamo a che fare e che agiscano di conseguenza.

Continuiamo ad esser la rabbia incendiaria in un pianeta che muore.
Frente de Liberación de la Tierra/Earth Liberation Front, México.

 

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