Settimana internazionale di agitazione e di pressione solidale con i compagni sequestrati dallo Stato cileno


-dal 16 al 23 novembre 2009-

Per la premura di moltiplicare le azioni, sia dentro che fuori le prigioni, così come per l’urgente bisogno di
retro-alimentazione che dovrebbe esserci tra questi due mondi che alla fin fine vivono le stesse contraddizioni (portate al limite dentro le galere) in cui siamo costretti da un nemico che già dalla nascita ci ha dichiarato guerra, noi ci azzardiamo a proporre dall’azione una lotta contro l’isolamento, lotta che tempo fa è stata vinta da quelli che hanno osato perdere la paura, lotta della quale oggi non sembra che resti nemmeno un ricordo (senza offendere quelli che hanno tratto preziose lezioni da quelle esperienze).

La crescita delle pratiche antiautoritarie ha indubbiamente uno dei grandi precursori, per quel che riguarda la dinamica scaturita all’interno dello Stato cileno nell’ultimo decennio del XX secolo, nella retro-alimentazione tra i prigionieri politici e i solidali sorta a partire dall’arresto degli ex-membri del Movimiento Juvenil Lautaro (MJL) e di tutto un attivo lavoro che s’è andato producendo dal collettivo chiamato “Kamina Libre” (solo come esempio, poiché da questo sono scaturite altre
iniziative). Tutto ciò ha significato da una parte grandi risultati che potrebbero essere raggruppati in 3 punti:

1 – la rottura dell’isolamento tra i prigionieri, chiamati politici, e quelli che hanno lottato per le strade in loro  solidarietà,

2 – la forza propagandistica che venne riversata sull’opinione pubblica facendo sì che il problema dei compagni sequestrati non passasse inavvertito,

3 – i risultati in quanto a fratelli liberati grazie alle azioni portate avanti sia dentro che fuori le carceri.

Dall’altro lato, quanto descritto ha significato e significa una ricca esperienza per tutti quelli che lottano ogni giorno contro lo Stato-Capitale. Ciò malgrado, è difficile capire come nel presente siano così scarse le azioni solidali verso i guerrieri che si trovano dietro le sbarre.

Sono proprio queste pratiche di solidarietà e di coraggio quelle che vogliamo rivitalizzare e intuiamo che per farlo non ci sono argomenti che possano esser d’intralcio. Sono in tanti che non sono disponibili ad agire nella diversità delle più possibili forme perché sostengono l’assurdo inganno che viviamo intensi momenti repressivi. Ad essi noi rispondiamo, senza voler entrare in assurde discussioni politiche, con la concretezza della storia. Quando i compagni hanno combattuto per la libertà dei prigionieri dell’ex-MJL non si vivevano di certo periodi tranquilli. Ricordiamo che il ritorno alla democrazia non è stato un approdo facile, ma un periodo piuttosto pesante simile a quel che oggi ci asfissia. D’altra parte molti tra i guerrieri che ebbero la sfortuna di finire in prigione vivevano quella situazione con carichi giudiziari abbastanza simili a quelli che colpiscono adesso un compagno come Cristian Cancino. Pertanto pensiamo, senza voler essere arroganti bensì con l’umiltà di un vero guerriero, che quest’urgente bisogno di farci carico dell’esperienza del passato e della situazione del presente ci costringe a tirar fuori tutto il coraggio per le strade o dentro le celle in cui ci troviamo per esser coerenti con il nostro discorso d’azione e di solidarietà.

L’invito è, per quest’occasione, di rivivere quel che mai sarebbe dovuto passare all’oscurità, di riconoscerci di nuovo in una dinamica d’azione contro questa società e pertanto contro le carceri e i suoi carcerieri, con creatività e coraggio facciamo del nostro discorso una pratica senza limiti, in azioni diverse che possono andare da una scritta sul muro fino a quel che il tuo desiderio ti spinge a fare. L’idea è quella di superare le possibilità, superare la teoria e passare all’azione… “Se non tu, chi? Se non ora, quando?”.

Quest’iniziativa pretende anche che i prigionieri (mapuche, anarchici, ex-frentisti, ecc… ) alzino la voce e comunichino tutto quel di cui hanno bisogno, tutto quel che pensano, provano e soffrono, perché consideriamo che anch’essi devono passare all’azione e possono aderire a quest’appello. Non sono morti e, nonostante la ridotta mobilità, sono diverse le maniere in cui possono agire e far propaganda sia sulla loro situazione che sulle loro idee. Oggi abbiamo l’urgenza che i compagni sequestrati si facciano vivi ed al tempo stesso che i compagni che invece possono muoversi solidarizzino nei modi che preferiscono… Rompere l’isolamento e dar fuoco alla immobilità sono questioni urgenti.

Vogliamo proporre come dinamica la possibilità che ogni prigioniero e/o prigioniera faccia pervenire ai suoi affini quelle richieste che sono più urgenti, così come delle riflessioni e possibili azioni, e che ci sia la forma di render pubblici questi aspetti di maggior importanza attraverso l’azione di propaganda, che diffonda e mobiliti attorno allo stato di tale o talaltro compagno. Crediamo che le maniere in cui si possa far propaganda siano infinite, come già detto, ma consideriamo pertinente che una volta per tutte usciamo per le strade e le inondiamo con i nostri slogan, le nostre azioni ed i nomi dei nostri compagni prigionieri.

D’altra parte l’appello a solidarizzare è esteso a tutti quelli che nel mondo si sentono toccati dalla situazione di guerra che si vive in questo territorio. Sappiano che in altri angoli del pianeta si sta lottando senza tregua ed è proprio per questo che vi invitiamo ad aderire all’iniziativa, a seconda delle vostre possibilità e voglie, a questa crociata antiautoritaria. Inoltre crediamo che noi che abbiamo deciso di opporci al mondo esistente non abbiamo frontiere e la prigione o morte di un compagno, ovunque accada, deve coinvolgere tutti noi. Apprendiamo come gratificanti esperienze tutte le azioni simili a questa che sono state realizzate soprattutto nel vecchio continente, dalle quali siamo riusciti a trarre lezioni che ci permettono oggi di fare questo piccolo sforzo.

Solo per avere certezze che in questa settimana solidale ci saranno azioni solidali sul nostro territorio, ed inoltre per dare un esempio sul fatto che le possibilità sono infinite, avanziamo due proposte che scaturiscono da noi e che speriamo servano per incentivarvi e stimolarvi. La prima di esse è un meeting che si terrà mercoledì 18 novembre 2009 alle ore 18.00 davanti al carcere Santiago 1, la seconda è un corteo in pieno centro di Santiago, zona di Ahumada/Alameda, venerdì 20 novembre a partire dalle ore 12.00.

Sappiamo che la lettura di queste righe potrà dar vita a delle critiche distruttive. Per noi l’intenzione non è quella di ridurre ad una settimana una lotta che non ha data né soste. Quel che noi vogliamo è (come tendenziosamente ripetuto in questo scritto) spezzare la passività, il silenzio e l’isolamento. Riconosciamo che con quest’umile proposta non riusciremo a finirla con la società-carcere, ma sì apporteremo all’azione/esperienza, alla trasformazione questa pratica in una conoscenza per crescere nelle nostre forme di agire.

Per concludere vogliamo solo insistere e gridare al cielo che la solidarietà è una pratica, è qualcosa di concreto che se ridotta a mera parola viene uccisa. Come dicevano i nostri compagni del passato: “La solidarietà tra anarchici non è solo questione di parole.”

Né l’immaginazione né la creatività hanno limiti.

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