CCF – Lettera di Damianos Bolano


* actforfreedomnow

# cenere

Fino alla fine…

Urleremo: impugnate le asce! Cospireremo senza pietà l’autorità senza risparmiare i colpi visto che loro non lo fanno. Li faremo sparire dalle piazze dove i loro branchi di cani osano mostrarsi. Li faremo sparire dalle strade lastricate della campagna e dalle strade della capitale. Li faremo sparire dai paesi. Ricordate che quando ciò accadrà, chi non è con noi, sarà contro di noi, un nemico. E noi useremo ogni mezzo per sterminare il nemico. “

Mi ritengo un membro della O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco e da ora in poi come un prigioniero di guerra. Una guerra che indirettamente è stata dichiarata dozzine di secoli fa dai dominatori contro i dominati, non rendendo la sua presenza percepibile al fine di far vivere i soggiogati nell’illusione della libertà, e direttamente agli anarchici rivoluzionari e ad ogni individuo dignitoso che non è soggiogato e resiste alle operazione di livellamento del meccanismo governativo.

Una guerra che viene condotta ogni giorno nei posti di lavoro, nelle scuole, nei centri di detenzione per immigrati, nelle prigioni, nelle strade, negli eserciti…

Il sistema non solo ha semplicemente imposto le direzioni della vita quotidiana, ma è riuscito a convincere dell’importanza della propria necessità, e della sua legalizzazione morale e molti vorranno difenderlo dai suoi nemici.”

Noi come guerrieri contro ogni forma di autorità ma anche contro ogni logica di autoschiavitù, abbiamo il compito di realizzare la totale rottura e rifiuto di ogni sistema ma anche della società nella sua forma presente. Inoltre, la storia lo ha mostrato, molti tra quelli che aspettano il risveglio della società, cadono “addormentati”. E questo è inaccettabile per scusare e supportare persone che sono immobili nell’incapacità di definire le loro stesse vite.

Al contrario, noi dobbiamo criticarli costantemente fino al loro prendere una posizione. Fino a quando usciranno dalla sfera della neutralità, perdendo il sorriso ebete del drogato telespettatore e l’aspetto del consumatore mai sazio, e si avvicineranno alla nostra vita quotidiana rivoluzionaria o saranno contro di noi.

La società è debole e priva di anima come l’autorità che essa sempre serve. Come un corpo che ha anche il più piccolo poro del suo organismo idratato dal dogmatismo meschino, dal servilismo, dalla corruzione e dagli istinti egoistici.”

La segregazione di classe nella società deve essere sostituita con l’individualità e in seguito la segregazione collettiva in accordo con le scelte, le coscienze e gli stili di vita di ognuno di noi. Perché non siamo niente di più che le nostre stesse scelte, che rispecchiano la nostra coscienza nel nostro modo di vivere. Abbiamo tracciato il cammino del rifiuto, il nostro rifiuto e proseguiamo contro la società degli esecutori, il calore e il benessere che viene promesso insieme ad una vita rispettosa della legge, perché noi abbiamo imparato a guardare avanti e a non leccare dove sputiamo.

Dovremmo far sparire politici, giudici, giornalisti

Dovremmo annientare poliziotti, fascisti, guardie private, padroni

Dovremmo i cittadini ben rispettati, le spie, i sessisti, i torturatori di animali

 

Riguardo alla (nuova) guerriglia urbana anarchica

La guerriglia urbana anarchica è e continua ad essere per me un’attitudine e uno stile di vita, contro tutto e tutti quelli che ci vogliano schiavi del sistema. E’ la sabbia negli ingranaggi del meccanismo autoritario.

Un modo di riprenderci in mano le nostre vite e diventare padroni di noi stessi.

Un modo per combinare teoria e pratica.

Un modo per trasformare l’utopia in una realtà qui ed ora.

Un modo per rendere onore alle nostre scelte e ai nostri rifiuti.

Un cammino verso la libertà assoluta, che mira alla distruzione e al sabotaggio dei simboli dell’autorità e delle relazioni sociali che la rendono accettabile.

Un cammino di rifiuto e distruzione dei ruoli che ci impongono.

Comunque, sapendo che il fine definisce i mezzi, concludiamo che la nuova guerriglia urbana è un altro mezzo che usa l’azione diretta come sua caratteristica maggiore. E bisogna che essa si identifichi assolutamente con lo scopo, che nel nostro caso, è il raggiungimento di una libertà incondizionata basata sull’anarchia. Essa è uno degli strumenti che ogni anarchico rivoluzionario dovrebbe avere nel suo arsenale, e si combina con l’azione generale e multiforme del movimento anarchico, una percezione più genuina e sostanziale della realtà, della nostra realtà, dove viviamo basandoci sull’eguaglianza, la dignità, la solidarietà, l’orgoglio, l’autorganizzazione, la libertà…

E’ il cappio al collo di ogni autoritario

 

Un cammino di attacco costante e continuo

Diffondo il seguente testo non per definirmi come una vittima della polizia “democratica” ma per riuscire a trasferire le mie esperienze ai compagni che in futuro potrebbero trovarsi nella mia posizione, così in qualche modo essi si preparano.

Nelle prime ore di lunedì 14/3/2011 l’EKAM (forze speciali) ha effettuato un raid nell’abitazione in Ellispontou street 53 a Volos e ha arrestato me così come gli altri miei quattro compagni. Il nostro trasferimento presso i boia della democrazia al 12° piano del GADA (stazione di polizia di Atene) è stato realizzato immediatamente con automobili ordinarie, manette e cappucci in testa. Durante il trasferimento ci sono stati molti insulti razzisti e ingiurie nei miei confronti, e poi hanno fatto delle foto souvenir.

Il mio benvenuto al GADA è stata una festa di calci da parte di molti poliziotti, per molto tempo, visto che non volevo rivelare la mia identità. Alla fine dopo che mi hanno tolto il cappuccio e scoperto chi ero, mi hanno messo di fronte al muro e poi hanno continuato il pestaggio, giusto per ricordarmi chi ero. Alcune volte sentivo le torture fatte ai miei compagni nelle altre stanze, e i poliziotti cercavano di ricordarmi che gli altri mi avevano “venduto” e che sarebbe stato bene per me se avessi parlato.

Infine è toccato a me entrare nella stanza della tortura dei miei compagni che non è altro che una stanza dove prendono le tue impronte digitali. Appena mi hanno fatto entrare lì, mi hanno tolto le manette e cinque di loro mi hanno afferrato per cercare di mettere le mie mani sull’inchiostro. Vedendo che non ci riuscivano ne sono arrivati altri, e tutti insieme mi hanno immobilizzato per terra lasciando l’equipaggiamento sul pavimento. Un poliziotto ha messo il suo ginocchio sul mio collo, altri due sulla mia schiena, altri due mi tenevano giù le mani e altri due le gambe. Quello che cercava di prendermi le impronte digitali dopo aver capito che non riusciva ad aprirmi la mano, ha messo un pezzo di ferro nel mio pugno e si è buttato su di esso, iniziando a girarlo. Nello stesso momento un altro poliziotto ha tirato indietro un dito della mia mano e così via, fino a renderle intorpidite. Questo modo di prendermi le impronte, con l’unica difficoltà degli spasmi della mia mano, mira a rendere ciò tanto duro quanto possibile per loro. Poi mi hanno ammanettato di nuovo e mi hanno messo al muro. Dopo mi hanno preso nuovamente per le impronte con le stesse procedure, visto che io non gliele davo, e sebbene le avessero già, in quanto anarchico mi sono rifiutato di obbedire a qualsiasi ordine dei porci dell’autorità.

Nel mezzo della procedura per le impronte, un poliziotto ha messo una sorta di grande auricolare nella mia bocca per il DNA. Hanno anche sequestrato la mia maglietta per lo stesso motivo.

Dopo aver finito, mi hanno messo di nuovo al muro e sono continuati gli insulti razzisti. Mi hanno fatto ascoltare canti militari e l’inno nazionale greco, sottolineando che se avessi detto “Vaffanculo Albania” tutto sarebbe finito. Io ho riso al pensiero che non mi sarebbe costato nulla dirlo, ma ho ritenuto che il mio rifiuto dovesse essere totale e che non c’è spazio per intervalli comici. Poco dopo due di loro mi hanno portato in una stanza, dove esausto ho cercato di ribellarmi per non farmi fare le foto. Dopo questo, mi hanno portato in un’altra stanza e per alcune ore mi hanno lasciato lì verso il muro e ammanettato dietro la schiena, anche quando alla fine mi hanno spostato in una piccola cantina con la luce accesa giorno e notte e senza poter comunicare con i miei compagni.

Il giorno dopo, i “coerenti” impiegati sono arrivati con le procedure legali per chiedere se volevamo fornire foto e impronte. Quando ho sentito questo, ho sorriso ironicamente senza neanche rispondere.

Sono obbligato a non accettare mai il ruolo di vittima ma sempre e solo quello di combattente

Un combattente nella società

Un combattente in corsa

 

E resto un combattente anche in prigione

Il giorno in cui sono stato trasferito alla prigione di Domokos, la guardia che era di turno nel dividere le persone in prigione ha fatto l’errore (o forse di proposito, mirando al mio sterminio etico) di mettermi insieme con l’assassino del compagno Alexandros Grigoropoulos e ciò che era ovvio è successo: Appena l’ho visto gliele ho date, fino a quando i prigionieri rispettosi della legge mi sono saltati addosso per fermarmi.

Naturalmente il mio primo giorno nel buco infernale è stato inaugurato con un rapporto disciplinare. E quando mi hanno dato la sanzione l’atmosfera era intensa e contornata da insulti e urla quando lo hanno portato via scortato da tre secondini. Come è ovvio mi sono rifiutato di chiedere scusa all’accusa ritenendo un onore causare qualche danno al poliziotto assassino Korkoneas.

Dopo ciò ho adottato un comportamento più esigente nei confronti delle guardie, mostrando loro che non ci sono margini di ritirata, né nel mio pensiero o nelle mie azioni, per nessun motivo.

Casualmente un’altra volta, circa un mese e mezzo dopo, la guardia che stava controllando gli ingressi della prigione, ha creato un altro incontro “inaspettato” con l’assassino Korkoneas, evento che ho sfruttato subito, onorando le mie parole e ricordandogli che anche se è protetto non può nascondersi ovunque. Quindi, gli sono saltato addosso, mentre allo stesso tempo un prigioniero – sua guardia del corpo – mi teneva dandogli la possibilità di reagire un po’ e dopo di fuggire verso la sicurezza della sua cella. Ovviamente anche questa volta mi sono dovuto presentare davanti al consiglio disciplinare.

 

la guerra continua

Solidarietà ai 14 compagni cileni (accusati nel caso bombas), a Gabriel Pombo da Silva (che è in prigione da più di 20 anni, 14 passati nel regime spagnolo FIES dal quale è evaso nel 2004. E’ stato arrestato dopo uno scontro con i poliziotti al confine tedesco a Giugno dello stesso anno e da allora è in prigione in Germania), ai 5 anarchici del “Fuoriluogo” a Bologna (accusati di crimine organizzato con fini sovversivi), a Silvia, Billy, Costa e Marco in Svizzera (arrestati nell’Aprile 2010 vicino Zurigo dopo una perquisizione della loro macchina dove sono stati trovati esplosivi e un comunicato dell’ELF svizzero), a Braulio Arturo Duran Gonzalez (arrestato a Settembre 2010, accusato di attacchi contro banche e altri obiettivi), a Adrian Magdaleno Gonzalez in Messico (arrestato a Febbraio 2010 per un attacco esplosivo contro un cantiere della stazione metro di Taxquena, accusato anche di attacchi incendiari e della partecipazione ad azioni dell’ALF).

Libertà per tutti i combattenti prigionieri in tutto il mondo

Lunga vita alla Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale

Onore al compagno Alexandros Grigoropoulos

Onore all’anarchico rivoluzionario Lambros Foundas ( membro della O.R. Lotta Rivoluzionaria )

Onore al compagno Mauricio Morales (morto nel Maggio 2009 mentre trasportava un ordigno)

 

Damianos Bolano

Fiero membro della O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco

Penitenziario di Domokos

TK 35010

19/5/2011

 

P.S.

Calorosi saluti di fuoco e di vicinanza militante ai compagni della FAI informale italiana che hanno spedito un pacco bomba al direttore della prigione di Koridallos e che ci hanno riempito di forza e coraggio, e a tutti gli altri gruppi che continuano la lotta supportando nella pratica la Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale dalla Russia all’Inghilterra, dagli Usa alla Polonia, dalla Spagna al Messico e alla Grecia…

P.S.2

Solidarietà all’anarchico rivoluzionario Theofilos Mavropoulos, che è stato ferito e arrestato dopo uno scontro con i poliziotti nella zona di Pefki. Solidarietà e forza all’anarchico rivoluzionario che è riuscito a fuggire con la macchina dei poliziotti.

E ricordate che ciò che ci separa non è niente di più di un muro.

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