Presidio davanti all’ambasciata dell’Argentina in Grecia

LIBERTA’ IMMEDIATA PER I 5 COMPAGNI SEQUESTRATI DALLO STATO ARGENTINO

Volantino diffuso ad Atene durante il presidio del 7 maggio:

Libertà ai 5 compagni anarchici di Buenos Aires, arrestati durante una
manifestazione solidale con l’anarchico greco Giannis Dimitrakis
Martedì 27 aprile, giornata di solidarietà
internazionale con l’anarchico Giannis Dimitrakis, un giorno prima
del processo d’appello nei suoi confronti, un gruppo di compagni
anarchici di Buenos Aires s’è mobilitato davanti
all’ambasciata della Grecia per mostrare la propria solidarietà.
Durante lo svolgimento dell’iniziativa, dall’ambasciata sono spuntati
fuori degli agenti in borghese minacciandoli con le loro armi ed
iniziando a pestare i compagni, arrestandone 5 (3 compagni e 2
compagne), uno di essi è stato condotto in ospedale per la
gravità dei colpi ricevuti in testa.
Dopo gli arresti, la polizia ha fatto irruzione nelle case dei compagni, all’interno di
una serie di irregolarità giuridiche, mentre il giudice
Claudio Bonádio, noto per la sua politica di tolleranza zero,
li ha accusati di danneggiamenti, attentato, resistenza all’autorità
e prepotenza ideologica.
In particolare, l’accusa di prepotenza
ideologica, che lo stesso giudice ha utilizzato contro altri compagni
in lotta in casi precedenti, è il lato oscuro della legge
antiterrorista, una legge che criminalizza tutti coloro che non
accettano il gioco democratico e del sistema. Quest’accusa si
riferisce concretamente all’esistenza d’una organizzazione che cerca
di imporre le proprie idee con la forza. Nulla di più lontano
dal contenuto e dagli obiettivi reali della lotta rivoluzionaria
anarchica.
I 5 compagni sono adesso in carcerazione preventiva.

Noi, da qui inviamo il nostro saluto ai compagni che, dall’altra
parte del mondo hanno scelto di mostrare la propria solidarietà
al nostro compagno sequestrato, ponendo a rischio la libertà e
dimostrando ancora una volta che la solidarietà tra gli
insorti e la lotta contro il potere non possono esser limitate da
frontiere, nazioni o idiomi.
Migliaia di chilometri, montagne ed
oceani, frontiere e muri ci sono tra noi, ma le nostre storie si
trovano all’interno della guerra sociale. Sia lì che qui, lo
Stato integrato dalla mafia locale della corrotta élite
politica ed economica, si arricchisce a spese delle migliaia di
oppressi, assieme alle banche ladre ed ai padroni che succhiano fin
l’ultima goccia del nostro sangue. Sia lì che qui siamo delle
cavie del loro sistema in fallimento e delle prede nelle grinfie dei
falconi del terrorismo economico internazionale del FMI e del
capitale, mentre per le strade i porci in uniforme assassinano, nei
tribunali i giudici impongono leggi antiterroriste e pene che
annientano e sugli schermi i tele-cannibali diffamano e
criminalizzano la gente che lotta.
Sia lì che qui ci sono
anime insorte che scelgono di avviarsi per i sentieri della rottura
con l’esistente e lottare contro il potere che produce miseria e
sottomissione.

“ma noi resistiamo e resisteremo al timone della nostra Argo,
all’inesistente ricerca del vello d’oro dei nostri sogni, con tutta
la fiamma ed il coraggio della nostra gioventù”

Severino di Giovanni (1901-1931) anarchico che visse e lottò in Argentina

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