sciopero della fame 20 dicembre – 1 gennaio
Salve a tutte/i,
restituiamo il saluto, per adesso solo per lettera, a tutte le espressioni di
solidarietà ricevute da un po’ di tempo a questa parte. Ci
hanno fatto salire il morale, sul serio compagni! Siamo stati
contenti di ricevere le ultime notizie.
Adesso, compagni, diciamo la nostra sullo “sciopero della fame solidale”
di 12 giorni, proposta avanzata dal compagno Gabriel Pombo Da
Silva rinchiuso nel carcere di Aachen, Germania.
La nostra opinione (ne abbiamo già parlato con Margarito
[Cristian Cancino]) è quella di non aderirvi. Per il fatto che
ci troviamo per molti aspetti in una situazione sfavorevole e
instabile, di essere “imputati in un processo”, il che
significa direttamente avere la vulnerabilità giuridico-legale
di non poco conto e, anche se sembra ovvio dirlo, noi siamo “nel
ventre della bestia”. Il punto è che non essendo
condannati abbiamo ancora la chance di uscire da queste accoglienti
gabbie.
Sottolineiamo che questa decisione non è presa in relazione alla
sottomissione che cercano di infonderci o per non accettare o
comprendere le conseguenze dell’essere in una guerra dichiarata
contro il dominio ed i suoi sostenitori. Ma noi la vediamo come una
questione, per ora, strategica, cercando di non dar loro ulteriori
argomenti attraverso i quali continueranno ad ampliare i fascicoli
d’indagine, in quanto loro cercano solo di mantenerci sequestrati,
con il fine di coartare il nostro agire rivoluzionario (come se il
carcere lo impedisse, eh!) e infondere la paura della punizione
esemplare verso tutti quelli che pretendono sovvertire quest’ordine.
Ribadiamo, compagni, che è una decisione molto personale e ben
discussa… perché noi aneliamo la strada, quella condizione
meno restrittiva dalla quale siamo stati privati. Oltre ad esser
convinti che nella strada siamo di molto più “utili”
in tutti gli aspetti.
Non vogliamo contestualizzare ed adeguare i metodi di lotta che ci impone
il nemico, ma sì siamo consci che una guerra senza strategia
metodica né senza adeguata riflessione delle conseguenze
produca situazioni peggiori di quella attuale.
Senza l’intenzione di trasformare questo scritto in una retorica
rivoluzionaria, che è già abbondante, speriamo di
vederci nella terra vergine e fare dei sogni un materiale concreto
per una somma di squisita libertà.
Con affetto e convinzione,
Pablo y Júbilo
(forzatamente noto come Matías).
p.s.: scusateci per il ritardo della nostra risposta, meglio tardi che mai.
Nota:
Questo scritto è stato redatto dai compagni nella settimana
che va ad al 30 novembre al 6 dicembre, pertanto chiediamo scusa per
il ritardo nel diffonderlo dovuto a ragioni diverse che non ci hanno
permesso di realizzare quanto promesso.