Un po’ più recuperate, avvertiamo il bisogno di comunicare che il 26 aprile, alle 21, abbiamo terminato lo Sciopero della Fame avviato il 21 febbraio.
Ripassando la storia di questa reclusione dall’inizio: le continue menzogne della procura, l’inesistente associazione illecita, le grossolane prove con le quali siamo accusati/e, il ricorso ai media per creare nell’immaginario collettivo la figura del nemico interno, la “ascesa” del p.m. ad un incarico all’interno del dipartimento della sicurezza appartenente ad uno che ci ha denunciati/e (ministro degli Interni), la condanna a priori da parte di portavoce del governo, la complicità di poliziotti per criminalizzare qualsiasi accenno di dissidenza, la repressione subita da quelli che meravigliosamente gridano per le strade slogan per la nostra libertà, le alte condanne richieste… tutto ciò ha fatto sì che noi accusati/e ed arrestati/e iniziassimo una mobilitazione sotto forma di Sciopero della Fame a tempo indeterminato. Per quelli che ci conoscono, è noto che qui si agglutinano idee ed -ismi diversi e che l’unica cosa che ci unisce è la costante ricerca della libertà. All’interno di quelli che conosciamo sono pochi quelli che, senza appartenere ad un’organizzazione, un gruppo o un partito, hanno intrapreso una lotta con tali caratteristiche, ma siamo stati capaci di unificare un discorso ed esigere degnamente, esponendo i nostri corpi e le nostre esistenze, in qualche modo la visualizzazione della nostra anelata uscita per le strade.
Esigere all’interno delle rivendicazioni cambiamenti, modifiche e abrogazioni di leggi create dalla borghesia è ben lungi dalle idee per la continuità della lotta che si vuole affrontare, mette in discussione ogni giorno se quanto richiesta era ciò di cui avevamo veramente bisogno. In tal senso, rispondiamo in maniera netta con un NO!! Cadere nel gioco delle leggi significa cadere tra le mani del nemico e questa non è mai stata la nostra intenzione.
Questi punti sono parte della lotta della prigione politica, non siamo i primi a chiederli ed è noto che la Ley Antiterrorista è stata creata per “punire” tutti quelli che orgogliosamente assumono la dissidenza da questo sistema criminale. Chiederne l’abrogazione è un’idea trasversale per tutti quelli che sono contrari al capitale. E’ per questo motivo che in maniera ineludibile tali punti dovevano esser presenti nella nostra rivendicazione. Se ciò porta alla costituzione di un tavolo di lavoro composto da familiari, avvocati, parlamentari, preti e portavoce, in cui tutti si impegnano a continuare ad incontrarsi una volta a settimana, a presentare progetti di legge, ad emanare lettere rivolte al governo e soprattutto a denunciare pubblicamente sui mezzi di disinformazione borghesi quest’assurda montatura: che continuino, mettendo in chiaro che non è il nostro motore di lotta anticapitalista.
La pressione esercitata da questa mobilitazione ha fatto sì che il 24 marzo si chiudesse la fase delle indagini e successivamente uscissero dal carcere 3 imputati, 2 con sentenza della corte d’appello ed 1 da parte del tribunale (in attesa di un appello della procura), tutti si trovano ai domiciliari lontani dalle telecamere e dalle uniformi.
Per noi il gran risultato di questo prolungato digiuno è stato quello di sentire quotidianamente la solidarietà complice dimostrata in tutte le parti del pianeta, ascoltare come siano aumentate le grida che esigevano la nostra libertà, i meravigliosi striscioni dispiegati sul cemento di luoghi diversi ed appesi in punti nevralgici di questa città caotica sono stati il nostro alimento, la nostra energia che ci ha permesso di resistere per ben 65 giorni senza ingerire alcun tipo di alimento.
L’immaginazione è volata e s’è moltiplicata, abbracciamo ogni gesto, ogni azione, ogni fiammata che ci ha accompagnate giorno per giorno, senza qtale ferrea solidarietà questa mobilitazione non sarebbe mai stata ascoltata.
LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA CHE TRAVALICA LE FRONTIERE
LIBERI/E TUTTI/E I/LE PRIGIONIERI/E DELLE MENZOGNE DEL POTERE!!!
MÓNICA CABALLERO Prigioniera Politica Anarchica
ANDREA URZÚA Prigioniera politica libertaria
CPF SEAS
giovedì 28 aprile 2011.