Cenere – Giù la maschera!

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Non si avverte la propria catena quando si segue spontaneamente colui che trascina; ma quando si comincia a resistere e a camminare allontanandosi, si soffre molto.

André Gide

Dopo mesi di apologia verso le rivolte nei paesi arabi, dopo mesi di crisi che hanno spazzato via ogni illusione per un possibile futuro migliore, dopo gli scontri che con empatia abbiam ammirato in molte capitali europee, arriva la solita schizofrenia italiana. Il 15 ottobre a Roma è andata in scena una farsa annunciata, non quella dei cosidetti incappucciati, additati come infiltrati, sbirri, teppisti, violenti e sciocchi più o meno consapevoli e utili alla reazione, ma quella di una società in stato di grave malattia, non può essere altrimenti: se si confonde la violenza vigliacca di un potere sempre impunito, con la rabbia dei senza voce. Violento è chi bombarda popolazioni inermi, chi impaurisce indiscriminatamente, chi devasta interi territori, chi affama e ricatta per un lavoro di merda, chi controlla e ingabbia.


All’indomani di un ennesimo ed inutile voto di fiducia che da ulteriore conferma di quanto i potenti preferirebbero la morte che rinunciare alla loro inebriante posizione di superiorità, non saranno un paio di banche ed una caserma in frantumi a fermare il capitalismo e i suoi alfieri, ma dovrebbe essere ancora più palese che passeggiare allegri, cantare, ballare e montare 20 tende sul ciglio della strada non solo sia inutile, ma è anche una idiozia che rende il sistema sicuro della sua immunità. Illusi, convinti di partecipare alla vita politica del paese tutt’al più prendono parte allo sciocco gioco dell’eventuale alternanza ai vertici dello stato. Ma come una vetrina che crolla in mille pezzi lascia nudi ed incustoditi i tanto agognati oggetti del desiderio, una vetrina in frantumi può far cadere la maschera alla società italiana. Ecco: ad essere nudi sono gli Indignati, indignati come mai; una bella marcetta allegra e colorata sarebbe stata la risposta adatta per spaventare un capitale che specula e affama e terrorizzare uno stato segregazionista, ma adesso queste cose passano in secondo piano, il vero nemico è l’uomo nero che merita indignazione e delazioni per non aver rispettato le regole del democratico dissenso. Giù la maschera per il mondo politico che si compatta in posizioni di condanna mostrando la sua unanime voglia di autorità e fascismo. Ma quanto valgono le sciocchezze pompate dai media in una campagna volta a demolire il dissenso, mentre qui fuori si continua a perdere il posto di lavoro, mentre si finisce in carcere per non avere un pezzo di carta, mentre non si sa come crescere la propria prole e come assicurargli quegli agi che luccicano dietro le vetrine di questo sistema di sfruttamento?

 

Non s’illuda chi pensa più ad attaccare i teppisti che a sferrare attacchi contro i criminali al potere un solco è stato tracciato e divide non da destra a sinistra ma dall’alto al basso, adesso siamo tutti a volto scoperto e possiamo benissimo vedere in faccia chi consapevolmente accetta di difendere un sistema al collasso e chi dall’altro lato chi userà ogni mezzo per riconquistare la propria vita.

 

Altri comunicati sul 15 ottobre 2011 a Roma.

http://informa-azione.info/riflessioni_e_comunicati_sul_15_ottobre_aggiornato

http://finimondo.org/node/473

http://finimondo.org/node/475

Via! via! Fuori dal corteo! Queste le richieste urlate a gran voce da sindacati e partiti travestiti abilmente da indignati. Ma noi via non siamo andati semplicemente perché non avevamo nessun luogo in cui andare, nessun posto dove rifugiarci, niente e nessuno che ci aspetta, nulla da perdere. Allora abbiam scelto di restare, abbiam preferito difendere una linea immaginaria per quattro ore, rischiando libertà e lutti piuttosto che andare a nasconderci nel buco dell’indifferenza e della rassegnazione dove ci volevate relegare. Cinquemila son pochi rispetto alle vostre centinaia di migliaia ma non rallegratevi, se son bastati a far capitolare una delle più potenti forze di polizia occidentali, pensate che noi diseredati cresceremo e sarem pronti a spazzare in breve quello che sessanta anni di buone maniere non hanno mai intaccato.

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