Lettera dal carcere dell’anarchico greco Sarantos Nikitopoulos

      tratto
da Tokata, trad. Culmine

Il
10 aprile 2010 sono stato arrestato (sic)-sequestrato dal servizio
antiterrorista della polizia greca. In seguito al non necessario e di
cattivo gusto show al quale hanno partecipato numerosi plotoni di
MAT, EKAM, agenti in borghese, pattuglie d’intervento rapido,
magistrati, ecc. con le porte sfondate (nonostante avessi consegnato
la mia chiave) e con ridicoli "rinvenimenti" tirati fuori
dalla mia casa: diverso materiale cartaceo antiautoritario, libri di
letteratura e di politica, molti video. Sono stato condotto al
commissariato centrale di Atene in cui per molte ore diversi
incapucciati si alternavano davanti a me, senza che rispondessero
alla mia domanda se si trattava di una convocazione senza carichi
penali o di un arresto. Non mi hanno concesso di contattare i miei
avvocati, ma non mi hanno chiesto nulla. La notte dell’11 aprile è
stata resa pubblica la mia detenzione per l’appartenenza
all’organizzazione Lotta Rivoluzionaria e con l’accusa d’aver
violato nientemeno che tutto il codice penale. Come se non bastasse,
nonostante fossi già agli arresti, di nuovo non mi è
stato permesso di contattare i miei avvocati.
Nei giorni
successivi, i presunti e chiacchieroni giornalisti, hanno elaborato
le menzogne tese a ripetere vergognosamente il clima di paura
isterica che abbiamo vissuto nel passato. Essi, in realtà
fanno parte dell’ufficio stampa dell’anti-terrorismo, in quanto
riproducono le incoerenti "fughe di notizie" delle fonti di
polizia, così come la polizia ha bisogno dei loro notiziari.
Insomma, il tutto per far funzionare il clima di tensione con il
quale ognuno può esser condannato con la denominazione
"presunto…". Casualmente, stavolta si trattava di me.
Parallelamente a questa situazione, la polizia mi ha definito come
"l’uomo-chiave", "il membro fondamentale", "il
legame", "quello che s’è salvato nel conflitto di
Dafni" (il quartiere in cui viveva Lambros Foundas),
"l’intellettuale", "l’antiautoritario duro",
ecc.; e tutto questo nonostante non avessero alcuna prova. Non hanno
detto "segreto femminile" e non l’hanno fatto per ragioni
sessuali. Degni seguaci, quindi, di Goebbels; ma dimenticavo di dire
che costui era un fascista mentre adesso abbiamo la "democrazia
degli arresti" sotto gli ordini del distinto servizio
pro-americano Pro-po (Servizio di protezione al cittadino).

Per
questo, allora.

Dall’inizio
ho negato le accuse e pertanto la partecipazione all’organizzazione
Lotta Rivoluzionaria. Quel che non nego è la mia estesa
partecipazione al movimento anti-autoritario ed è per questo
che oggi mi trovo in questa atroce situazione (nel sotterraneo di un
carcere, praticamente in regime di isolamento e con un campo visivo
che non supera i 20 metri). Non nego la mia presenza in tutto il
ventaglio delle azioni e la mia conseguente partecipazione nelle
lotte sociali, in cui lo spazio politico al quale appartengo ne
costituisce una parte storicamente indispensabile. Non nego nemmeno
il mio rapporto politico e d’amicizia che ho avuto con il costante
lottatore e deceduto Lambros Foundas e con gli altri che sono
stati arrestati assieme a me. Com’è facile attendersi, dopo
tanti anni di azioni nello spazio anarco-antiautoritario e nelle
lotte sociali, conosco ed ho centinaia di compagni, ma non migliaia
con le quali mi lega perfino l’amicizia. Tuttavia vivo sulla mia
pelle il nuovo dogma di "luce" della repressione che
penalizza le nostre relazioni politiche, amicali e sociali.
Viviamo
in un paese in cui la tradizione di lotta ha radici profonde, ma
queste radici sono bagnata dal sangue di quelli che lottano nelle
montagne, nelle città nei luoghi d’esecuzione, nelle carceri,
nei "nuovi Partenoni" di Macronisos o di qualsiasi delle
isole desolate (Macronisos è una delle isole sterili in cui
sono stati ammassati in carceri i dissidenti del regime condannati
all’esilio durante il trionfo nazi e che sono rimaste in piedi
durante la dittatura delle giunte militari). Questo paese dalla
profonde radici storiche è anche quello del terrorismo di
Stato. I tempi cambiano. La fraseologia cambia, ma il potere resta lo
stesso. Due mondi contrapposti. Il mondo degli interessati
capitalisti assassini. E il mondo della resistenza sociale. In questo
scontro, ho scelto di difendere il lato delle "barricate".
Sto da questa parte perché non ho alcuna intenzione di firmare
il certificato di buona condotta (e prudenza) sociale, né
qualsiasi dichiarazione di pentimento o di negazione della mia
politica, della mia appartenenza e delle mie azioni. Di tutto ciò
sono orgoglioso. Ancor più adesso, che è evidente
l’indurimento dell’attacco da parte dello Stato e del Capitale contro
la società, conseguenza che ha la presenza del FMI nel nostro
paese. Ricordo quando 10 anni fa, a Praga, assieme a migliaia di
compagni di tutto il mondo abbiamo impedito in seguito a violenti
presidi la riunione de questo stesso meccanismo criminale. E l’anno
successivo a Genova, quei criminali del Capitale hanno risposto con
l’unica lingua che conoscono (quella della violenza) con l’assassinio
di Carlo Giuliani. In quei tempi, eravamo sotto la criminale
dichiarazione di guerra di T. Blair e "con la compagnia
anarchica da teatro in tour". Altre volte siamo stati
"provocatori" che "s’infiltrano" e "calunniano".
Altre volte di nuovo "hooligans apolitici". Altre volte
gli "emarginati di Exarchia", ecc.

La
verità è evidentemente un’altra. La verità è
che siamo uno spazio politico in cui ci sono teoria e azione, che
interviene in una società che ha rivelato la possibilità
dell’esplosione insurrezionale del dicembre 2008. La verità è
che siamo uno spazio politico che resiste al crimine senza fine degli
incidenti sul lavoro, dei sacrifici umani posti sull’altare del
profitto per i capitalisti. E resiste al crimine continuo delle
carceri, che negli ultimi decenni è giunto a 400 morti. E si
mantiene solidale con i migranti che vengono assassinati ogni giorno
nelle frontiere terrestri e marittime del paese e che vengono
torturati e umiliati nei commissariati di polizia o nei moderni campi
di concentramento ( come a Paganì, nell’isola di Mitilene, tra
gli altri). Si mantiene solidale con i prigionieri politici. Si
oppone alla catastrofe dell’ambiente e partecipa a tutte le lotte
sociali. Siamo uno spazio politico che non riconosce il monopolio
della violenza dello Stato e cerca compatibilmente con le sue forze
di rispondere ai continui attacchi da parte dello Stato e del
Capitale, anteponendo la solidarietà, l’autogestione, il
disinteresse.
Pertanto, ci troviamo nel mirino della repressione
che non vacilla nello sparare ad un ragazzino di 15 anni, a
demonizzare quartieri interi (fatto che gli abitanti di Exarchia
conoscono molto bene), a penalizzare relazioni politiche, personali e
sociali, a costruire associazioni temporanee ed opportuniste per
ragioni politiche, com’è il caso del centro sociale anarchico
Resalto
, nel quartiere di Queratsini ribattezzato come
organizzazione "terrorista" nel dicembre 2009. Com’è
il caso dello studente dalle scarpe verdi. Com’è il caso della
piazza Aristotele, sempre del dicembre 2009, quando i "pretori
che proteggono il cittadino" hanno collocato delle molotov a dei
passanti. Come nel 2003, ancora a Salonicco, con il manifestante
Simón Chapman che è stato accusato per delle
molotov. Com’è il caso della mazza da giardino che, come dice
il proverbio popolare, è stato "cornuto e mazziato".
Com’è anche il caso del manifestante Mario Z. che aveva
sapone e cappuccio e si sono inventati qualsiasi cosa. Come, come,
come… e tutti quelli che non sapremo mai.
Un paese come questo,
in cui quelli che pretendono comandare si affannano per l’abolizione
dell’asilo universitario mentre essi stessi si rifugiano nell’asilo
parlamentare e si comportano come una moderna mafia e si
auto-assolvono gli uni e gli altri p eri loro enormi scandali
(Siemens, Batopedi, Homologa, Ipolopes, C41). In un paese in cui la
proclamazione della guerra dello Stato contro la società si
certifica per il fatto che esistano le bande meccanizzate di EL. LA (
i poliziotti sono ripetizioni di un modello in serie) e l’occupazione
poliziesco-militare nelle strade che hanno l’esclusivo obiettivo di
dissuadere e piegare le lotte sociali. In un paese che celebra
ufficialmente la dittatura del FMI. Un paese in cui le parole perdono
di senso e nuove pallottole finiscono sul corpo dei passanti: Nicola
Toddy, a Virona "per ragioni di sicurezza". In un paese in
cui abbassare la testa ed accettare la riduzione dei diritti
conquistati con lotte e sacrifici ed accettare il totale
dissanguamento economico degli stati sociali più indifesi in
favore dei profitti dei capitalisti viene denominato "capitalismo
ecologico (verde)". In un paese in cui l’arroganza del cinismo e
la doppiezza dei potenti non permettono di vedere facilmente che la
loro politica è quella che conduce al carcere e non qualsiasi
altra forma di "nebulosa" o di lucro "impersonale".

In questo paese, pertanto, in cui la resistenza ai piani dei
capitalisti è l’unico cammino e pertanto un obbligo. Resistere
significa farlo su basi auto-organizzate ed anti-gerarchiche, senza
intermediari, per la libertà, la dignità e la giustizia
sociale.
Per quel che mi riguarda, continuerò a lottare.
Continuerò a rifiutare le categorie che mi attribuiscono, ma
in nessun modo ripudierò la mia identità, la mia
partecipazione e la mia azione politica.

LO
STATO E’ L’UNICO TERRORISTA
LAMBROS VIVE DENTRO I CUORI DI OGNI
PERSONA CHE LOTTA

Colui
"che indossa" quel che nemmeno io so…

Sarantos
Nikitopoulos

Sesta ala di Korydallos

p.s.:
Il nome e la legge sugli "incapucciati" è valido o
non lo è per quelli che mi hanno "sequestrato" e mi
hanno condotto in processione come un trofeo di fronte alle
telecamere da GADA en Evelpidon e viceversa.

p.p.s.:
Un enorme ringraziamento a tutti quelli che a loro modo esprimono la
loro solidarietà.

Questa voce è stata pubblicata in presxs. Contrassegna il permalink.