Grecia – Lettera aperta di Fee Marie Meyer

http://actforfreedomnow.blogspot.com/2011/01/open-letter-by-fee-marie-meyer-on-her.html

trad. Cenere

Fee Marie Meyer è stata arrestata nel pomeriggio del 14 Gennaio da agenti dell’unità antiterrorismo fuori casa sua in Atene. La polizia ha ufficialmente confermato che l’unica “prova” contro di lei è la sua personale amicizia con Christos Politis, un altro anarchico al momento in prigione per la sua partecipazione ad un gruppo di guerriglia urbana.

Subito dopo l’arresto di Fee, la polizia ha fatto “trapelare” ai media una accattivante, intrigante – per quanto stava per essere dimostrata – storia fatta ad arte: Fee era ritenuta la figlia di un membro della RAF Barbara Meyer e suo padre si supponeva fosse stato ucciso in una sparatoria con la polizia a Vienna, in Austria. “Meyer” è un cognome estremamente diffuso in Germania; la Barbara Meyer che ha fatto parte della RAF non ha nulla a che fare con la madre di Fee. Un irrilevante dettaglio per i media greci, che di fretta rilanciano la propaganda della polizia. Fino alle parole di Fee..

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Ora che le luci dello show si sono spente e il sipario è stato calato, è tempo che io parli. Nel modo che voglio. Circa ciò che è successo, che tipo di gioco ho creduto si sia giocato alle mie spalle ma più che altro nei miei riguardi; per parlare di tutte le cose che dovrebbero riguardare ogni individuo pensante in Grecia.

Riguardo al mio “caso”: da adesso sono abbastanza certa che da quando le mie informazioni personali sono state passate ai ben conosciuti cervelli dell’unità antiterrorismo (che ovviamente era completamente giustificata – ho bevuto un drink, si vede, con la gente sbagliata) il gioco è stato preparato. Per non parlare di quando hanno cercato su google il mio cognome (come un comune Papadopoulos in Grecia o Smith in UK/USA) e, immaginate la loro gioia, hanno scoperto la ricca storia della mia “famiglia”. Il diverso nome di mio padre era un dettaglio minore così come l’errata data di nascita di mia madre.

Da quando la realtà non ha più lavorato per loro, essa è stata aggiustata. Mi sono dovuta adattare al ruolo che hanno preparato per me. Mi hanno presa venerdì 14 gennaio alle 15, mentre stavo uscendo da casa per andare alla scuola di lingua dove insegno. Circa dieci persone con passamontagna, dopo averne messo uno anche a me, mi hanno portato al dodicesimo piano della centrale di polizia ad Atene senza dire una sola parola. Lì, dopo essere stata interrogata da sei persone, mi è stata mostrata una foto dove ci sono io e il mio amico e compagno Christos Politis. Mi hanno chiesto se lo conoscevo e dopo aver risposto di si, dicendo che lui è un’altra persona che è stata incarcerata giustamente, il loro comandante ha ordinato coraggiosamente di “continuare con la solita procedura”. Mi hanno strappato via i vestiti, registrato le mie generalità, rubato la maglietta e le calze – ovviamente senza dirmi di cosa ero accusato e ovviamente senza darmi attenzione quando ho richiesto di vedere un avvocato. Il tempo è importante perché già dalle ore 17 l’intera storia dei miei supposti genitori viene scoperta. Questo spiega perfettamente perché mentre mi opponevo ad essere fotografata, loro volevano fotografarmi coi telefonini, per rubare un’immagine. In ogni caso non hanno avuto molto da vendere…

Da anni ormai sappiamo come funzionano questi meccanismi, marci fino all’osso; sappiamo che i giornalisti-informatori (con poche importanti eccezioni) diffondono le menzogne della polizia. Pronti a distruggere ogni vita che viene gettata nelle loro fauci, pronta a ingoiare la verità e sputare fuori bugie. Vili creature…

Cosa non mi immaginavo, almeno personalmente, è la completa sfrontatezza con la quale ciò è accaduto, qui e ora.

Quando la montatura iniziò a diventare chiara, e mentre io ancora non sapevo quali bugie stavano venendo alla luce, un ufficiale responsabile per il “terrorismo internazionale” mi convocò nel suo ufficio. Cominciò una “discussione amichevole” riguardo a quando precisamente mio padre era stato ucciso in una sparatoria! In tutta sincerità, la mia mandibola deve aver colpito il pavimento in quel momento, specialmente quando mi ha detto con un sorriso che “bene, sono più interessato al mandato d’arresto internazionale su tua mamma” … L’unica cosa che non ha fatto è stata di accusarmi di favoreggiamento di un criminale, visto che non ho precisato fin dall’inizio i nomi dei miei genitori…

Ma dopo ancora, ho fatto molte cose. Come ha detto il procuratore generale, “hanno sequestrato molto, insolitamente molte” cose a casa mia … spazzole, vestiti, spazzolini, cuscini e … materiale stampato. Materiale che prova senza dubbio che sono un’anarchica, qualcosa che non ho mai pensato di nascondere e, – come questa donna educata, il procuratore generale, ha detto con scioltezza – io sono una terrorista e quindi la possibilità del mio rilascio sarebbe stata rifiutata fino a che una commissione non avesse giudicato il mio caso.

Se lei voleva imprigionarmi per questo (per essere un’anarchica) sì sono colpevole e lo sarò sempre. Sarò sempre dalla parte degli sfruttati, non degli sfruttatori, per sempre, fino a che non ci sarà più il dominio dell’uomo sui suoi simili, sugli animali e sulla natura. Ma io ho chiesto pubblicamente e seriamente che le accuse contro di me cambiassero. Che scrivessero le vere accuse, così nessuno avrebbe potuto tergiversare: avrebbero dovuto cambiare le accuse in “lei è una anarchica e legge. Ha amicizie con molte persone che lottano e di questo ne è fiera”.

Puntate, mirate e fate fuoco contro di noi alle mura di Kesariani (mura dove i soldati nazisti giustiziavano i partigiani ad Atene). Ho letto da qualche parte che il volto del regime politico si mostra nel modo in cui tratta i suoi oppositori politici. La gloria della Grecia! (espressione popolare usata per sottolineare l’arbitrarietà del potere statale in Grecia).

Il periodo che stiamo vivendo è fluido, strano, costantemente mutevole. In un periodo di crisi istituzionale e finanziaria l’autorità giocherà sempre con la carota e il bastone, la paura e la sicurezza. Vogliono che nessuno reagisca a niente, che parli, che si guardi attorno, che pensi differentemente, o se possibile non pensi affatto. Lobotomizzarci fin dalla nascita, per risolvere la cosa!

Cercano di far rispettare ovunque la loro spaventosa e assoluta uniformità; la loro assoluta e studiata inumanità.

In Grecia al momento ci sono circa 40 persone rinchiuse per motivi politici. La maggior parte di queste non è stata processata e già è trattenuta nelle prigioni di massima sicurezza; altre non vengono processate in processi pubblici o aperti; altre sono rinchiuse senza la più piccola prova a carico, solo in base al loro credo, alla loro vita basata sulla solidarietà, atteggiamento che adottano nelle amicizie personali.

In un modo reazionario e anche fascista, vogliono imporre l’isolamento, la solitudine, la logica del “ognuno per sé”; vogliono che guardiamo la tv spazzatura, che consumiamo la vita, bugie, spettacolo. Che non parliamo con i conoscenti, che non andiamo o invitiamo gente a casa nostra, che non incontriamo qualcuno o che chiediamo di essere informati di quali informazioni la polizia è in possesso, piuttosto potremmo finire nei guai.

Vogliono che smettiamo di provare emozioni, per agire in base agli istinti più bassi di sopravvivenza e autoconservazione, in base al sadismo del “buco della serratura”, per spiare la vita degli altri, perdendo noi stessi nel processo. Vogliono che noi odiamo, per condannare tutto ciò che è diverso, persone di altri posti, colleghi di altri settori, chiunque pensi o viva differentemente. Tutti questi sono pericolosi, ci viene detto, e dobbiamo odiarli, dato che l’odio fomenta la paura e viceversa.

Questa è la paura che loro vogliono per imporre la loro sicurezza mortale, il suono morente di una società che denuncia l’ultimo aspetto che davvero la rende tale.

Sono necessarie solo tre parole, I credo, perché l’elemento umano negli uomini venga definito. Dignità-Libertà-Solidarietà. Nessuno esiste senza le altre due, nessuna di queste cade dal cielo. Loro sono la virtù e il coraggio. Ma queste sono significati difficili che danno sostanza all’uomo, che trasforma la sopravvivenza in vita.

Possono solo controllarci, spezzettarci in bit e isolarci fintanto che ci inginocchiamo con la schiena piegata in attesa della frusta, a caccia di qualsiasi cosa viene dalla carota.

Resistiamo! Quando alziamo la nostra testa e ci guardiamo di nuovo negli occhi, la loro struttura traballante collasserà come un castello di carte. Perché la catastrofe in questo momento potrebbe cadere sulla casa del tuo vicino, ma domani potrebbe cadere sulla tua.

Resistiamo! Perché ovunque nel mondo ci sono persone che osano alzare le loro teste.

Ovunque e in ogni momento, in ogni piccolo momento quando qualcuno alza lo sguardo al cielo e all’orizzonte infinito che hanno dimenticato dalla giovinezza, la natura umana dell’uomo rinasce.

Troppo e per troppo tempo siamo stati tolleranti! Lotta per l’intero pianeta e per la libertà, lotta per le nostre vite e la nostra dignità.

Lo stato e i media sono gli unici terroristi.

Solidarizzare con chiunque lotta non è solo la nostra arma, è un dato di fatto.

Alterando leggermente la nota poesia di Martin Niemoller:

Prima vennero per il mio vicino,

E non dissi niente perché lui era uno straniero.

Poi vennero per un altro che era un rom,

E io non dissi niente nuovamente.

Poi presero il povero, il senzatetto, l’anarchico, quello di sinistra.

Alla fine vennero per me.

E fu solo allora che mi resi conto che non c’era rimasto nessuno a reagire.

Fee Marie Meyer

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