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La testimone Mattheou, residente a Dafni, era la proprietaria dell’auto dove Lambros Foundas venne ucciso dai poliziotti. La donna, ovviamente, non ha potuto testimoniare nulla. Lei venne a sapere dell’incidente dalla televisione. Non ha neanche sentito i colpi di pistola. Non ha neanche ricordato se la sua macchina, che ha visto dopo un anno e mezzo, avesse due o tre fori di proiettile.
Della scena a Dafni, ha commentato Nikos Maziotis, l’accusa ha convocato solo questo testimone e non i due poliziotti coinvolti nell’omicidio di Lambros Foundas. Non ha convocato gli assassini, ovviamente per motivi di protezione. Questo comportamento non ci sorprende, ha continuato. Il ruolo della corte è di proteggere gli scagnozzi del sistema. Il valore della vita e della giustizia è rapportato alla posizione di classe. Voi proteggete solo quelli come voi. Lambros Foundas rimarrà nella storia come combattente. Ha perso la vita combattendo per il cambiamento della società, quindi la crisi diventa la causa della rivoluzione sociale. E’ nostro compito difendere Lambros Foundas. Lui non è morto. E’ presente e immortale.
Questo giorno è particolarmente importante per noi cosi come per l’organizzazione, ha continuato Pola Roupa. Parleremo del nostro compagno, per noi lui è ancora vivo. Lambros Foundas è “caduto” durante una precisa scelta dell’organizzazione. Lui è un simbolo della resistenza e dell’imminente rivoluzione sociale.
La testimone Vagou, proprietaria di un appartamento a Ano Patissia, ha citato un tale Mantalozis che ha affittato l’appartamento, con il suo documento di identità. Quando ad un certo punto delle tasse comunali rimasero non pagate, lei guardò nella rubrica, trovata a Mantalozis, lui disse di non essere coinvolto, e lei capì che qualcosa non andava, fin quando lui le disse che sarebbe andato alla polizia. Lei poté entrare nell’appartamento solo 6 mesi dopo l’intervento della polizia e trovò tutto annerito per il tentativo di trovare impronte. Le dissero che non avevano trovato nulla. La testimone ha insistito nel dire che non riconosce alcuno degli accusati.
La testimone Fili affittò un appartamento a Kipseli a un gentiluomo, un ragazzo molto educato. Quando poté rientrare nell’appartamento trovò un casino fatto dalla polizia. “E’ fortunata che non siamo riusciti a prenderci anche i muri…”, le venne detto dai poliziotti.
Il testimone Stamos ha lavorato nell’antisommossa al ministero della cultura, colpito con armi da fuoco da Lotta Rivoluzionaria L’unica cosa che ricorda è che c’erano due persone che indossavano caschi o cappucci. Non ha potuto dare descrizioni specifiche.
Riguardo all’attacco al ministero della cultura dobbiamo dire alcune cose, ha detto P. Roupa. La scelta fu molto specifica. I “khakis” dovevano essere colpiti.
Essi sono i più violenti delle forze repressive e sono responsabili degli infami pestaggi di molta gente. Queste forze si allenano duramente, ha detto, aggiungendo che anche lei ha subito tale violente. E ovviamente, i loro superiori politici lo sanno. Ha menzionato casi di tortura, pestaggi dei prigionieri, anche minorenni; per concludere che questa è una forza socialmente degradata che fa la guardia a un marcio sistema sociale. E questa forza è odiata da molti. La rivoluzione che avverrà li combatterà e li avrà come nemici. Abbiamo detto come L.R., ha detto P. Roupa, che la rivolta (Dicembre 2008) non è abbastanza. Il ministero della cultura è stato un momento del futuro. Ha mostrato cosa sta per accadere. Attraverso l’omicidio di Grigoropoulos sono tornate alla mente i ricordi del 1944, quando i guerriglieri urbani combatterono negli stessi vicoli. Poi ci fu il tentativo di riprendere l’autorità. Questa mancanza di autorità deve essere ripresa dalla gente. Per l’uguaglianza sociale e la libertà.
La testimone Paraskevopoulou ha detto che è stata convocata perché i dati della sua carda di identità sono stati usati per affittare un “covo”, quando lei non ha mai perso un documento di identità. Lei non ha relazioni con gli accusati e non sa altro. Stessa storia per il testimone Grivokostopoulos. Egli perse il suo documento e lo denunciò. Sottolineiamo che il giudice è stato molto attento, correggendo entrambi quando hanno usato il termine “covo”, dicendo loro: “Intendete una casa, non è stato provato che fosse un covo”.
Voulgarakis è apparso, alla fine, per testimoniare. Ha detto che quel giorno, grazie alla buona sorte, dimenticò la valigetta e tornò per prenderla. Sentì un suono forte e insolito e le sue guardie del corpo lo fecero rientrare in casa. Se non la avesse scordata, ha detto, sarebbe potuto rimanere colpito, visto che era l’obiettivo. Ha letto il comunicato dell’organizzazione. Come ministro dell’ordine pubblico non ha interferito nelle questioni prettamente di servizio. Secondo lui, ciò che è certo che fino ad allora L.R. voleva solo diffondere le proprie idee, mentre dopo l’attacco contro il ministero ha capito che essi volevano anche il sangue. Ma, operativamente lui non è nella posizione per sapere altri dettagli, visto che era ministro della cultura. Ha chiesto un aggiornamento, mai dato dal ministero, ma avuto dal comunicato!
Alla domanda di S. Fitrakis su ciò che significasse per un lui una responsabilità politica, Voulgarakis ha risposto che essa significa rivendicare responsabilità politiche che se affiancate ad atti criminali dovrebbero avere responsabilità penale. E lo stesso si applica al primo ministro? Ha insistito l’avvocato, ricevendo una risposta delirante. Nella giustizia penale secondo la sua opinione è abbastanza la responsabilità politica per la condanna penale di una persona? Non si dovrebbe dimostrare la partecipazione di questa persona ad azioni specifiche prima di dare cinque o sei ergastoli? Ha chiesto S. Fitrakis. Forse, ha continuato, quando si tratta di cittadini in rivolta le cose vanno diversamente? Quindi, Voulgarakis ha “volato basso”: Sono venuto qui per descrivere gli incidenti che ho vissuto. Ovviamente, se mi chiedete la mia opinione, io non sono d’accordo con il loro punto di vista.
Alla domanda sul perché fosse stato scelto come obiettivo, Voulgarakis ha risposto con generalizzazioni politiche. Messo alle strette, si è rifugiato nel nonsenso: “Allora, questi processi sono chiaramente penali. Non politici!”. Quando D. Vagianou ha fatto riferimento agli scandali che vedono coinvolto Voulgarakis, il giudice ha cercato di proteggerlo, chiedendo: “Lei, miss Vagianou, esattamente che cause state cercando di servire? Lei ha detto di vere ogni diritto di provare orrore per gli scandali e per la corruzione, le registrazioni telefoniche e le torture sui migranti, nelle quali il nome di Voulgarakis è saltato fuori. Il suo comportamento mi provoca. Io non servo alcuna causa. Ho semplicemente chiesto e mi aspetto una risposta dal testimone. E lei ha avuto una risposta insensata, come quelle che Voulgarakis ha sempre dato, quando era una star politica in tv: “Ascolti. Una volta due amici camminavano da un lato della strada, e altri due dall’altro. Ad un certo punto uno disse all’altro : quello è un fascista. E lo uccisero. Chi era alla fine il fascista? Quello ucciso o quello che ha ucciso?”. La seria risposta di Voulgarakis è stata un aneddoto commentato dall’avvocato: “Pensa di non rappresentare l’autorità?” Voulgarakis non ha risposto.
Dalle successive domande del giudice è emerso che Voulgarakis ha anche mentito sui veri incidenti. Visto che le sue guardie del corpo hanno detto che lui non è entrato e uscito, ma che lo hanno aspettato mentre usciva da casa. “La loro testimonianza è stata imprecisa”, ha detto. E per evitare il punto, ha detto che non sapeva che l’esplosione era stata cancellata dall’organizzazione per non ferire nessuno. Dopo, rispondendo alla domanda di M. Daliani, ha dovuto di nuovo sciogliere la lingua. Dove si attribuiscono i motivi dell’attacco? Questo è citato nel comunicato, ha detto Voulgarakis. A questo punto il comunicato è vero? E non riguardo alla cancellazione dell’attacco? Ha continuato l’avvocato. Voulgarakis è rimasto di nuovo zitto.
Cosi, con il suo risaputo essere macho rugoso, Voulgarakis è andato via, quindi sono seguiti i commenti politici.
P. Roupa: Questo politico è un criminale e un truffatore. Un volto repellente dell’autorità. Va in giro in incognito. I poliziotti proteggono e servono questa gente. Ha partecipato negli scandali per i quali c’è stato l’attacco. Ha danneggiato il benessere della gente. Con sua moglie è stato coinvolto nello scandalo di Vatopedi. Ha una fortuna mitica e rubata. Se ci fosse una corte popolare oggi, lo farebbe a pezzi. Se questa persona andasse dinnanzi ai greci senza la presenza della polizia, lo distruggerebbero. I greci lo odiano. Lui e quelli come lui.
L’attacco a suo carico è avvenuto per via di due scandali: le registrazioni telefoniche (che sono una sorveglianza di massa dei cittadini greci) e il rapimento dei pakistani. La scelta di Voulgarakis è stata presa da L.R soprattutto perché lui è un criminale e poi perché ha organizzato il rapimento dei pakistani e ha partecipato agli scandali menzionati. Con l’uso della carica lui e sua moglie hanno svenduto i beni pubblici. I beni della gente. Hanno creato compagnie offshore e un’intera rete. Hanno fatto molto denaro e comprato numerose case. Nessuno chiede da dove venga questa fortuna. Lui è diventato ricco sulle spalle dei greci. Riguardo allo specifico attacco sta mentendo. Iniziò cosi ma venne cancellato. Ci fu un altro tentativo prima di questo che non venne realizzato a causa di una moto che passava. La volta successiva della quale stiamo parlando, arrivò il poliziotto che aveva controllato la zona, cosa insolita. L’attacco venne cancellato. La persona specifica, comunque, non la farà franca, né da parte delle organizzazioni “terroriste” né dalla gente.
N. Maziotis : Con questo attacco la vera giustizia è stata fatta Voulgarakis è un criminale. Il 24/10 ho detto che altri dovrebbero essere al posto degli accusati. I membri dei due governi passati, PASOK e ND, Voulgarakis, se fosse processato dalla gente – visto che la vostra corte non è popolare e voi lo supportate – sarebbe severamente punito. Ciò che la gente prova riguardo a lui è stato realizzato. Gli attacchi contro di lui sono innumerevoli. Al contrario, se vogliamo fare il confronto, noi non nascondiamo, siamo aperti, e chiaramente diciamo cosa siamo. La gente sputa su di lui e non su di noi. Abbiamo l’accettazione popolare. I motivi delle azioni dei politici di professione sono vili ed egoisti. Sono diventati politici al fine di diventare ricchi. Noi serviamo l’interesse della gente. Se la politica è un servizio al servizio della gente, la facciamo noi e non Voulgarakis e il resto dei politici di professione. Sono truffatori e speculatori. Sfruttano i bisogni della gente. Cercano voti. La democrazia rappresentativa è un sistema marcio. Essa opera la cessione dei diritti popolari e non l’applicazione delle politiche a favore della gente. Voulgarakis è corrotto. Ha confessato le relazioni dei politici con l’élite economica, le relazioni di collaborazioni con imprenditori e aziende, con grosse tangenti e denaro. Questo fenomeno non è anormale in democrazia cosi come ci dicono. E’ la regola. Guardiamo alle sue dichiarazioni dei redditi. Questi ragazzi sono molto poveri! (ha letto le dichiarazioni di reddito dal giornale Kathimerini).
Chi è il vero criminale?
Durante i 5 anni di servizio del ministro in questione (2004-2009), sono stati registrati 50 scandali. Non è un’anormalità. E’ la prassi dell’operato del capitalismo e del sistema. Lui è stato coinvolto in affari sporchi. E’ un uomo politico ed etico? Questo è audace. Noi difendiamo politicamente le azioni di LR. Voulgarakis è un truffatore politico (ha detto l’intera lista di scandali che lo hanno coinvolto, analizzandoli).
Voulgarakis ha mentito anche sul caso che esaminiamo ora. E’ un bugiardo e un ladro professionista. Ecco i crimini principali di Voulgarakis per i quali lo riteniamo colpevole e che spiegano l’attacco a suo danno: 1. Crimini contro la libertà della gente. 2. Rapimento e tortura dei pakistani. 3. Omicidio di Tsalikidis. 4. Furto ai danni della gente. Se l’attacco avesse avuto successo, ci sarebbe stata vera giustizia.
Il testimone Pehlivanis, un poliziotto, era a guardia di Voulgarakis. Ha detto di aver visto una donna in bici e due uomini, che ha ritenuto sospetti e l’ha comunicato, ma non era davanti alla zona dell’incidente. Non ha riconosciuto alcuno degli accusati. Addestrato da Voulgarakis, ha detto che lui è uscito e rientrato. Quando gli è stato detto che i suoi colleghi avevano detto altro, lui ha risposto che non sa le loro testimonianze! Alla domanda se la ritirata dei membri di LR fosse accidentale o consapevole, ha risposto che non può rispondere.
Gli altri quattro testimoni (un disoccupato, un impiegato alberghiero di Saint George, un agente in pensione e sua moglie, che hanno fatto varie descrizioni di persone, non sono stati capaci di testimoniare nulla di concreto e, naturalmente, non hanno riconosciuto nessuno).
Il testimone Polidoratos, poliziotto dell’autorità per l’immigrazione ha testimoniato riguardo all’incidente presso Eurobank a Argiroupoli. Era di pattuglia e vide due moto parcheggiate fuori la banca, la vedetta chiamò gli altri tre e andarono sulle moto, i poliziotti si avvicinarono, e l’ultimo sulla seconda moto tirò fuori una pistola e andarono via. Non ha riconosciuto nessuno perché quelli indossavano dei caschi.
Il processo riprenderà il 10 febbraio alle 9.