Il 20 febbraio, a Santiago del Cile, il pubblico ministero ha chiesto 15 anni di carcere nei confronti del compagno Luciano (Tortuga) per due reati:
– 12 anni per la collocazione dell’ordigno esplosivo presso una filiale del Banco Santander, con l’aggravante che per questo reato si chiede l’applicazione della legislazione antiterrorista, con l’automatico raddoppio di una eventuale condanna;
– 3 anni per aver applicato una targa rubata alla moto utilizzata da lui e dal suo complice (tuttora irreperibile) per recarsi sul luogo dell’attentato.
In Cile, come in altri paesi, l’accusa richiede le condanne prima dell’inizio del processo vero e proprio, inizio previsto per il mese di aprile.
La difesa, che si attendeva queste richieste, ha annunciato che cercherà di far cadere l’applicazione della legislazione antiterrorista.
In questi giorni, i media cileni sono tornati alla carica con una esagerata morbosità, mostrando dettagli sulle ferite del compagno ed intervistandone i familiari.
Luciano ha potuto beneficiare degli arresti domiciliari solo per qualche giorno, perché il p.m. che segue il suo caso ha presentato un ricorso in corte d’appello, in cui ha preso in considerazione la doppia cittadinanza -cilena / italiana- del compagno, ritenendo questa la causa di una sua probabile fuga.
Oltre a mostrare il nostro fraterno appoggio a Luciano, continueremo a seguire gli sviluppi del processo, selezionando con cura le fonti per non cadere nel sensazionalismo.
Culmine