Svizzera – Lettera di Marco Camenisch dal carcere di Orbe

tratto da Informa-Azione.info

Eccovi la prima lettera da Marco dopo il trasferimento che sa tanto di vendetta e isterismo allo stesso tempo!
Senza preavvisarlo, senza che potesse ritornare nella cella per fare “i bagagli”, prendersi il necessario (indirizzi, numeri telefonici ecc), senza scarpe … prelevato da sbirri incappucciati!
Senza dubbio è la risposta alla campagna in solidarietà con i rivoluzionari di lunga detenzione, tra cui lui, lo sciopero collettivo con Billy, Costa e Silvia e altre azioni militanti in loro appoggio..
Di sicuro questo atto repressivo non intimorirà nessuno – al contrario: quando il nemico reagisce in questo modo stressato, vuol dire che siamo sulla strada giusta!
La solidarietà è nostra arma – adesso più che prima -usiamola in solidarietà con la lotta dei prigionieri rivoluzionari

www.rhi-sri.org per avere altre informazioni

Nuovo indirizzo per scrivere a Marco:

Marco Camenisch
Penitencier de Bochuz
Case Postale 150
1350 Orbe
Switzerland

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Orbe, 10.10.’10
Care/i compas
Giovedì 07.10.’10 prima del lavoro di pomeriggio m’informarono via citofono nella cella che non c’era lavoro, che potevo stare in cella (mai successo in 6 anni, ah ah), poi mi chiamarono nell’ufficio della sezione, che il signor Hauenberger ( tipo maresciallo) mi voleva parlare, ma c’erano due guardie tipo pretoriano (alti, selezionati per tanta massa muscolare e poco cervello) che mi portarono in magazzino (“ il magazziniere le deve dire qualcosa”, solito stupido e inutile espediente…). Con ancora altri pretoriani attorno il magazziniere mi mostrò l’ordine di trasferimento del sig. Thomas Noll, ben noto “capo d’esecuzione pena”, membro direttivo ed ex-psichiatra d’emergenza del carcere Pöschwies. Motivi: << Pericolo per l’istituto causa manifestazioni>> e <<pericolo per l’incolumità del personale>>, privazione dell’effetto sospensivo dato dal diritto di ricorso contro l’ordine, sempre << per motivi di sicurezza>>, e che la galera di Orbe (“Bochuz”), cantone Vaud, è disposta a continuare il mio internamento. Mi devo cambiare e quattro sbirri della cantonale di Zurigo mi caricano su di una carretta di elicottero. I polsi legati con fascette che te li tagliano e fanno un male boia e le mani fissate a una cintura, con la catena ai piedi fissata a sua volta alla carretta. Si vola fino a Yverdon Les Bains, atterrano su di un parcheggio industriale sbarrato da sbirri incappucciati che col furgone mi portano al carcere.
Ora attendo con grande curiosità la mia “roba” che avevano detto “te la mandiamo”, e sono nella “normale” sezione arrivi, meno male nei miei abiti privati, qui l’uniforme si porterebbe solo al lavoro. Anche per il resto sembra che la perfidia e la demenza è un po’ meno “olimpionica” che nella galera d’avanguardia Pöschwies della feccia di giustizia zurighese.
Beh, poco rilevante, ma rilevante è invece la evidente rappresaglia politica e la dinamica sequestro-ostaggio come prigioniero politico/di guerra dello stato e del capitale e le responsabilità dei cantoni/delle istituzioni di Zurigo/Vaud.
Ma certamente non credo che la resistenza militante ci casca, s’intimorisce e si fa ricattare di cotanta pochezza e paranoica espressione di debolezza della repressione… 🙂
Ma che, all’inverso, hanno solo peggiorato un pochino la loro situazione, che anche questo ulteriore piccolo smascheramento del loro degrado paranoico contribuisce alla fondamentale riflessione e analisi militante per lo sviluppo ed il rafforzamento teorico e pratico come direzione corretta molto oltre lo specifico (caso, repressione).
Vi abbraccio forte, a presto

Marco

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