A tutta la gente che lotta per la liberazione totale degli individui, dei popoli e delle comunità.
Alle nostre famiglie, agli amici, ai compagni, ai nuclei ed alle organizzazioni solidali in Cile, in Argentina e nel mondo.
A tutte e tutti:
Un nuovo attacco repressivo è stato messo in atto. Questa volta lo stato argentino, attraverso la polizia provinciale di Neuquén, con totale impunità ha agito direttamente contro il nostro ambiente solidale, dando vita ad un operativo di minaccia sbirresca, scaltra, rozza e codarda.
Passiamo ai fatti:
martedì 14 luglio, verso le 17.30 e dopo il colloquio avuto con noi, sono stati fermati da agenti del commissariato Nº 20, distaccamento Parque Industrial di Neuquén, senza alcun motivo, i compagni cileni Roberto e Frida, la compagna francese Judith e il compagno argentino Pablo, tutti solidali con la nostra causa..
Dopo il fermo sono stati trasferiti in detto commissariato, dove sono stati picchiati, minacciati, spogliati dei vestiti e di quel avevano con sé, fotografati e schedati senza alcuna motivazione giuridica, se non quella di incutere sconcerto e timore. Le compagne, denudate, hanno subito minacce di violenza sessuale e sono state insultate di continuo. I compagni sono stati picchiati fino allo sfinimento, mentre ricevevano offese d’ogni genere: “morirete come gli ebrei, fucilati al muro, sorci anarchici”… “comunisti di merda, noi qui siamo tutti di destra”, “viva pinochet”, “andatevene di qui, cileni figli di puttana”… il tutto alternato a colpi, minacce di tortura con borse di plastica sulla testa per oltre 4 ore. In seguito sono stati inviati al primo commissariato, luogo in cui uno dopo l’altro hanno recuperato la possibilità di tornare a camminare per le strade.
Le sintesi scritte di quest’esperienza, lo sappiamo, non riescono a descrivere con precisione quanto vissuto e di fronte alla gravità di quel che è accaduto, diciamo forte e chiaro:
1- quest’azione, portata avanti da un’istituzione dello stato argentino e del suo governo provinciale in mano al partito di destra Movimiento Popular Neuquino (MPN), è l’esito di una decisione politica pianificata e per nulla azzardata. Qualcuno ha certamente dato l’ordine alla polizia diretta dal traditore Carlos Lepen, affinché i suoi agenti dessero vita a questo schifoso operativo. Per questo, alla presenza di una catena di comando, le responsabilità sono concrete e già definite. Conosciamo la complicità della giustizia provinciale e per questo sappiamo che a livello giuridico è scarsa la possibilità di ottenere qualcosa e noi non perderemo tempo né forze in questo. Siamo tuttavia coscienti di quel che ne consegue e coerenti con la nostra storia, non ci resta altro che dire: tempo al tempo!
I battaglioni antiproletari dello stato si sono sempre avvalsi delle più aberranti ideologie e pratiche. Per sostenere i modelli sociali di controllo, quando le scintille della rivolta iniziano a comparire, non lesinano sforzi per tentare di spegnerli. Qui, l’attuale democrazia si rivela essere quel che è: un’alleanza social-fascista, neo-conservatrice che promuove l’illusione della libertà attraverso il consumo e la realizzazione delle merci, con governi populisti che perpetuano la società di classe attraverso un capitalismo sempre più selvaggio e distruttore della vita e dell’umanità tutta… un populismo ipnotizzante che attrae il progressismo e la sua “gestione più umana del capitale”, mentre la repressione e la morte continuano, così come le alleanze strategiche tra eserciti e polizie dell’America latina. Oggi sappiamo che non è solo uno slogan dire: il piano Condor continua!
2- Rivolgiamo un appello e raddoppiare gli sforzi per approfondire le reti di solidarietà attiva e compromessa in modo da ottenere gli obiettivi proposti per la nostra complessa situazione giuridico-politica. L’asilo politico in Argentina, il no all’espulsione in Cile, la denuncia internazionale della continua repressione al movimento autonomo mapuche ed alle espressioni anticapitaliste del povero popolo in Cile sono gli assi portanti del nostro agire… come qualcuno ha saggiamente detto: “non abbiamo bisogno di capi, né di soldati obbedienti, non abbiamo bisogno di simpatizzanti, né di seguaci, nemmeno di spettatori. L’urgenza vitale è quella di creare la coscienza di moltiplicare, su tutti i lati, l’esistenza di compagni e compagne con i quali lottare fianco a fianco…
Non possiamo permettere che la paura ci paralizzi ed oggi quando si scatena un’offensiva xenofoba di persecuzione da parte della polizia di Neuquén contro la nostra gente venuta dal Cile, più forti e convinti dovremmo essere sul fatto che la nostra scelta di vita, di cammino di lotta radicale sia il miglior omaggio che possiamo effettuare in nome delle centinaia di migliaia di uomini e di donne caduti/e nella lotta per la rivoluzione Sociale e l’emancipazione umana.
Dinanzi allo sciovinismo patriottardo e nazifascista degli stati e delle loro polizie opponiamo l’internazionalismo e la fratellanza tra gli oppressi che lottano per la loro liberazione.
Fino a che ci sarà
miseria, ci sarà ribellione!
Solo la lotta ci rende
liberi!
Apri gli occhi… è
tempo di lottare!
Non all’espulsione…
asilo politico adesso!
Prigionieri/e del
mondo: per strada, vivi/e e liberi/e!
Marcelo Villarroel
Sepúlveda e Freddy Fuentevilla Saa
Prigionieri politici
mirista e libertario d’origine cilena, unidad de detención Nº 11, Neuquén, Patagonia Argentina.
giovedì 16 luglio
2009
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Il 14 luglio 2009, dopo aver avuto un colloquio con i compagni anticapitalisti Freddy Fuentevilla e Marcelo Villarroel, prigionieri dello Stato argentino nel carcere Nº 11 di Neuquén (Patagonia argentina), sono stati fermati 4 compagni provenienti dal Cile, dalla Francia e dall’Argentina. I 4 sono stati minacciati e torturati dal personale del commissariato Nº 20 della provincia di Neuquén.
Sottoposti ad un intenso interrogatorio, condito di insulti razzisti, di minacce di fucilazione e di violenze sessuali per le compagne, alla fine sono stati rilasciati non senza avvertirli di non tornare a visitare i detenuti perché saranno fucilati. Le ostilità dei carcerieri e degli sbirri non sono finite lì, nei giorni successivi altri compagni solidali di Neuquén hanno ricevuto minacce di morte ed altre intimidazioni.
Sappiamo che quel che i servi dello Stato e del Capitale perseguono con questo modo di fare è di frenare la crescente solidarietà verso i compagni Marcelo e Freddy, solidarietà che va al di là delle frontiere e delle convenienze politiche. Non vediamo questo fatto come una situazione isolata da quel che oggi si vive in quella provincia, anzi si tratta della continuità di una politica di terrore e di repressione, che ha il suo precedente nella fucilazione da parte della gendarmeria argentina del docente Carlos Fuentealba, sotto il governo provinciale di Sobisch, e che oggi continua con il governatore Sapag, entrambi dirigenti carnefici dello stesso partito (MPN).
Quel che si vive nella provincia di Neuquén è lo stesso che si subisce in tutta l’Argentina, con centinaia di assassinii dal ripristino della Democrazia, con la desaparición de Luciano Arruga e di tanti altri, con le carceri piene di prigionieri sottoposti alle constanti vessazioni dei guardiani di turno. Sappiamo che qualsiasi Stato ha bisogno della violenza per potersi mantenere e che qualsiasi dissidenza reale sarà repressa e punita. Senza spirito vittimista ed attenti alla guerra sociale in cui ci tocca agire, solidarizzando con i compagni minacciati e torturati, estendendo la richiesta di Freddy e Marcelo per la loro non espulsione in Cile per il rifugio politico in Argentina, giovedì 23 luglio manifesteremo davanti alla Casa di Neuquén, a Buenos Aires
Anarquistas