Se ne va il p.m. commediante…
Jalandro Peña (jalandro, gergale cileno dato dalla combinazione tra jalar=sniffare e Alejandro, nome del p.m. noto per esser un cocainomane – ndt), il piccolo e velenoso p.m. con precedenti di denunce per comportamenti antisindacali, tossico-dipendenza, misoginia e violenza familiare, rinuncia alla procura per ricoprire un incarico nel ministero degli Interni e di Sicurezza Pubblica. Si presume che andrà a far parte di una equipe tecnica della quale non si conoscono ancora le funzioni, indubbiamente sarà una importante pedina dell’escalation repressiva che aumenta giorno per giorno.
Con la rinuncia di Peña alla procura e la sua immediata incorporazione nel ministero degli Interni si svela la COLLUSIONE ed il legame tra il nano senz’anima e questo ministero, e ci fa venire in mente il dubbio sui temi che sostenevano queste due parti nelle tante riunioni tra Hinzpeter ed il pool della Fiscalía Metropolitana Sur.
Ci sarà stata una qualche offerta politica al procuratore capo per entrare a far parte del ministero? O, forse, gli hanno assicurato un posto nella segreteria del futuro gabinetto della sicurezza interna? Un posto che a Peña casca a fagiolo, ricordiamo che è stato Hinzpeter che ha fatto pressione alla procura nazionale per porre Peña (l’unico che offriva risultati con la vacuità delle prove che aveva a disposizione) alla testa del “caso bombas”, ed è quel che ha fatto. Il magistrato ha promesso risultati in 2 mesi e proprio 2 mesi dopo aver ricevuto l’incarico, con giochini e trappole giudiziarie, fa arrestare 14 persone ed adesso come frutto delle suo discusso modo d’agire entra a far parte del ministero degli Interni.
Con questa situazione si riafferma la collusione tra i diversi poteri dello stato, quelli che mantengono una separazione solo virtuale, influenzandosi costantemente tra essi per mantenere e proteggere in maniera più efficace l’ordine stabilito del capitale.
Abbiamo visto come Jalandro ha mantenuto un ruolo sempre vicino alla spettacolarizzazione, più che altro per lavare la sua immagine e restare nella mente della cittadinanza, come un buon cane da guardia. Sempre alla ricerca di nuovi casi difficili, mediatici ed emblematici (non è una caso che nella sua procura lavorino 3 giornalisti), tra i quali annoveriamo gli 81 morti del carcere di San Miguel, il gonfiato “caso bombas”, quello del pachistano (falsamente accusato di essere un attentatore – ndt), in modo da aumentare le sue possibilità di far parte del ministero degli Interni, dando l’avvio alla sua carriere nel politicume.
Sappiamo che, con o senza Peña, per noi la montatura continua. Dal momento in cui la sua rinuncia diviene effettiva, sappiamo che consiglierà di esser sostituito dai suoi discepoli: Rojas, Emilfork, Nuñez e Barros; tutto con lo stesso stile appreso dal mentore, che eserciterà una “leadership morale” dalla sua nuova posizione nel potere molto più favorevole e privilegiata per continuare a mantenere la “sicurezza” dei ricchi sulla base di repressione e montature.
PRESOS A LA KALLE!!!!
Prigionieri della montatura “caso bombas”, Sezione di Massima Sicurezza, 8 aprile 2011