Juan Carlos Rico Rodríguez – Sullo sciopero della fame dal 20.12.09 al 01.01.10

Documento tra la constatazione ed il giubilo

Salve a tutti, compagni. Un abbraccio fraterno.

Oggi ho ricevuto informazioni sull’ultimo sciopero della fame a carattere
internazionale (volantini, “Presxs a la kalle” da parte
dei compagni cileni, “La venganza de Prometeo” e
testi d’adesione e azioni in risposta al
capitale/detenzione-morte-torture-dominio…).

In primo luogo, valuto in maniera positiva le azioni verificatesi
durante queste giornate di solidarietà ma anche di lotta,
perché non dobbiamo dimenticare che la solidarietà, di
questi tempi, viene considerata un reato da parte della élite
dominante in qualsiasi posto del mondo, in modo da esercitare il loro
stato di dominio/terrore. Per questo valuto positivamente le azioni
in quanto, malgrado tutto, s’è dimostrato che l’informalità
-da una prospettiva antiautoritaria- funziona eccome, specie se si
dipana a livello mondiale. Per questo ho provato una grande gioia,
perché mi aspettavo una risposta minima ed invece ho potuto
constatare che la voglia è lottare è enorme. A lottare
compagni!

Il progetto dell’insurrezionalismo è la lotta costante che gli
oppressi mettono in atto contro il potere storico, ovvero la lotta
del qui ed ora, lotta per la sopravvivenza, dovuta alla presenza
d’uno stato di tirannia… Per questo non filosofeggerò oltre.

Quanto all’azione/controllo sulle nostre esistenze, è evidente che se
non distruggiamo quel che ci ammazza, esso non si produrrà;
pertanto attraverso l’affinità e l’informalità,
attraverso le forme di lotta antiautoritaria contro l’attuale stato
di cose, abbiamo un solo percorso de seguire: lottare o morire. Noi
preferiamo lottare con tutti i mezzi alla nostra portata.

A livello organizzativo, per l’azione, come ben dice il compagno Pombo
“i fini/aggettivi
che ogni gruppo si propone di mettere in pratica determinano le forme
organizzative ed i compagni che faranno parte dei gruppi”.

Pertanto, non saprei cos’altro dire… che ciascuno di noi, sempre in
maniera antiautoritaria, deve cercare di determinare l’ambiente e non
il contrario. Di fronte a chi ha il solo fine di dominare, bisogna
solo fargli capire che questo è il nostro cammino.

Certo, all’interno di questo modo d’agire si produrranno vittime mortali, ma
anche essi avranno le loro morti. Noi ne abbiamo già avuti
tanti.

In omaggio a quelli che non sono più tra noi, senza averli
personalmente conosciuti, ma è certo che non li abbiamo
dimenticati. Il nostro obiettivo, che nasce dai nostri cuori, con la
partecipazione come prigionieri è stato quello di apportare un
granello di sabbia. Il nostro atteggiamento è chiaro,
semplicemente perché quei compagni erano come noi. Non
dimenticheremo Mauri, né Zoe (ed il compagno che è
rimasto gravemente ferito), né Xosé, né Paco
Ortiz, né il Francés, né i compagni evasi, né
tanto meno la mia amica Tamara (imprigionata), perdonate il mio
egoismo… Non dimenticheremo mai i tanti che hanno consegnato la
vita lottando di fronte ai nostri nemici (senza inutili sacrifici).
Che sia chiaro che il coraggio e l’impegno dei nostri compagni
americani, la sofferenza e il dolore, ma anche la costanza nella
lotta li facciamo nostri.

Ai nostri compagni cileni, argentini…

Ai miei cari fratelli messicani…

Ai miei fratelli qui, greci, italiani, baschi, catalani, madrileni,
andalusi…

Stiamo in allerta per Mumia

A Marco e a Pombo, un abbraccio

Un addio ai nostri compagni russi assassinati ed ai nostri compagni
serbi, arrestati e torturati…

Infine, valuto positivamente quel che è accaduto, come ho detto in
precedenza di questo comunicato pubblico. Dobbiamo avere una certa
continuità, perseveranza, determinazione e soprattuto dobbiamo
sapere bene gli obiettivi da distruggere ed il fine per il quale
lottiamo, che non è altro che “la distruzione delle
istituzioni della disuguaglianza, (ed aggiungo io) della morte e del
dominio
” –Bakunin-.

Incoraggio voi tutti, indipendentemente dal luogo geografico, ad unirvi alla
lotta ed al “piripipero”. Dobbiamo dare continuità a
quest’energia.

Vi vogliamo bene e le gabbie non impediranno di comunicare tra noi.

Un abbraccio con tutto il mio affetto a tutti e tutte.

A Tamara, un sorriso.

Spesso la lotta è l’univa via d’uscita. Non ci sono remore morali.

Per l’insurrezione che ci porti alla liberazione come persone,
rispettando le altre persone come tali.

Sotto qualsiasi tentativo d’oppressione, tutti i metodi di lotta contro gli
oppressori sono validi.

Un abbraccio alla gente di Culmine ed ai miei amici “del
sud”.

Centro Penitenciario Madrid 5 (Soto del Real) – Modulo 15 (Isolamento)

Juan Carlos Rico Rodríguez

in spagnolo:
http://boletintokata.wordpress.com/2010/02/15/reflexiones-sobre-la-huelga-de-hambre-de-diciembre-v/#more-381

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