traduzione Culmine
Nelle ultime 24 ore siamo stati colti da un’estrema antitesi emotiva…
Da un lato, grande dolore per la morte del 15enne afghano e per per il ferimento della sorella; dall’altro, il massimo della rabbia per i reportage dei media, che in maniera del tutto arbitraria e intenzionale hanno cercato di coinvolgere la nostra organizzazione in questo avvenimento. Solitamente, noi non siamo “turbati” dagli scenari di panico guidati dai media, ma l’importanza dell’evento ci costringe a prendere una posizione pubblica, non
essendoci alcuna connessione riguardo ad un nostro attacco. Per questo motivo noi AFFERMIAMO IN MANIERA NETTA CHE LA COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO NON HA ASSOLUTAMENTE NULLA A CHE VEDERE CON L’EVENTO IN QUESTIONE. Sappiamo fin troppo bene che la nostra parola contro la parola dell’Unità
Anti-terrorismo non ha la stessa esposizione dal momento che i mezzi di comunicazione, in una missione pagata, “fotografano” e calunniano la nostra organizzazione ed il nostro presunto coinvolgimento nell’esplosione nel quartiere di Patisia, Atene. Per questo motivo diciamo a tutte le persone di pensare a titolo individuale, in modo da capire lo sporco gioco che è stato messo su.
Per quanto sopra, dichiariamo:
PRIMO
– Come abbiamo scritto nel comunicato in seguito all’attacco contro l’istituto delle Assicurazioni Nazionali: “… il tempo dato per l’evacuazione dell’edificio è stato stabilito in base alla conoscenza del numero di forze in possesso della polizia nella zona circostante. In futuro, a seconda delle caratteristiche di ciascuna area geografica, noi stabiliremo i corrispondenti tempi per l’evacuazione. Il nostro obiettivo è la distruzione materiale e la polizia è sempre stata messa in guardia in modo da poter evacuare in tempo ogni area…”.
Perciò, sarebbe incoerente e mortalmente incurante da parte nostra la collocazione di un ordigno esplosivo in una zona densamente popolata, senza una chiamata d’allarme.
SECONDO – Nel caso che la chiamata telefonica alla stazione televisiva ALTER abbia effettivamente avuto luogo la mattina dello stesso giorno, sarebbe stata una criminale negligenza da parte nostra quella di aver “abbandonato” l’ordigno esplosivo per circa 14 ore con il probabile pericolo di un’esplosione che avrebbe avuto dei passanti come vittime. IL RISCHIO CHE NOI PRENDIAMO COME RIVOLUZIONARI PRESUPPONE ANCHE IL MASSIMO DELLA NOSTRA ESPOSIZIONE PERSONALE PER CONTROBILANCIARE LA PROBABILITA’ DI UN INCIDENTE. In parole povere, noi non daremmo mai un tempo limite di 6 minuti, sapendo che è impossibile evacuare una zona in tale tempo, né lasceremmo un ordigno esposto senza di noi e ce ne andremmo via. Tutto ciò ha a che vedere con le assunzioni di responsabilità delle nostre scelte.
TERZO –
Secondo la nostra tattica standard, al fine di evitare il malfunzionamento di ogni ordigno, noi utilizziamo sempre due orologi (e non uno, come è finora trapelato dai media), così
nel caso di malfunzionamento di uno degli orologi, il secondo agisce al posto suo.
QUARTO – Sempre, le chiamate di allarme che noi effettuiamo le facciamo almeno a due mezzi di comunicazione istituzionale, con il fine di evitare eventuali malintesi da parte
degli operatori telefonici, nonché per una migliore copertura possibile della chiamata di allarme, come è successo in passato con altre organizzazioni. Inoltre, c’è sempre una
descrizione completa e dettagliata, non solo dell’obiettivo contro il quale collochiamo l’ordigno, ma anche un riferimento ad alcune strade, le dimensioni dell’ordigno esplosivo e gli avvisi di rilievo sull’evacuazione e la chiusura degli edifici (l’hotel La Mirage in piazza Omonia, nel caso dell’attacco al gruppo neo-nazi Golden Dawn, il blocco di entrambe le corsie di traffico e degli edifici circostanti).
QUINTO – Nel caso della collocazione dell’ordigno esplosivo a casa del vice-presidente dell’Unione Greco-Pachistana a Patisia, avendo la conoscenza del territorio e la
mobilità dei migranti nella zona, abbiamo dato un termine di 20 minuti alla polizia e per questi stessi motivi abbiamo utilizzato un esplosivo di bassa intensità (polvere nera da sparo fatta a mano) e non il materiale esplosivo utilizzato presso gli uffici della
Golden Dawn o l’Ufficio Centrale della Polizia per gli Immigrati. Inoltre, non è stato un caso che gli esplosivi siano stati collocati al di fuori degli appartamenti e non dentro – come abbiamo voluto evitare in ogni caso un eventuale danno per gli inquilini. Infine, non siamo giudici, inquirenti o giornalisti di cronaca nera che giungono a facili conclusioni. Alla fine della giornata, la verità di quanto accaduto è nota solo agli autori dell’azione. Nel CASO PROBABILE che il particolare ordigno esplosivo sia stato collocato da una Organizzazione Rivoluzionaria,
allora la dignità rivoluzionaria impone una rivendicazione pubblica di assunzione delle responsabilità con la pertinente autocritica che potrebbe chiarire la scena, altrimenti l’anonimato politico sabota la direzione rivoluzionaria e “carica un’intera strategia, quella della guerriglia urbana. Le conclusioni sono tante, assieme al ricordo che se è veramente
un “attacco” alla cieca, allora è una tendenza politica molto specifica che si trova alla destra dello Stato, che ha speciale predilezione per tali pratiche (Piazza Fontana, Italia –
ordigno esplosivo da parte dell’estrema destra parastatale) in determinate condizioni di tensioni sociali.
TUTTO CONTINUA…
COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO
GRUPPO DI GUERRIGLIA TERRORISTA
SCHEGGIA NICHILISTA