Il Tempo, 21.04.10 –
http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2010/04/21/1150866-pacco_bomba_carabinieri_roma.shtml
Volevano uccidere. Con un plico bomba indirizzato ai carabinieri, confezionato con polvere da sparo e chiodi proprio per arrecare il maggior danno. Il pacco bomba, spedito alla caserma dell’Arma «Gianicolense» di via Cosmo De Torres a Monteverde Vecchio, è stato intercettato presso il Centro meccanografico di Fiumicino. Sono intervenuti i carabinieri della compagnia dell’aeroporto comandata dal capitano Nino Pappalardo. La busta imbottita, commerciale gialla, con etichetta adesiva per l’indirizzo della caserma dei carabinieri scritto stampatello con il computer, aveva per mittente una fantomatica «Associazione Fiamme Gialle».
I militari hanno chiesto l’intervento della squadra artificieri del Gruppo di Ostia. Gli esperti dell’antisabotaggio hanno provveduto al disinnesco dell’ordigno. Dentro la busta gialla, una borsetta con un congegno esplosivo a strappo che avrebbe fatto saltare la miscela lanciando i chiodi come schegge. La matrice del mancato attentato è riconducibile alla galassia anarchica che già in passato ha firmato attentati con questo tipo di ordigni contro i carabinieri. Negli ultimi tempi si è infatti registrata una nuova ondata di pacchi bomba spediti a caserme e istituzioni. Un’escalation annunciata dai rapporti dei nostri servizi segreti che hanno segnalato la ripresa della campagna dinamitarda dei gruppi anarco-insurrezionalisti.
A fine marzo, a Milano, una busta esplosiva con destinataria la Lega Nord ha ferito un addetto delle Poste. La trappola rudimentale era stata realizzata dentro una busta imbottita gialla che conteneva un portafogli con una molletta da bucato e un circuito elettrico, oltre a un certo quantitativo di polvere pirica. Aveva un innesco a strappo e quando l’operaio inconsapevolmente lo ha maneggiato per «gettarlo nel carrello della corrispondenza», è esplosa. In questo caso all’interno c’era anche un foglio con la rivendicazione. La firma del pacco bomba, infatti, è stata quel «Sorelle in armi – Nucleo Mauricio Morales» che ha rivendicato il duplice attentato all’università Bocconi (un tubo esplosivo scoppiato solo in parte di notte) e al Cie di Gradisca d’Isonzo. Anche in quest’ultimo caso rinvenuta una busta, il 15 e 16 dicembre scorsi.