CHE CE NE FREGA DEL REFERENDUM, TUTT* IN PIAZZA CONTRO IL NUCLEARE – 4 GIUGNO ORE 17.30 IN VIA CROCIFERI
« In definitiva siamo convinti che il movimento antinucleare potrà raggiungere posizioni più radicali solo se saprà rifiutare l’azione di difesa di un ordine economico fondato sulla ricerca di fonti alternative di energia, situando il proprio attacco sulla questione sociale. Dove esiste il dominio dell’uomo sull’uomo, occorre attaccare le strutture statali e del capitale. Questo è un modo coerente per dimostrare come esse siano strutture ostili alla vita e al suo libero sviluppo. » (Pierleone Porcu)
Spesso cullarsi su delle vittorie, ottenute sulla carta in tutti i sensi, frutto di una semplice crocetta su una scheda rappresenta l’inizio di un pericoloso vortice che spazza via le lotte fatte per le strade e segna il trionfo della farsa elettorale o referendaria. Un NO, espresso circa vent’anni fa in maniera civile e democratica, non ha certo impedito la perpetrazione dell’apparato nucleare sotto altre forme, si vedano gli armamenti atomici e i depositi di scorie radioattive presenti sul nostro territorio. Sono le grandi aziende italiane, come ENEL, ANSALDO, ENI e FINMECCANICA sempre più dispensatrici di morte in giro per il mondo, a cercare profitti grazie alla costruzione e allo sfruttamento delle future centrali atomiche. Dopo le lotte di Comiso negli anni ottanta, senza dimenticare anche quelle in Francia, le quali hanno rappresentato una contestazione altamente consapevole e ad ampio respiro in relazione alle diverse sfaccettature del nucleare, il tema è caduto nel dimenticatoio grazie al successo referendario. Eppure, storicamente, l’energia nucleare vanta un curriculum a dir poco assassino: solo i test atomici, a scapito di popolazioni indigene, atolli e isole, condotti principalmente da americani e sovietici negli ultimi sessant’anni, hanno rilasciato una potenza pari a trentacinquemila bombe di Hiroshima. Chernobyl e più recentemente Fukushima hanno rappresentato l’apice del pericolo nucleare, quello più marcatamente percepibile, per i rispettivi abitanti, oltre a numerosi incidenti nucleari, di varia entità, che spesso neanche vengono resi noti al fine di non creare allarmismo e perpetrare il mito della sicurezza nucleare. Non abbisogniamo quindi di grandi sforzi per affermare che il più vicino sinonimo di nucleare è MORTE, quella stessa morte che, nel caso più lampante, si presenta anzitempo, in forma di tumore, ai giovani e giovanissimi ucraini, la cui sorte viene segnata in partenza. Ma si presenta, sicuramente in misura minore, anche per gli italiani che hanno la sfortuna di vivere accanto ai depositi di scorie, quelle stesse scorie che necessitano di tempi infiniti per essere smaltite, o a centrali ormai dismesse come quelle di Caorso, Trino Vercellese e Latina. Ma di reattori attivi ce ne sono tuttora, basti pensare a quelli ancora operativi installati a Varese, Voghera, Pisa e Montecuccolino di Bologna, giusto per citarne solo alcuni. Chiude questa macabra lista il Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, emblema dell’incontro, che poi è il motore principale dell’affare nucleare, tra atomi e guerra, un connubio che rappresenta un altro significativo sinonimo di MORTE, la quale si presenta in forma di leucemia al 65% dei pastori sardi che abitano nella zona. In Italia abbiamo ben venticinquemila metri cubi di materiale radioattivo, una quantità di scorie che nemmeno gli specialisti del settore sanno come stoccare e smaltire. Eppure non si era detto NO al nucleare? L’attuale ricerca, militare e non, che produce scorie e nocività non è forse un’altra forma di perpetrazione di energia atomica? Cambiano i nomi, ma l’ossessione nucleare continua senza impedimenti. L’energia nucleare è solo un tassello, altri sono sicuramente gli OGM, le bio e nano tecnologie, dell’incontrollato sfruttamento delle risorse presenti nella biosfera mascherato da necessario adeguamento alle richieste energetiche del presente e del prossimo futuro. Smettiamola di credere alla neutralità della tecnologia, essa, infatti, è sempre di più un’arma al servizio di chi trae profitto da un sistema di produzione e distribuzione di merci sempre più grande che richiede un sempre maggiore afflusso di energia, costi quel che costi. L’individuazione di siti per future centrali nucleari, così come vale per le discariche e tutte quelle soluzioni ai danni irreparabili causati dall’odierno sistema capitalista, rappresenta un ulteriore invito, come se ce ne fosse bisogno, alla militarizzazione del territorio e allo stravolgimento della vita di tutti. Bisogna opporsi al nucleare e a ciò che esso intrinsecamente rappresenta, ovvero l’intero sistema economico e industriale che quotidianamente saccheggia ciò che di incontaminato è rimasto sulla Terra. Bisogna stare attenti a non cadere nel tranello simboleggiato dal duello che vede contrapposte energie rinnovabili e non, non può esistere infatti alcuna scappatoia ecocompatibile per far fronte all’incredibile fabbisogno energetico richiesto dall’odierno stile di vita basato sull’enorme produzione di merci e di presunti comfort. Bisogna scegliere di agire adesso,mediante l’azione diretta, per combattere una società sempre più totalitaria e gestita da elites politico-economiche. Dobbiamo intendere la lotta antinucleare come uno strumento per scardinare un esistente che non fa altro che avvelenarci, essa è infatti solo una porzione di una lotta globale che ha come sua nemica l’intera organizzazione capitalista voluta dalle classi dominanti.
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