John Zerzan su Chomsky e Jensen

fonte: johnzerzan.net, settembre 2009 – trad. culmine

Noam Chomsky è il personaggio di spicco della conferenza ecoNvergence di Portland – esperto politologo e perenne campione di quell’esausto e colossale fallimento che è la Sinistra. Più e più volte la ripetizione della stessa fallimentare canzone: vota per i Democratici (per esempio Kerry, Obama) e cerca di non occuparti di quanto sarà terribile qualsiasi aspetto della futura società di massa. Sostieni i regimi di sinistra e accusa il neo-liberismo per l’evidente eco-catastrofe (tema raramente menzionato da Chomsky).

Noi, invece, abbiamo proposto una riflessione più profonda. Noi vediamo che il disastro che colpisce e la natura esteriore e quella interiore (per esempio uccisioni di massa, popolazioni narcotizzate, cinismo postmoderno e insignificante) sia posto molto più profondamente di quel che pensa il racket Sinistra/Destra. Noi vediamo l’industrialismo come la causa immediata, l’ultimo e sempre più esteso prodotto dell’addomesticamento e della civilizzazione. Ad esempio, il riscaldamento globale è una delle precise misure dell’industrializzazione.

Ma opporsi al corso suicida dell’umanità impazzita significa inimicarsi Chomsky. Egli ci ha chiamati “genocidi”, asserendo che noi cerchiamo attivamente la morte di miliardi di persone! E’ ovvio che se/quando fallirà il sistema tecno-industriale, si verificherà davvero una morìa di massa (si sta già verificando adesso, in particolare tra le specie non umane). Quel che noi vogliamo è che ognuno inizi ad affrontare questa realtà, piuttosto che proseguire lungo l’attuale percorso suicida. Chomsky si è rifiutato di discutere sul suo epiteto e sulla nostra critica.

Derrick Jensen è un altro personaggio di spicco nella citata conferenza. Egli non è tipo da dialogo franco. Il suo spazio per il dibatto è fortemente censorio, intollerante verso domande o dissensi. Tuttavia s’è più volte interessato dell’anti-civilizzazione ed ha scritto dei buoni testi su tale argomento. Successivamente, sembra che abbia scoperto la Sinistra yuppie come un sentiero lungo il quale poter vendere più libri e divenire un grande conferenziere a pagamento. Invece di “noi dobbiamo smetterla adesso con la civilizzazione”, egli s’è procurato dei soldi per i suoi gruppi progressisti, come Common Dreams.

Progressisti –come Chomsky––cercano di mettere ordine alla salute di base, per loro bisogna solo riformarla. Per nessun motivo essi si oppongono alla civilizzazione, naturalmente. Cercare di avere un dialogo con persone di diverse concezioni è certo una buona idea, ma svendere i propri principi di base è tragico. Nel marzo 2009, durante la conferenza E-Law ad Eugene, Jensen ha detto: “Io non ho nulla contro le leggi. Noi dobbiamo avere leggi”. E così dobbiamo avere più poliziotti, tribunali, governi. Via via che l’opposizione di Jensen alla civilizzazione si stempera, diviene evidente che non è più anarchico di quanto non lo sia Chomsky. Anzi, adesso sta votando e sta cercando di avere un lavoro pregiato. Possiamo riflettere su come anche le idee più radicali possano essere cooptate e ricuperate dal sistema dominante e notare, tristemente, come questo sia il caso di Jensen. Chomsky, lo statista professore, non è mai stato un radicale (perfino la sua teoria linguistica, ora screditata, è conservativa), ma DJ una volta lo è stato. Non è piacevole mettere in rilievo poche cose in questo contesto, ma mi sembra che il pensiero critico, che è forse la nostra risorsa, ne abbia bisogno.
Sfortunatamente né Chomsky né Jensen sono aperti al dialogo, sia a su un piano personale che pubblico.

www.johnzerzan.net

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