sciopero della fame 20 dicembre – 1 gennaio
Compagne/i,
in merito alla proposta avanzata dal compagno Gabriel Pombo Da Silva
sulla realizzazione di uno sciopero della fame ed alla convocazione
di una settimana internazionale di agitazione e di pressione solidale
per i sequestrati dallo Stato cileno, personalmente ed in maniera
onesta, devo mostrare la mia particolare e complessa situazione che
sto vivendo e che mi costa molto esporre per i sentimenti che
s’intrecciano, tra i quali quel che io intendo per lealtà e
per appartenenza ideologica che è un compromesso permanente
con l’azione e gli sforzi che ultimamente ho effettuato per giungere
alla mia liberazione nel più breve tempo possibile.
Spiego punto per punto:
Associarmi allo sciopero della fame, prendendo in considerazione la prossimità
della fine del periodo che ho per ottenere i benefici penitenziari
(permesso week-end) significherebbe gettare alle ortiche quella che è
stata la costante ricerca e degna del mio modo di vedere la “strada”.
Vediamo:
la condanna imposta dallo Stato è di 3 anni, e seguendo le sue
stesse regole io potrei accedere ai benefici penitenziari a partire
dal momento in cui ho scontato la metà della condanna, ovvero
18 mesi di carcerazione (mentre sono qui già da 22 mesi), non
senza ottemperare ad altri requisiti che hanno a che vedere da un
lato con le politiche di reinserimento sociale stabilite dai
carcerieri e dall’altra dal mantenimento di una condotta conforme
alle loro assurde ambizioni. Quindi, il mio istintivo rifiuto ad
accettare le loro condizioni in questo carcere (il che si ripercuote
nella valutazione positiva di cui avevo bisogno), mi ha condotto a
cercare una via con i miei mezzi per giungere a questi fini. Né
più né meno mi son proposto come ritrattista di madri,
nonni, nipoti e figli di detenuti di quest’ambiente. Son già
cinque mesi che ho una “condotta molto buona” (ne ho
bisogno di sei) e credo di essere nel giusto cammino.
Dichiarare uno sciopero sarebbe, pertanto, controproducente. Significherebbe la
perdita di quest’ipocrita atteggiamento che ho mantenuto per ottenere
la mia liberazione da queste sbarre.
Ciò nonostante, sono conscio che queste “illusioni” o
“speranze” son solo strumenti per i miei fini, così
come -paradossalmente- sto “sperando” e “illudendo”
il mio futuro ad un potere che desidero distruggere.
Incongruenza ed incoerenza da parte mia, è probabile nel senso che se
partecipo al loro meccanismo non faccio altro che rafforzare
l’essenza del potere, legittimandone la “pietà”. Ma,
insisto, sono strumenti per i miei fini e la decisione delle mie
convenienze è il frutto della mia autodeterminazione. Non mi
sottrarrò dalla possibilità di convertire
quest’opportunità, usata da tutti i prigionieri, per evitare
mesi di reclusione.
Parallelamente, concordo con le analisi della convocazione per quel che riguarda la
premura di moltiplicare le azioni sia dentro che fuori dalle carceri.
Tuttavia credo che, restringere o ancor più circoscrivere le
agitazioni solo ai compagni sequestrati dal capitale, sia una
mancanza di comprensione del fatto che le nostre particolari
circostanze sono avvolte o globalizzate in un contesto più
vasto, che significa coabitare quotidianamente con i più
abbandonati ed attaccati dalla tormenta di calunnie e di canagliate
dei mass-media del sistema.
La lotta anticarceraria è un lento processo e mi risulta che sono
in tanti ad esser interessati alla realizzazione di azioni e
strategie tendenti a dinamizzare il collasso di questi monumenti al
disprezzo umano (Mauricio Morales e Diego Ríos ne sono chiari
esempi).
Per lo stesso motivo sono d’accordo con i desideri e gli obiettivi dei
convocanti, sia nel riconoscere che la lotta non ha date né
soste, che nello spezzare la passività, il silenzio e
l’isolamento quale urgente bisogno antisociale di fronte alla molesta
negligenza di troppi disinteressati.
Compagni:
non mi piace sentirmi un mero osservatore di queste lotte, perché
la mia complicità va molto oltre la loquacità che
eventualmente potrei comunicare. Tuttavia vi sollecito, per ora, la
comprensione nel sottrarmi a questo sciopero convocato da Gabriel
proprio in solidarietà a noi che siamo prigionieri dello Stato
e del capitale.
Rispetto agli obiettivi che in particolare sostengono la fine della
segregazione di noi che condividiamo un’affinità ideologica e
fare di noi una ferma fonte di sforzi, devo prospettarvi la
convenienza di cercare di sintonizzare le priorità e le azioni
al fine di evitare il sospetto dei carcerieri. Non vi sono dubbi che
se facciamo bene le cose, otterremo queste mete.
Contro il carcere e il capitale: Lotta antisociale!!!
Axel Osorio.
C.A.S. Santiago.