SCIOPERO DELLA FAME CONTRO LA LEY ANTITERRORISTA, PRECEDENTI, OBIETTIVI E NECESSITA’
La collocazione di circa 130 ordigni esplosivi contro entità pubbliche e private dal 2005 ad oggi ha comportato il lavoro di 4 procuratori con dedizione esclusiva per chiarire questi fatti. Essi hanno delegato le indagini agli apparati di intelligence della polizia – carabineros e PDI (BIPE e DIPOLCAR)-, questi ultimi hanno portato avanti perlomeno 8 filoni d’indagine sulle possibili partecipazioni in questi attentati, ovvero: GAP-BLP, ex sovversivi, CRA settori organizzati di Villa Francia, Centri Sociali Occupati, biblioteche popolari, Brigada Anticapitalista y Mapuche. Hanno avuto a disposizione decine di milioni di pesos cileni con l’obiettivo di seguire e spiare circa 500 sospettati, senza riuscire a verificare alcun reato contro di essi, con l’esito di una indagine senza arrestati fino all’agosto del 2010. Tale scenario ha portato gli attori e gli agenti del presunto Stato di Diritto ad una collusione all’interno della loro casta col fine di ridisegnare la strategia repressiva ricorrendo alle pratiche del terrorismo di Stato,. ereditate dalla dittatura militare, pianificando anche un potente show mediatico-poliziesco che additasse i presunti sospetti ed i presunti colpevoli. Poco prima di sferrare il colpo hanno reclutato un p.m. ambizioso e carente di etica, diverso da quelli che hanno indagato in precedenza, che non s’erano fatti intimidire da prepotenti funzionari produttori del sensazionalismo televisivo.
In questa maniera, contrattato il commediante, il governo ha fatto un nuovo passo per giungere al suo scopo nella persona del ministro degli Interni Hinzpeter, che dal giugno 2010 ha sollecitato il procuratore nazionale Sabas Chahuan, segnalandogli “abbiamo bisogno di risultati concreti nelle indagini”. Quest’ultimo gli ha risposto: “Bisogna dare una nuova focalizzazione all’indagine” (13/06/10).Così, e come diretto risultato di tali pressioni che in maniera inedita hanno messo in discussione la presunta indipendenza tra i diversi poteri dello stato, è stato destituito il p.m. Armendariz ed è entrato in scena il mediatico procuratore capo della Fiscalía Sur, Alejandro Peña, che si porta dietro denunce per violenza familiare e pratiche antisindacali. Egli può agire con l’avallo del ministero degli Interni. La sua prima mossa è stata quella di trasferire le competenze dall’8º Juzgado de garantía di Santiago all’11º di San Miguel; in quanto quest’ultimo è un suo vero feudo, luogo in cui conta che non si guardi per il sottile sull’inconsistenza delle prove. Il passo successivo è stato quello di passare le veline della polizia ai quotidiani “El Mercurio” e “La Tercera” relative ad un inventato profilo dei presunti installatori di bombe, i leader con un trascorso sovversivo, il fatto di abitare in case occupate, l’adesione all’ideologia anarchica, i vestiti scuri ed i trasferimenti in bici, tra altre stupidaggini. Seguendo questa trama, dopo 58 giorni dall’assunzione dell’incarico, Peña e compagnia hanno scatenato il feroce attacco repressivo chiamato “operación salamandra”. All’alba del 14 agosto, 14 persone sono state arrestate, 4 di esse già interrogate in precedenza dal p.m. Armendariz sono state liberate per insufficienza di prove. Il 23 agosto 2010, il governo nella persona del ministro Hinzpeter si congratula con Peña; la stessa cosa fa pochi giorni prima il presidente Piñera, segnalando che è “cambiata la mano” e che “questo governo non lascerà nulla in sospeso”. In tal maniera si rende palese la connivenza tra la Fiscalía Sur ed il governo, situazione che alla fine ha portato a premiare in modo pubblico e sfacciato il menzionato A. Peña con un posto di rilievo all’interno del ministero degli Interni, da dove potrà continuare a seguire e qualificare il modo d’agire repressivo suo e del governo. Il suo compito, tra le altre cose, sarebbe quello di monitorare e disarticolare qualsiasi movimento sociale di resistenza, inclusi scioperi, licenziamenti, cortei ed altri conflitti. Per questo si può affermare che Peña è passato ad essere “giudicante e accusatore” allo stesso tempo.
Oggi, a più di 8 mesi di sequestro da parte dello stato, noi stiamo effettuando uno sciopero della fame a tempo indeterminato, sciopero iniziato il 21 febbraio. Due sono le rivendicazioni principali: libertà immediata per gli imputati di questo mal chiamato “caso bombas”e l’abrogazione della ley antiterrorista. Fino ad ora abbiamo contato sul generoso e cosciente supporto di diverse espressioni solidali, sia individuali che organizzate, che s’è tradotto in presidi, forum, dibattiti, diverse e molteplici iniziative, tutte quante espressioni concrete del necessario mutuo appoggio tra sfruttati ed emarginati, appoggio senza il quale non avrebbe senso questa mobilitazione.
Oggi, il nostro più completo ripudio della ley antiterrorista, delle sue implicazioni e conseguenze, si manifesta anche in una specifica modifica di alcuni dei suoi aspetti più odiosi e repressivi, come la figura dei “testimoni protetti” e la richiesta del voto unanime per ottenere la liberazione da parte della corte d’appello, come richiesto dall’articolo 7 comma 19 della costituzione politica cilena.
Per questo lanciamo un appello a che ci si pronunzi in relazione all’urgenza con la quale il ministero degli Interni ritiri le sue denunce per l’applicazione della ley antiterrorista in questo caso, visto anche lo spettacolo di aggiustamenti e connivenze, che ha svelato recentemente l’impresentabile trasferimento del p.m. Peña proprio nell’ufficio di tale ministero che si occupa di monitorare il conflitto sociale. Come corollario, ne vengono premiate le manipolazioni, piuttosto discutibili sia eticamente che professionalmente. Ed è così che la trama della montatura “caso bombas” diviene chiara ed evidente.
Ci sembra doveroso far presenti le irregolarità, i vizi e gli errori del processo giudiziario al quale siamo sottoposti, il tutto nel contesto di una denuncia in merito presso la Corte Interamericana de Derechos Humanos; mettendo in rilievo i legittimi dubbi e la messa in discussione sulla necessaria imparzialità processuale che si presume garantisca un giusto processo.
Consideriamo anche importate realizzare tutte le doverose gestione in modo da stabilire una concreta istanza che permetta che le nostre richieste siano conosciute e dibattute da tutti gli attori che si vedono implicati, viste le specifiche caratteristiche di questo processo penale. Per questo tutti quelli che possono contribuire alla realizzazione di questo fine, sono chiamati a farlo.
Infine, esigiamo la fine delle permanenti molestie da parte della gendarmeria cilena verso gli imputati di questo mal chiamato “caso bombas”, che si traducono nella impossibilità di comunicare tra noi che siamo reclusi in piani diversi di uno stesso modulo, all’interno del CAS. Adesso, che ciascuno faccia il suo, qualsiasi apporto solidale è benvenuto.
Informiamo che se le nostre richieste non dovessero esser ascoltate, a partire dal 27 aprile radicalizzeremo la nostra mobilitazione adottando le misure che stimeremo necessarie.
IN CILE NON C’E’ TERRORISMO!!
FINE ALLA LEY ANTITERRORISTA !!
FINO A CHE NON CROLLI LA MONTATURA REPRESSIVA GIURIDICO_POLIZIESCA!!
¡¡PRES@S A LA CALLE !!
Andrea Urzúa
Mónica Caballero
Rodolfo Retamales
Felipe Guerra
Camilo Perez
Carlos Riveros
Omar Hermosilla
Vinicio Aguilera
Francisco Solar
Pablo Morales
2011-04-20