Il compagno Luciano Pitronello è uscito dalla clinica

da Liberación Total

Questo sabato, 20 agosto, il compagno Luciano Pitronello è stato dimesso ed è stato trasferito a casa dei suoi familiari.

Sul suo stato di salute non abbiamo aggiornamenti, per cui rivolgiamo un nuovo appello a coloro che gli sono vicino in modo che siano essi stessi a fornire tali informazioni. Per nessun motivo riprodurremo quel che la stampa ha scritto sul compagno.

La procura, attraverso i media a sua completa disposizione, ha affermato di essere in attesa delle ultime perizie a carico del Labocar (la scientifica dei carabineros cileni – ndt) per poi procedere alla formulazione delle accuse contro il compagno, sottolineando che ha intenzione di effettuarla presso il Centro de Justicia di Santiago.

Noi sentiamo il bisogno di analizzare e di contribuire alla discussione relativa a questa difficile situazione.

Quel che il Potere pretende fare con Luciano è una chiara vendetta, in cui dinanzi alla società ne sfrutterà la pubblica esposizione. Con un gigantesco spiegamento di forze di polizia, con la persecuzione e con gli schifosi giornalisti attenti ad ogni dettaglio, il Potere cercherà di trasmettere il suo messaggio affinché nessuno paghi senza conseguenze, ricordando che la lotta di tali giovani solo li porta al fallimento.

Qui non si tratta, ne è questo il luogo, di validare o criticare azioni clandestine contro il Potere (nel suo più amplio spettro), bensì di sostenere un compagno contro il quale si sta per avviare un procedimento giudiziario. E’ in tali circostanze che la paura non può paralizzare quelli che sono i compagni e le compagne d’idee di Luciano, perché è questo quel che vogliono i nostri nemici. Essi vogliono che Luciano resti isolato e lasciato nell’oblio, cosa che non possiamo permettere.

Prendiamo atto da esperienze da altri lati della Terra, come in Grecia, in cui dei compagni sono rimasti feriti in azioni e ciò nonostante sono stati sostenuti con visite in ospedale e nei processi, con un chiaro messaggio: Nessun compagno è solo ed il solo fatto che sia nelle mani del nemico è una sufficiente ragione per solidarizzare.
Non basta guardare alle esperienze lontane, bisogna farle proprie e metterle in pratica all’interno della lotta per la libertà.

I compagni e le compagne che sono stati fuori della clinica Indisa l’hanno espresso bene nel loro gesto solidale: un compagno è ferito ed è nelle mani della polizia, questa è una ragione sufficiente per solidarizzare.

Ricordiamo anche il difficile momento in seguito alla morte di Mauri, in cui centinaia di solidali hanno accompagno i suoi più vicini al funerale, come anche altri l’hanno fatto davanti al CSO Sacco y Vanzetti per impedire che fosse perquisito dopo i fatti del 22 maggio.
Tutti questi fatti sono valorosi esempi di come la solidarietà sia stata effettiva.

L’appello è quello di appoggiare Tortuga ed i suoi più vicini in tutto questo procedimento che sta per iniziare.

Continueremo a gridare ed a propagandare: FORZA TORTUGA!

 

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