COMUNICATO
della CRUZ NEGRA ANARQUISTA: Sull’arresto dei 15 dicembre a Madrid.
(16/12/2009)
Ancora un volta i mass-media ci hanno informato, oggi, dell’arresto a Getafe
di una compagna anarchica. Ancora una volta i mass-media mentono
svergognatamente con l’evidente tentativo di criminalizzare quel che
qui vogliamo denunciare.
Sia quel che sia, non merita alcuna credibilità l’affermazione
secondo la quale la compagna T.H.H. sia la responsabile dell’invio
del pacco-bomba al dipartimento delle prigioni della Generalitat de
Cataluña, lo scorso mese di ottobre. Non lo crediamo, ma
vogliamo non essere malintesi. Lei, come qualsiasi altra compagna
colpita dallo Stato, ha il nostro appoggio incondizionato sia che nel
caso di una sua responsabilità per i fatti dei quali viene
accusata sia in caso contrario. Semplicemente non entriamo in questo
tipo di considerazioni.
Partiamo allora da un dubbio molto serio sulla sua responsabilità per
i fatti per i quali viene accusata. Un dubbio profondo che acquisisce
consistenza proprio mentre stiamo scrivendo questo testo, quando da
fonti della sua difesa abbiamo saputo che gli uffici di polizia in
cui si trova detenuta sono quelli della caserma della Guardia Civil
De Arroyo Molino, in cui domani è previsto il suo
interrogatorio. Nemmeno il tempo necessario per la detenzione
preventiva, non le applicano nemmeno alcun tipo di legislazione
speciale, il che con tutte le pertinenti riserve si deve alla
confusione della situazione. Tutto ciò ci porta a pensare che
non ci sia una solida base per l’accusa.
Ma questo non impedisce ai media di continuare a parlare della compagna
come di una “dirigente della CNA”. Qualificarla da
dirigente fa capire chi sono i giornalisti: persone incapaci di
concepire che nel mondo ci possa essere qualcosa che non si regga
sulla base di una relazione gerarchica. Dire che è integrata
nella struttura della CNA è totalmente falso. Ciò
definisce il ruolo che i media stanno giocando.
Chiariremo il senso di questa menzogna. Quando i corpi di polizia cercano di
concretizzare un’accusa, così come la procura, allora cercano
di portarla sempre al grado più estremo. Un grado che quando
si tratta di un fatto di natura politica non è altro che il
tentativo di avanzare un’accusa di “appartenenza a banda
armata”. Questa figura penale, per essere formalizzata, ha
bisogno che la persona sia collegata ad un’organizzazione che, in
accordo alla normativa internazionale, abbia una serie tale di
requisiti come la permanenza nel tempo, le rivendicazioni conosciute,
ecc. Quel che in alcune occasioni ha dato luogo al fatto che siano
comparse azioni di organizzazioni inesistenti, anche se non
riuniscono tutti i presunti tipizzati. In definitiva si tratta di
sollevare un problema tecnico per ingrandire l’accusa ed in questa
occasione, ancora una volta, i media sono venuti a mostrarsi come
servi che sono al servizio della repressione.
Tutta la nostra solidarietà alla compagna arrestata ed il nostro
desiderio è che domani possiamo averla di nuovo tra di noi.
Tutto il nostro disprezzo per coloro che tramano inghippi come quello
denunciato, con il chiaro intento di distruggere la vita di una
persona e. ben oltre. Questo è il fine ultimo della
repressione: cercare di dissolvere tutto il tessuto sociale che si
mostra contrapposto nelle parole e nei fatti.
SALUD Y ANARQUIA.
Federación
de Grupos de CNA Península Ibérica