ABBIAMO SEMPRE GRIDATO A GRAN VOCE. CONTINUEREMO A FARLO
Martedì 29 marzo 2011 8 persone tra Bologna e Ferrara sono state svegliate da una perquisizione della DIGOS che è entrata nelle loro abitazioni alla ricerca di armi e materiale esplosivo.
Operazione vittoriosa! Gli agenti, poco convinti loro stessi, si sono allontanati dalle case sbarrando la casella “esito positivo” avendo sequestrato computer, fotografie delle vacanze, lettere personali, opuscoli, attrezzi da lavoro, e ultimo ma non ultimo delle minacciose candeline profumate, oggetti che ovviamente chiunque ha in casa propria.
Nonostante questo nei giorni successivi il procuratore capo di Bologna Alfonso, per bocca dei giornali, non ha fatto altro che sottolineare quanto il materiale requisito potesse costituire un’ interessante fonte di indagine per identificare i responsabili di recenti -ma a quanto dicono non solo- attacchi a strutture del dominio.
Bologna è una città in cui il conflitto sociale è vivo e reale, ma la repressione non ha mancato di colpire riconducendo a pochi individui l’insoddisfazione di molti.
Non riuscendo a contrastare la realtà di minacce anonime e diffuse si cerca di dare un’identità specifica al nemico interno.
In un contesto mondiale di forte conflittualità sociale acuita dalla crisi lo stato, il suo braccio armato e quello mediatico tentano costantemente di arginarne la portata insurrezionale, riconducendo ogni gesto di opposizione reale a gruppi ristretti, in questo caso gli anarchici del Fuoriluogo.
Da parte nostra abbiamo sempre gridato a gran voce e continueremo a farlo.
Da parte nostra siamo orgogliosi di una città in cui sfruttatori, fascisti di Casapound e razzisti della Lega non hanno respiro. Sbraitino pure invocando repressione, non ci lasceremo intimidire.
TERRORISTA E’ CHI RINCHIUDE E BOMBARDA
NON CHI TUTTO CIO’ COMBATTE
SABATO 16 APRILE
SCENDEREMO IN PIAZZA PER RILANCIARE TUTTO QUESTO
sul fronte esterno: per ribadire la nostra opposizione alla guerra in Libia e per esprimere solidarietà alle insurrezioni del Maghreb
sul fronte interno: per esprimere solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione e sequestrati dallo stato.