Grecia – Lettera del compagno prigioniero Christos Politis

* http://actforfreedomnow.blogspot.com/2011/01/letter-from-imprisoned-comrade-christos.html

trad. Cenere

Alcune prime impressioni sulla mia detenzione

1 – Questa lettera non rappresenta un’analisi politica dell’operazione dell’antiterrorismo iniziata il 4 Dicembre, ma piuttosto una lettura politica della mia detenzione; del suo senso e dei suoi obiettivi.

2 – È ovvio che mi trovo in prigione chiaramente perché sono un anarchico; perché da 15 anni ad oggi sono stato sempre attivo tramite attraverso elementi politico-radicali. Una lettura dei documenti legali del mio caso, insieme con la cinica dichiarazione del capo della polizia greca – che io sono stato arrestato perché messo in relazione con il caso della Corte Suprema* – sono prove evidenti di ciò. Mi ritrovo chiuso qui, e sono profondamente convinto di questo, per le nostre reazioni all’omicidio di Christoforos Marinos nel 1996, per le barricate fuori i centri di esaminazione nel 1998, per le dimostrazioni antimilitariste nel 1999, per le dimostrazioni contro il summit dei leader europei a Salonicco nel 2003, per le proteste studentesche tra 2006 e 2007, per la nostra solidarietà alla lotta dei prigionieri e a tutti i prigionieri che rifiutano di chinare il capo, per l’insurrezione di Dicembre, per…, per… Per essere ovunque, con le nostre grandi o piccole forze, dove nulla sembra certo e l’entropia sociale da di nuovo un senso alle nostre vite, alla nostra forza e alla nostra lotta.

3 – Il 4 Dicembre siamo stati portati alla stazione di polizia insieme al mio amico e compagno Kostas Barlis, fuori da un bar ad Exarchia da ufficiali di polizia della Delta force e dall’unità antiterrorismo. Il mio amico è stato rilasciato circa 16 ore dopo. A me è stato dato il rapporto dell’arresto 26 ore dopo. E dopo è iniziata la sofferenza. Perché durante l’ultimo periodo abbiamo visto una serie di casi di criminalizzazione delle relazioni tra amici e compagni, nel mio caso non l’hanno potuto “invocare”. Sono in prigione per un caso nel quale non conosco nemmeno gli altri accusati. Nessun testimone mi ha riconosciuto, nessun ufficiale di polizia chiede che io mi incontri con qualcuno degli altri accusati, nessuna intercettazione telefonica menziona il mio nome e la perquisizione a casa mia ha portato solo al prelievo della mia macchina per radermi, così anche il mio DNA ( vorrei far notare che questo non è neanche riportato nel rapporto di perquisizione ). Comunque, in accordo con l’unità antiterrorismo la prima prova “incriminante” è che la notte del 24 Novembre mi hanno visto muovermi in parallelo a Praxitelous street nel Pireo. Questo perché in Iroon Politehniou street, dopo tre traverse in fondo alla strada, c’è l’ufficio del mio avvocato. Quindi visto che gli ho fatto una visita quella notte così come in altri giorni devo essere coinvolto nel caso della Corte Suprema. La seconda prova “evidente” è che ho preso un drink a Exarchia, l’area nella quale socializzo con dozzine di persone ogni giorno, con una “persona sconosciuta” che secondo l’unità antiterrorismo ha mangiato prima a Souvlaki con uno degli altri accusati. Ognuno può tirare le sue conclusioni. Ovviamente, per l’intera settimana in cui sono rimasto nella divisione antiterrorismo sono stato in isolamento in una cella per 3, senza finestre e con la luce costantemente accesa. E dopo è arrivata la già preventivata decisione del mio arresto e il trasferimento a Gravena. Si tratta di una prigione di massima sicurezza dove ci sono solo condannati a lungo termine e non gli accusati con processi ancora pendenti, in più è situata a 500 km da Atene, rendendo impossibile la comunicazione con amici, compagni, familiari e avvocati.

4 – Le due accuse molto serie contro di me nello spazio di due settimane e la mia detenzione non generano confusione e le considero solo come uno sforzo continuo dovuto alla mia presenza in un regime di controllo oppressivo. Al contrario, tutto l’insieme di bugie nel cuore della moderna politica repressiva; nel cuore di un piano a diversi livelli che mira ad intimidire e a imporre la disciplina per le nuove “classi pericolose” e a neutralizzare i rivali del regime politico. Mirando all’abbrutimento, in altre parole, dei progetti di autogestione, azione diretta, solidarietà e lotta per riappropriarsi della vita; al minare le dinamiche anarchiche e antiautoritarie all’interno del fermento sociale. Così il recente sciopero generale e le dimostrazioni del 15 Dicembre sono durate solo un giorno, così la resistenza è svalutata, quelli che lottano disprezzati, Keratea diventa semplicemente una piccola area fuori da Atene, Dicembre viene dimenticato e celebrato come il 17 Novembre. E per questo impero della paura finalizzato al suo mantenimento, per l’attacco vittorioso del trionfo del mondo capitalista, è necessario che tutti quelli che si sentono un obiettivo si moltiplichino. Lo spettro penale deve essere ampliato e i concetti legali devono essere diffusi con un carattere permanente di indeterminatezza intenzionale; per perdere ogni significato, o meglio, per acquisire i loro significato con il rafforzamento dello stato di emergenza. Senza alcuna riserva, gli investigatori e gli accusatori continuano a provare che l’unica loro preoccupazione è come distruggere il nemico. E dopo, è il turno della monotonia delle strutture correzionali e la pura, brutale violenza dell’imprigionamento.

5 – Le accuse fabbricate e canalizzate sono basate sugli scenari e le fissazioni dell’unità antiterrorismo somigliano a bombe a grappolo. Essa punta a colpire ad ampio raggio, per distruggere un’area più ampia. Questa accusa non riguarda solo me. Si vuole instillare la paura in ognuno. Per renderci cauti quando parliamo con qualcuno. Con chi andiamo ad attacchinare. Con chi pubblichiamo un opuscolo. Con chi camminiamo a fianco nei cortei. Con chi scambiamo punti di vista su diverse cose. E ovviamente ovunque andiamo. Per infondere nel nostro quotidiano il sospetto e la paura. I dipendenti della triade ci offrono generosamente l’”alibi” permanente dell’obbedienza, una transitoria sicurezza e la falsa certezza della sottomissione. Perché chi contesterebbe, senza considerarsi pazzo, che se non avessimo niente, se non fossimo anarchici da quando abbiamo finito il liceo, se ci fossimo sentiti sentiti “sollevati” con la firma del memorandum, se odiassimo gli immigrati, se fossimo stati arrabbiati contro i koukouloforoi (quelli incappucciati), se avessimo avuto paura dei terroristi né io o molti altri che resistono non dovremmo soffrire le conseguenze della repressione.

6 – La lotta, comunque, non arretra. Il regime e i suoi vari ufficiali non sentiranno mai né gioia né pace. Difendiamo gli anarchici prigionieri, i prigionieri in lotta. Fino alla loro liberazione. Contribuiamo di continuo all’organizzazione – teoretica e pratica – della nostra classe e sviluppiamo la strategia necessaria, pianificando il raggiungimento della vittoria. Alziamoci. E facciamo il prossimo passo. Per il contrattacco sociale/di classe. Per la tempesta dei proletari.

P.S. Come un buon compagno mi disse una volta: “Pazienza. Forza. Fiducia nella causa. Noi siamo nel giusto. Senza dubbio”. Queste parole saranno la mia guida in questi movimenti davvero difficili.

Christos Politis

Prigione di Grevena

* Il 22 Maggio 2008 a mezzogiorno circa sulla strada per prendere la mia moto che avevo lasciato vicino la stazione metro di Panormou sono stato condotto nella stazione di polizia dove mi sono state fatte numerose domande su dove mi trovavo la notte prima. Dopo alcune ore sono stato rilasciato. La notte prima un attacco incendiario contro dei veicoli era stato realizzato intorno al perimetro della Corte Suprema di Atene. Da quel momento vennero pubblicati articoli che parlavano di scenario politico, che all’inizio collegavano me con l’attacco incendiario contro i veicoli vicino la Corte Suprema e dopo sostenevano la mia partecipazione in varie organizzazioni e attacchi, definendomi spesso come figura di spicco. Lo scorso Novembre loro hanno ottenuto quello che volevano, annunciando in televisione un mandato di arresto nei miei confronti, che in realtà non è mai esistito. Nello stesso tempo, per lunghi periodi ho avuto una visibile sorveglianza poliziesca. E come apice, 2 anni e mezzo dopo sono stato chiamato a difendermi in quanto accusato per il caso della Corte Suprema. Dunque mi sono presentato per l’interrogatorio il 2 Dicembre e sono stato rilasciato ( per due giorni! ).

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