fonte: Fondazione Roscigna
La distruzione dell’ambiente per via dello sfruttamento da parte di esseri pieni di cupidigia sta portando la Terra al collasso. Non è una coincidenza che uragani, alluvioni, eruzioni, tsunami, terremoti e inondazioni, o come ingenuamente definiscono “catastrofi naturali”, spazzino via un notevole numero di persone e città.
Non è nemmeno una coincidenza che il potere, col trascorrere dei secoli, si accomodi dipendendo dalle sue necessità, è per questo che la pseudo-preoccupazione per l’ambiente riempie la bocca di presidenti e imprenditori, stimolando nuove forme di sfruttamento, le quali potranno non inquinare ma mantengono lo stesso la logica antropocentrica per la quale la Terra ed i suoi abitanti sono una risorsa sfruttabile per il beneficio di pochi.
Noi non accettiamo questa realtà d’inerzia, noi vogliamo veder crollare tutti i simboli e le ideologie che promuovono
qualsiasi tipo di sfruttamento.
E’ per questo che martedì 13 ottobre, con la complicità della notte e dei nostri desideri incendiari, ci siamo recati verso il nostro obiettivo, simbolo dell’ecocidio e dell’espansione civilizzatrice: una scavatrice CAT che si trovava sulla riva del fiume Mapocho, nei pressi della stazione Cal y canto della metropolitana. Il gesto era ambizioso perché non sapevamo se il mezzo si trovasse ancora lì, in quanto lo avevamo visto di notte, alcuni giorni prima. Sapevamo che vicino alla scavatrice c’era un recinzione di legno e quindi 3 baracche della sicurezza cittadina.
A poche centinaia di metri si trova il 1° commissariato dei carabineros e dall’altro lato due caserme della PDI, oltre alle persone che molte volte vogliono trasformarsi in sbirro per un momento. Sapevamo dei rischi che comporta incendiare una scavatrice nel centro di Santiago, ma volevamo mettere allo scoperto la vulnerabilità del potere, agendo sotto il suo naso. La notte era fredda ed abbiamo cercato di placare l’entusiasmo per non rovinare il piano. Non c’era altro da fare, dovevamo solo aver fiducia nelle nostre capacità. Il materiale era già pronto, avevamo 2 litri di benzina, stracci, guanti, accendini, un martello e delle bombe incendiarie. Dietro il recinto c’era l’imponente e gialla struttura metallica. Con il martello avremmo spaccato uno dei vetri per poter entrare in cabina, ma non abbiamo
dovuto rompere nulla perché la porta era aperta. Quindi, abbiamo versato il combustibile nella cabina ed abbiamo lasciato stracci imbevuti dappertutto. Allontanandoci un po’ abbiamo dato fuoco alla bomba incendiaria e l’abbiamo lanciata all’interno della cabina. L’esplosione è stata rumorosa e meravigliosa. Il fuoco s’è rapidamente diffuso a tutto il mezzo. Era il momento di scappare, non potevamo restare a goderci lo spettacolo. Da lontano potevamo vedere come le fiamme avevano sorpassato il tetto della scavatrice e che i passanti stavano già volgendo lo sguardo verso quelle fiamme vendicative. Immediatamente sono accorsi i carabineros. Siamo riusciti a vedere i loro stupidi volti di stupore, siamo passati al loro fianco, ma non s’immaginavano che quelli che avevano dato fuoco erano così vicini. Abbiamo ascoltato mentre richiedevano rinforzi e l’ausilio dei pompieri. Era giunto il momento di allontanarci e perderci nell’oscurità.
Il giorno seguente abbiamo potuto apprezzare il fatto che il fuoco avesse distrutto tutta la cabina causando un notevole danno per la ditta costruttrice, danno che include anche la baracca di sicurezza all’interno del recinto, con quasi una decina di guardie…
Quest’azione è dedicata agli eco-sabotatori: Marco Camenisch, prigioniero in Svizzera per aver attaccato con esplosivi centrali nucleari e tralicci; Ted Kaczynski, prigioniero in Usa per aver attaccato con pacchi-bomba aeroporti, università e persone ai vertici di tali istituzioni; i compagni anarchici detenuti in Italia e accusati per diverse azioni.
Salutiamo anche Axel Osorio, Cristian Cancino, Matías Castro e Pablo Carvajal. Coraggio compagni, siamo con voi.
La solidarietà per tutti i prigionieri deve trasformarsi in fatti.
Questo sabotaggio è dedicato soprattutto a Mauricio Morales, compagno indomabile, che ha sempre avuto un gran rispetto e vicinanza verso la natura, ed allo stesso tempo un grande odio vendicativo contro tutti gli sfruttatori. Mauri, che il fuoco che ha illuminato questa fredda notte serva per illuminare il tuo indimenticabile sorriso.
E per te, compagno Diego Ríos, ti salutiamo e ti incitiamo per ogni passo che fai. Infine, diciamo ai nostri nemici che
continueremo ad attaccare le sue proprietà, che non smettano di spaventarsi. Vogliamo che abbiano paura perché la falsa tranquillità che ostentano non sarà eterna.
Abbiamo detto che questo era solo l’inizio…
Che si espandano e si moltiplichino gli attacchi incendiari, le bombe e i proiettili contro il potere!
*Banda Salvaje e Insurrecta en Guerra Contra la Dominación*
(banda selvaggia e insorta in guerra contro il dominio)