Nati con una differenza di cento anni l’uno dall’altro, i curricula
di Friedrich Nietzsche e di Theodore Kaczynski
dimostrano alcuni importanti paralleli. Entrambi hanno rifiutato
delle promettenti carriere accademiche: Nietzsche in filologia,
Kaczynski in matematica. Entrambi hanno cercato di trarre il massimo
vantaggio da un’esistenza fondamentalmente solitaria. “La
filosofia, per come l’ho intesa e vissuta finora, è una vita
volontariamente trascorsa tra i ghiacci e le alte montagne” ha
detto Nietzsche in Ecce Homo. Per Kaczynski,
il ghiaccio e le alte montagne sono stati più di una
descrizione letterale, visti gli anni passati in una capanna nelle
Montagne Rocciose.
Leslie Chamberlain (Nietzsche in Turin, London,
1996) ha riassunto l’esperienza di Nietzsche come “empia,
disoccupata, senza donne e senza tetto.” Kaczynski ha
vagabondato meno, ma anche a lui la caratterizzazione si addice
abbastanza bene. Entrambi hanno fallito nelle loro relazioni con le
donne e si sono disinteressati nel considerarne la condizione
sociale. Entrambi sono stati di tanto in tanto minacciati dalla
malattia e dall’impoverimento. Entrambi sono stati traditi dai propri
fratelli unici: Nietzsche dalla sorella Elizabeth, che mise mano ai
suoi scritti quando era indifeso per poterla ostacolare; Kaczynski
dal fratello David, che lo denunciò all’FBI.
Il concetto centrale di Nietzsche era la volontà di potenza. La
grande idea di Kaczynski era ed è il processo del potere.
Entrambi hanno elogiato la forza ed hanno aspramente criticato la compassione:
Nietzsche con la sua critica del cristianesimo come malsana “moralità
da schiavi”; Kaczynski con la sua critica alla sinistra quale
disonesta proiezione della debolezza personale.
Entrambi hanno sostanzialmente sviluppato una psicologia morale, sebbene
Kaczynski non si sia limitato alla sola psicologia.
L’analisi di Nietzsche è rimasta nei limiti della cultura. La sua
ricerca di una rigenerazione dello spirito umano e della
realizzazione dell’individuo è essenzialmente estetica. Per
lui l’arte, per molti aspetti, ha rimpiazzato Dio. La sua concezione
artistica post-cristiana è la misura della dionisiaca
“trasmutazione di tutti i valori”. “Quel che più
importa… è sempre la cultura” (Il
Crepuscolo degli idoli).
Non ci sono dubbi sulla fede di Nietzsche nella gerarchia, sulla sua
giustificazione del rango e dello sfruttamento. La concezione
anarchica di Kaczynski sostiene una comunità libera,
decentralizzata fino alla reciprocità faccia a faccia.
Kaczynski, come Nietzsche, pone la virilità al di sopra della decadenza,
ma egli ha visto che la si può raggiungere solo passando per
una trasformazione sociale. Ne Al di là del bene e del male,
Nietzsche ha biasimato “la democratizzazione dell’Europa”
per quella che vedeva come una mentalità da gregge. Ne La
società industriale ed il suo futuro,
Kaczynski ha riconosciuto la necessità d’un cambiamento ben
più profondo rispetto a quello politico (per non parlare di
quello estetico) affinché l’individuo possa divenire libero e
realizzato. Egli s’è reso conto che la logica della vita
industrializzata è un ostacolo ed ha incitato alla sua
distruzione. Per lui, esser pratici nella vita quotidiana è di
gran lunga il fattore più importante rispetto ai valori
astratti o all’espressione estetica. Quindi, Nietzsche e Kaczynski
hanno considerato la crisi dei valori in maniera piuttosto diversa.
Particolarmente nella persona di Zarathustra, Nietzsche si appella ad
una redenzione personale attraverso un atto di volontà.
Kaczynski non ignora il contesto dell’individuo, ovvero le forze che
rendono vane la sua vita fino ad un livello fondamentale.
Nietzsche s’è incentrato sulla cultura tedesca, come ad esempio sul Caso
Wagner. Kaczynski ha
esplorato il movimento e gli effetti di un ordine industriale sempre
più artificiale ed alienante.
Nietzsche ha affermato lo spirito libero in libri come Umano,
troppo umano, Aurora e La gaia scienza,
per poi metterne in discussione l’esistenza in altri testi. Kaczynski
ha dimostrato che l’autonomia individuale è problematica nella
società moderna, e che questo problema è una funzione
di tale società.
Sia Nietzsche che Kaczynski sono considerati da tante/i come nichilisti.
L’ethos dominante postmoderno eleva Nietzsche ed ignora Kaczynski –
fondamentalmente perché Nietzsche non mette in discussione la
società, come fa Kaczynski.
Secondo il postmodernismo il Sé è solo un prodotto, un
risultato, nient’altro che un effetto superficiale. In fondo è
stato Nietzsche a dare origine a quest’atteggiamento (ora anche noto
come “la morte del soggetto”) che si può trovare in
molti dei suoi scritti. Kaczynski ha manifestato una decisa autonomia
ed ha dimostrato che l’individuo non s’è ancora estinto. Si
può deplorare la fine dell’individuo sovrano e scadere nella
passività e nel cinismo postmoderno oppure, come ha fatto
Kaczynski, diagnosticare la condizione dell’individuo nella società
e combatterla.
Nel anni ’20 del secolo scorso il Das
Unbehagen in der Kultur [in italiano, Il disagio della civiltà]
di Freud è stato tradotto in inglese come Civilization
and Its Discontents (La civilizzazione ed i suoi malumori), anche
se letteralmente significa “quali disagi ci crea la cultura”.
Nietzsche non ha mai messo in discussione la cultura in sé.
Kaczynski ha fatto luce sul perché l’industrialismo, la
nascita della cultura, devono essere superati affinché possano
esistere benessere e libertà.
John Zerzan
__________________________________________
traduzione di Marco Camenisch, a cura di Culmine
l’articolo originale, in inglese, è su:
http://bioclasta.blogspot.com/2010/02/john-zerzan-overman-and-unabomber.html
Il presente articolo è contenuto nel libro:
John Zerzan – Twilight of the machines,
Feral House, Port Townsend WA, USA, 2008
A breve compariranno le traduzioni in italiano ed in tedesco, entrambe tradotte da Marco Camenisch.